La Nuova Sardegna

Oristano, la reliquia non è di San Basilio: lo dice la scienza

di Davide Pinna
Oristano, la reliquia non è di San Basilio: lo dice la scienza

Sono stati resi pubblici i risultati delle analisi sul cranio custodito nel Museo diocesano

28 novembre 2019
2 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. La sala conferenze del Museo Diocesano di Oristano ha reagito all’unisono, con un collettivo e dispiaciuto «oh no!», quando Salvatore Rubino, titolare della cattedra di microbiologia presso l’Università di Sassari, ha esposto i crudi dati scientifici che negano la possibilità che un cranio, custodito in un prezioso reliquario nel convento oristanese di San Francesco, appartenga a San Basilio, padre della Chiesa del IV secolo dopo Cristo. Una delle personalità più eminenti delle storia della Chiesa. «Le analisi del Carbonio 14 ci dicono che si tratta di un uomo vissuto nel 900 d.C. e l’analisi del DNA fa supporre una origine sarda» ha spiegato Rubino, raccontando il lavoro multidisciplinare svolto da scienziati dell’ateneo sassarese e di altri centri di ricerca in Italia e nel mondo.

Ma se i dati scientifici escludono l’identificazione del cranio con quello del santo originario della Cappadocia, la vicenda del reliquario resta comunque molto affascinante. L’ha raccontata, con passione, don Francesco Tamponi, delegato Cei per i beni culturali ecclesiastici della Sardegna. «Un’opera di argenteria straordinaria, realizzata da opifici oristanesi e commissionata nel 1456 dal terzo marchese di Oristano, Salvatore Cubello, discendente dei giudici di Arborea.

L’opera dimostra peraltro l’ambizione politica di Cubello, che voleva dare il giusto valore a una reliquia considerata importantissima, dotandola di un degno contenitore». Che a quell’epoca si fosse pienamente convinti dell’appartenenza del cranio a San Basilio, pochi dubbi, tanto che nel convento è custodita la statua di un santo vescovo che alcuni identificano proprio con Basilio e che viene attribuita nientemeno che a Nino Pisano, principale scultore italiano del Trencento: il mondo accademico, però, non è unanime in questa interpretazione.

«Restano da fare le analisi sui materiali che compongo il reliquario, perché bisogna capire da dove proviene la parte più antica, quella che reca un’iscrizione in greco» ha puntualizzato Tamponi, che poi aggiunge: «Anche se non fosse san Basilio, quella reliquia ha ispirato per secoli la fede e le preghiere degli oristanesi».

In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative