La Nuova Sardegna

Augias e i Vangeli Il grande racconto dell’umanità di Gesù

di Angiola Bellu
Augias e i Vangeli Il grande racconto dell’umanità di Gesù

Una rilettura dei testi scritta con Giovanni Filoramo «Maria Maddalena, una figura che si rivela centrale»

01 dicembre 2019
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Giornalista e scrittore, tra i pochi conduttori televisivi a portare i libri in tv, Corrado Augias è in libreria con “Il grande romanzo dei Vangeli” (Einaudi, 257 pagine, 19.50 euro), scritto con Giovanni Filoramo, professore di Storia del Cristianesimo. Nel libro di Augias gli uomini e le donne – Gesù in primis – raccontati nei Vangeli (canonici e apocrifi) ritrovano forma e dimensione distanziandosi dai polverosi luoghi comuni che li congelano. Vivono un’avventura che l’autore segue indagando gli antichi testi liberati dalla guaina teologica. Troviamo Gesù che ha fratelli e sorelle, determinato e tagliente. Troviamo Maria Maddalena leader carismatica, poi c’è la storia di Erode, i dilemmi di Giuda. Tutti sono immersi nel proprio tempo, segnati dalla storia della propria terra, la Palestina, provincia sotto il duro giogo romano. Ateo e affascinato dal messaggio di Gesù, Augias ci regala una nuova possibilità di ripensare da dove veniamo, con cosa e con chi possiamo misurarci anche in tempi senza bussola come quelli che stiamo vivendo.

Ci può raccontare uno dei punti più alti della narrazione dei Vangeli, quello noto come Discorso della montagna’?

«Tutto comincia da lì. Gesù fa il discorso più utopico mai fatto: né prima né dopo nessuno ha mai fatto un discorso che violenta così tanto la natura umana cercando di farla volgere di 180° verso un’altissima spiritualità. Le mete che indica sono irraggiungibili. «Amate i vostri nemici», «Beati i miti perché erediteranno la Terra». Sono chiaramente obiettivi utopici. Però dal momento in cui lui li ha indicati, noi sappiamo che ci sono. Questa strategia dell’impossibilità è la cifra del suo insegnamento».

Lei descrive questa spiritualità estrema come causa del suo dissidio con i farisei. Chi sono storicamente?

«Bravissime persone. Dopo la distruzione del Tempiosaranno loro a farsi carico di far proseguire l’ebraismo. Erano però attaccati pedantemente alla lettera della Legge laddove Gesù voleva perfezionarla».

Qual è l’idea da cui è partito per scrivere il “Grande romanzo dei Vangeli”?

La mia idea, scrivendo questo libro con il professor Filoramo, è che Gesù, spogliato della teologia, è un personaggio molto più potente di quello della mite creatura che si fa crocifiggere per togliere i peccati dal mondo e riscattare il peccato originale di Adamo. Ci troviamo davanti a un uomo che ha messo in gioco la sua vita sfidando i due massimi poteri del suo tempo: gli alti sacerdoti del Tempio, e gli occupanti romani».

Com’era la Palestina ai tempi di Gesù?

«Era un territorio occupato militarmente da una potenza straniera; il che comportava tutta una serie di atteggianti e di proibizioni che i giudei dovevano rispettare, pena fino all’esecuzione capitale. La presenza di questi occupanti pagani era particolarmente odiosa perché Roma, quella lontana provincia, riottosa e povera, la teneva solo perché riusciva a spremergli un po’ di tasse. Con altre colonie Roma ebbe un rapporto di maggiore scambio. I rapporti tra giudei e romani erano tesissimi. Gesù si va a cacciare in una tenaglia che lo stritolerà».

Ponzio Pilato è un protagonista della narrazione dei Vangeli. Che tipo di amministratore era?

«Non aveva capito bene con chi aveva a che fare, probabilmente se ne fregava: aveva il potere, aveva soldati, doveva riscuotere le tasse, mandarle a Roma e il suo compito finiva lì. Non si sforza neanche per un attimo di capire gli ebrei, fa cose scellerate che neanche un nazista in Italia nel ’43 avrebbe fatto. Soprattutto lo dimostra quando interroga Gesù; il cuore del suo interrogatorio è “ma tu ti consideri re?”; se Gesù avesse detto “sono Re di queste terre”, sarebbe caduto nel reato di alto tradimento e ci sarebbe stata l’esecuzione immediata. Invece Gesù, una volta risponde “tu lo dici” e un’altra volta “il mio regno non è di questa terra”. Nella concezione religiosa romana la presenza di un dio ultraterreno che crea il mondo e libera il popolo dalla prigionia dei faraoni, era una teologia inconcepibile. Questo crea la totale mancanza di comunicazione durante il processo».

Chi è veramente e che ruolo ha la Maddalena?

«E’ più importante di Maria, la madre di Gesù, che nei Vangeli è una figurina molto sbiadita. Il culto di Maria si perfeziona con l’ultimo dogma decretato da Pio XII. Maddalena è protagonista sin da quando Gesù la guarisce da uno stato di quasi follia. Gesù era un taumaturgo: sapeva leggere nell’animo degli uomini e liberarli dalle loro turbe. Maddalena diventa la protagonista di quella che chiamiamo la Resurrezione. Gesù era stato inumato all’imbrunire del venerdì molto in fretta: con la prima stella del venerdì cominciava Shabbat. Passato sabato bisognava completare la sepoltura. Le donne vedono il sepolcro aperto e vuoto e pensano: “I nemici hanno rubato il corpo di Gesù”. Le altre scappano, lei rimane e vede una figura che le sembra il giardiniere, poi le sembra Gesù. Fa per avvicinarsi e quello svanisce. Allora corre a dare l’annuncio della resurrezione, il cardine, secondo Paolo, della religione cristiana».

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