La Nuova Sardegna

Con “Liberi dentro” il tour degli Istentales diventa un libro e un cd

di ROBERTO VECCHIONI
Gigi Sanna e Roberto Vecchioni
Gigi Sanna e Roberto Vecchioni

In edicola dal 20 novembre, presentazione di Vecchioni. Sedici brani da ascoltare e un volume ricco di fotografie

12 novembre 2019
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Pubblichiamo la presentazione di Roberto Vecchioni al libro di Luciano Piras “Liberi dentro”, che sarà in vendita con la Nuova dal 20 novembre a soli 8,60 euro oltre il prezzo del quotidiano.

* * *di ROBERTO VECCHIONI

E come sempre nella vita, anche nel carcere l'unica arma, l'unica difesa, l'unico scudo contro la tristezza, la noia, il dolore, è l'arte, non c’è niente da fare. E la prima tra le arti è quella più popolare e più immediata: la musica. Musica che parla di cose vere, cose vive, cose vissute dalle persone, in sofferenza e in gioia... è la musica che fa star bene. Dà a chi purtroppo è in carcere la sensazione che il mondo sia sempre simile. Gli errori si commettono, gli sbagli ci sono, i dolori si riparano, le speranze esistono, eccome! Ecco perché ho già proposto e continuerò a proporre i concerti nelle carceri, li ho fatti anch’io i concerti, a patto che ci sia un continuo ricambio di artisti che vadano a cantare nelle carceri italiane.

La musica degli Istentales è particolare. È particolare perché è sarda, sì, ma esce, esula dal mondo sardo. Innanzitutto dalla Sardegna prende i valori fondamentali che sono la serietà di vita, l'amicizia, la straordinaria amicizia, collegamento tra uomo e uomo, la dignità (che purtroppo in carcere si perde). Questi insegnamenti, che non tutti gli artisti trasmettono, ma loro sì, gli Istentales sì, sono veramente tra i primi che possono arrivare ai carcerati. Mi auguro perciò che questo tour davvero speciale degli Istentales raccontato in questo libro di Luciano Piras, Liberi dentro, continui e che i carcerati ascoltino e che abbiano sempre modo di riascoltare la musica, che possano registrare brani, pezzi, discorsi, di Gigi Sanna e di tutti gli altri, e sapere così che non è mai finita.

Dentro il carcere si possono fare tantissime cose. Prima di tutto bisogna costruire carceri nuove, perché non si può stare ammassati come animali in uno spazio ristretto, ci vogliono spazi enormi e anche all'aperto. Non vedo perché il carcere debba costringere una persona a stare in una cella. Ci sono carceri a Milano e fuori Milano che hanno parchi e parchi, giardini, chiusi chiaramente, dove però puoi passeggiare, fare qualcosa.

Il carcere non deve essere una sofferenza, deve essere un tentativo di rieducazione, deve dare almeno un consiglio per la vita che verrà. La sofferenza deve essere abolita. Al massimo devi renderti conto che hai perso la cosa più grande che ha un uomo: la libertà. Quella è la vera sofferenza, non altri tipi di sofferenza. Se io potessi fare qualcosa per le carceri, la prima cosa che farei sarebbe proprio questa: far sì che siano più umani, che non siano alberghi, questo no, ma più umani sì. Spazi più grandi, con un grande tempo per leggere, per costruire delle cose, per favorire la propria arte. Prima parlavo della musica, ma non è importante soltanto la musica che va in carcere, è importante anche quella che si fa dentro il carcere. Si impara la musica, si formano i gruppi, si cantano canzoni, si fanno spettacoli, musica sinfonica, musica jazz, la musica è tutta bella, quando è bella, non possiamo catalogarla… ci sono pezzi tremendi e ci sono pezzi bellissimi che arrivano all’anima. L’arte è fondamentale. Prendi il teatro: è una creazione, ci si immedesima in un altro personaggio, esci un attimo da te stesso e guardi con gli occhi di un altro uomo, magari rappresentativo del mondo, e allora ti accorgi che il mondo è fatto di tante piccole cose e di sentimenti forti. E ti fa capire che se tu sei in carcere, non è che per questo sei diverso dagli altri uomini.

La musica è anche un mezzo per evadere dalla durezza della realtà, dalle brutture di tutti i giorni, dalle ingiustizie, dal male. Questa era la musica di Fabrizio de André, di Pierangelo Bertoli, di Francesco Guccini, è la musica che ho fatto anche io. È una musica che non ha tempo, non è che finisce negli anni Settanta, Ottanta… è ancora viva, vivissima oggi per chi la vuole sentire, ascoltare. Oggi non vanno solo il trap, il rap eccetera, che vanno benissimo, sono comunicazione giovanile, vanno benissimo ripeto, ma ci sono cose molto più profonde verso cui andare, scavare. Quando possiedi queste piccole perle, queste piccole perle sono la tua corazza contro qualsiasi cosa ti accada.

Devo dire che la musica degli Istentales, che in Sardegna è notissima, ha sempre fatto quell’effetto, cioè racconta la verità, la realtà così com’è. Gigi Sanna non usa parole astruse né metafore strane. Lui è un costruttore di vero nella sua semplicità assoluta, il suo messaggio arriva subito. E quel messaggio va elaborato dentro l’anima, va coltivato. Il percorso di Gigi e degli Istentales è stato lungo e faticoso, è un percorso quasi controvento, ma lui, loro non hanno paura di questo: vanno avanti perché quelle sono le cose da dire e non scendono a compromessi.

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