La Nuova Sardegna

Film Festival a Sassari: Tovoli ritorna sui luoghi di “Banditi a Orgososolo"

Film Festival a Sassari: Tovoli ritorna sui luoghi di “Banditi a Orgososolo"

E' entrato nel vivo il Fiorenzo Serra Film Festival, il concorso internazionale sul cinema etnografico

21 novembre 2019
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SASSARI. Entra nel vivo oggi il Fiorenzo Serra Film Festival, concorso internazionale sul cinema etnografico ospitato a Sassari che si concluderà sabato prossimo. La rassegna raccoglie 860 film da tutto il mondo ed è organizzata dal Laboratorio di Antropologia Visuale “Fiorenzo Serra” della Società Umanitaria, in collaborazione con l’università di Sassari.

Oggi alla Camera di commercio, in via Roma 74, alle 9,30, incontro-conversazione su “Banditi a Orgosolo: dal grande documentario al grande cinema”. Parteciperanno Luciano Tovoli – che del famoso film fu direttore della fotografia – e Antioco Floris, docente di Cinematografia e curatore di un libro appena pubblicato sul capolavoro di De Seta. Nella serata di oggi, dalle 17,30 alle 23,30, al cinema Moderno è prevista invece la proiezione dei primi film in concorso: “Yurt”, di Ivan Perinango (Russia, 2018); “Climbing the elixir”, di Monica Dovarch (Sardegna, 2019); “Traditional Brazilian family: Katu” di Rodrigo Senna (Brasile, 2019); “La cena delle anime” di Ignazio Figus (Sardegna, 2017); “Lunas bortuladas” di Fabian Volti (Sardegna, 2019); “Sheep hero” di Ton Van Zantvoort (Olanda, 2019); “Refugee di Alexander” di J. Farrel (Macedonia, 2018); “Gli ultimi Margari” di Tino Dell’Erba (Italia, 2010). I lavori sono divisi in due categorie: quella principale, dedicata quest’anno al mondo agropastorale, e la sezione dedicata ad Antonio Simon Mossa – cineasta e fraterno amico di Fiorenzo Serra – che raccoglie film su temi antropologici. I film finalisti sono in tutto 29. L’ingresso alle masterclass e alle proiezioni è gratuito e aperto a tutti fino a esaurimento posti.

Luciano Tovoli, che ha firmato come direttore della fotografia “Banditi a Orgosolo”, è tornato in questi giorni in Barbagia, 60 anni dopo il film di De Seta che Martin Scorsese ha definito: «un capolavoro assoluto del cinema». Luciano Tovoli ha fatto la storia del grande schermo italiano lavorando con registi del calibro di Antonioni, Scola e Argento, ma ha anche fatto anni di esperienza a Hollywood. Domenica scorsa è arrivato ad Orgosolo, il paese del suo esordio nel cinema. Era il 1960 quando il regista Vittorio De Seta lo chiamò come direttore della fotografia del film, che nel 1961 avrebbe vinto il premio come miglior opera prima alla Mostra di Venezia.

Il paese barbaricino ha riservato una calda accoglienza al cineasta, che a 83 anni è voluto tornare nei luoghi del film, un’opera imprescindibile per la conoscenza della Sardegna dell'epoca. «Avevo appena 24 anni ed ero fresco di studi al Centro sperimentale di Cinematografia di Roma», racconta Tovoli agli amici di Orgosolo, dove è giunto accompagnato da Antioco Floris, docente all’università di Cagliari, che quest’anno ha pubblicato il libro dedicato al film.

«Un amico mi segnalò al regista siciliano. Mi prese e partimmo per Orgosolo. Io ero incredulo, cosciente di essere giovanissimo, ma ho trovato uno che credeva nei diplomi e mi ha messo alla prova. In paese restammo sette mesi: è stata la mia palestra, da lì partì la mia carriera fortunata». Commovente l’abbraccio tra Tovoli e “Peppeddu”, il bambino del film, e con Mario Battasi, che impersonava il carabiniere.

«È stato un lavoro durissimo nel Supramonte e con pochi mezzi – confessa il direttore della fotografia che ha firmato anche Suspiria, Dracula e il Mistero di Oberwald – eravamo una troupe di sole quattro persone e navigavamo a vista. Tutte le mattine De Seta, nella porta della mia camera imbucava qualche foglio con scritto il mio lavoro della giornata. Appena arrivato ho fatto il casting con lui per qualche mese: gli attori erano tutti di Orgosolo, dovevamo educarli alla recitazione. Devo dire che siamo stati aiutati e accolti da amici, dopo essere stati terrorizzati prima di partire. “Ma proprio a Orgosolo dovete andare? Avrete solo guai”, ci dicevano. E invece dopo pochi giorni salutavamo tutti e ci volevano bene». «Ogni problema che si presentava sul set lo risolvevamo insieme a Luciano – ricorda Mario Battasi, oggi 88enne –. Per loro, che venivano da realtà diverse, immagino sia stato duro lavorare in Supramonte. Spessissimo dormivamo per terra negli ovili e scherzavamo sempre con De Seta: “Ma Vittorio come fa un nobile come te (De Seta vantava il titolo di marchese, ndr) a ridursi in questo stato?”. Lui non batteva ciglio, aveva a cuore il film che fu uno spartiacque nella storia di questo paese: da allora è diventato il paese dell’interno più visitato in Sardegna».

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