La Nuova Sardegna

«Gli scatti dei fotoreporter che ci raccontano la Storia»

di Antonio Mannu
«Gli scatti dei fotoreporter che ci raccontano la Storia»

A Gavoi la mostra del World Press Photo Award: parla la curatrice Premiati due professionisti che hanno documentato le migrazioni verso gli Usa

02 novembre 2019
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NUORO. È stata inaugurata nei giorni scorsi a Gavoi la mostra fotografica del World press photo award. Grazie alla cooperativa Jannas l’esposizione torna per la seconda volta in Sardegna. Il World press è un concorso dedicato al foto-giornalismo, considerato tra i più prestigiosi del settore. I premi più importanti, foto dell’anno e reportage dell’anno, sono stati assegnati allo statunitense John Moore e all’olandese Pieter Ten Hooper. Entrambi hanno documentato le drammatiche vicende legate alla questione migratoria verso gli Stati Uniti. La mostra annuale del World Press ogni anno fa tappa in 45 paesi, toccando 100 città. Otto le categorie principali in cui è articolato il concorso: Storie di attualità, Ambiente, Notizie Generali, Spot news, Natura, Ritratti, Sport e Progetti a lungo termine. All’inaugurazione della mostra ha partecipato la curatrice Yi Wen Hsia.

È il secondo anno che la mostra del World Press si tiene a Gavoi. Una conferma che nasce dai risultati del 2018?

«Assolutamente si. Come World Press Photo Foundation presentiamo da anni, in diverse città italiane, la nostra mostra, ma sino allo scorso anno non era mai stata esposta in Sardegna. Quando siamo stati contattati da Jannas siamo stati da subito interessati: la nostra missione è connettere il mondo con le storie giornalistiche più significative. Per noi esser presenti in nuovi contesti è importante. Lo scorso anno a Gavoi ci sono stati quattromila visitatori, molte scolaresche. La collaborazione con Jannas è stata eccellente, l’allestimento curato e di qualità. Tutte ragioni che ci hanno portato a riproporre qui la mostra. L'intenzione è continuare in futuro, speriamo per molti anni a venire».

I premi più importanti, foto dell’anno e reportage dell'anno, sono stati assegnati a un’immagine e a una storia che indagano la migrazione dall’America Centrale agli Stati Uniti, questione controversa, ampiamente coperta dai media. Quali i criteri di giudizio per la decisione finale?

«Domanda interessante e opportuna. È comunque una decisione che compete alla giuria annuale, indipendente dalla fondazione. Ci sono però alcuni criteri generali di cui la giuria tiene conto. Uno è la rilevanza giornalistica della storia che viene raccontata, anche da una singola immagine, come è il caso della foto dell’anno. Poi è importante la qualità dell'immagine, ma anche la sua valenza innovativa. La giuria è molto sensibile a questo aspetto; occorre tener presente che si tratta di persone che vedono e scelgono immagini da pubblicare ogni giorno. Incontrare un autore con un approccio particolare è per loro molto significativo».

Qual è il principale obiettivo del World press photo award?

«Come ho detto, la nostra preoccupazione è connettere il mondo con le sue storie più rilevanti. Lavoriamo per mantenere vivo e autorevole ii foto-giornalismo a livello globale. Siamo convinti che il giornalismo visuale affidabile sia oggi di grandissima rilevanza, più che in passato. Verifichiamo e certifichiamo l'attendibilità e aderenza alla realtà delle storie fotografiche che premiamo e proponiamo. Le immagini sono scrutinate per evitare manipolazioni o adattamenti; controlliamo la veridicità delle didascalie e degli eventi raccontati. Vogliamo che chi viene a vedere la mostra possa aver fiducia in ciò che proposto. Lavoriamo per il foto-giornalismo e per il pubblico».

C’è un'immagine, o una serie, nella mostra di quest'anno, che l’ha particolarmente toccata?

«Ce ne sono diverse. Una in particolare ho trovato interessante e innovativa. Un lavoro a lungo termine del messicano Yael Martinez; ha vinto il primo premio nella categoria. Esplora la questione delle sparizioni in Messico, una storia non sufficientemente nota, una vera piaga in quel paese. La ragione per cui mi intriga è la sua qualità in qualche modo astratta, aerea, laterale. Si vedono soprattutto forme e suggestioni. Allo stesso tempo, guardando le foto, è possibile sentire, gustare, respirare il senso di cosa sia perdere qualcuno senza capire il perché. Astratta ma insieme concreta».

La mostra World press photo awardè realizzata con il contributo del Comune di Gavoi e di Vigne Surrau.

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