La Nuova Sardegna

Oltre i muri e le sbarre il canto degli Istentales per essere liberi dentro

di Giacomo Mameli
Oltre i muri e le sbarre il canto degli Istentales per essere liberi dentro

Nel libro in edicola curato da Luciano Piras il lungo tour della band nuorese nelle carceri sarde e della penisola

01 dicembre 2019
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Gli antichi greci dicevano che «l’usignolo in gabbia non canta». Leggendo le novantasei pagine con trantatré capitoli di “Liberi dentro” di Luciano Piras che la Nuova Sardegna propone in edicola ai suoi lettori (prima edizione del 2010, adesso ristampato da Grafiche Ghiani e arricchito da una prefazione del cantante Roberto Vecchioni) si potrebbe parafrasare quel proverbio e dire che l’uomo non parla quando è in gabbia. Se è muto è basalto, non uomo. Gabbia-carcere dove, se non si parla, non si ha anima. Perché manca la parola, il verbum che è l’essenza del vivere. Se non comunichi, se non sei libero di dialogare, non sei persona viva, non trasmetti sentimenti, siano pure di odio o di rancore. Una invocazione alla non punibilità? Assolutamente no. Si chiede con forza, con la passione civile e l’impegno etico che contraddistingue da sempre l’autore, che venga attuato l’articolo 27 della Costituzione. Chiede il rispetto del «senso di umanità» perché «le pene devono tendere alla rieducazione del condannato». Non è accettabile far vivere anche i responsabili di reati gravissimi in «carnai da terzo mondo». La nostra Carta è quasi un’utopia, ma in quella direzione bisogna andare, insistendo come fa Piras, giornalista che ama stare vicino alle sofferenze delle fasce più fragili della società, i vip non gli interessano, ama strada e mercati, non i Billionaire.

I NUMERI

Basta leggere i numeri, le denunce delle commissioni d’inchiesta in campo regionale e nel resto dei penitenziari d’Italia. Piras ripropone per i distratti un libro utile, da leggere e da meditare, dati di fatto, documentati riga dopo riga, racconta verità che scuotono. La cronaca recente ci ha svelato le torture atroci su Stefano Cucchi a Roma. Non è un fatto isolato. Casi altrettanto drammatici sono stati segnalati anche in Sardegna (vogliamo ricordare, per tutti, quel giovane di Fonni soffocato –anni Sessanta del secolo scorso – con un fazzoletto in stanze della polizia di Stato). Disumanità? Certamente. Barbarie? Pure. Disprezzo del colpevole? Condizioni difficili per gli stessi agenti addetti alla sorveglianza? Ancora sì. Ma anche «questione di edilizia carceraria nelle strutture isolane e nazionali».

IL TEMPO PER VIVERE

Vecchioni scrive: «La prima cosa che farei sarebbe proprio far sì che i luoghi di detenzione siano più umani, spazi più grandi, con molto tempo per leggere, per favorire la propria creatività». Le cose sono cambiate, migliorate, dopo i nuovi edifici fuori Cagliari e Sassari? Purtroppo no. L’attualità di questo libro-denuncia è rimasta pressoché immutata. Siamo allo status quo ante, a quanto denunciavano dieci anni fa consiglieri regionali dotati di sensibilità (Bachisio Falconi, Maria Grazia Calligaris) o deputati (Guido Melis, Francesco Sanna). La risposta positiva non c’è. In particolare per i giovani. Sandro Marilotti, ex direttore del “Cesare Beccaria” di Milano: «Il carcere attrae e contiene minori cresciuti nella povertà, nel disagio, ragazzi che rientrano nella fascia dell’emarginazione di scarto».

GLI OCCHI NELLE CELLE

C’è spazio (breve) al sorriso con i concerti che – dopo tanto insistere – sono stati eseguiti dentro quelle gabbie dove, anche OltreTirreno, non canta e non parla l’usignolo-uomo. Bisogna esserci stati in queste “gabbie” e vedere gli occhi delle detenute e dei detenuti che ascoltavano note musicali, con le mani libere, liberi di parlare, di avere voce, di applaudire a un inno d’amore per una bambina assassinata. Concerti, poesie delicate e di umanità composte e musicate da Gigi Sanna pastore poeta e leader degli Istentales, con Luca Floris alla batteria, Tattino Canova basso, Pierfranco Meloni alle tastiere e Alessandro Damiano alla chitarra.

IMPEGNO CIVILE

Canti nel solco dell’impegno civile, De André, Guccini con Bertoli. Aggiungete Maria Luisa Congiu decisa a esaltare «le virtù e la fierezza dei sardi». E finire con l’innovazione dei «fari accesi nella notte» e l’esperienza di “Lumeras” nata tra le campagne di Badde Manna di Nuoro davanti alla roccia bianca di Monte Corrasi di Oliena. E chi è uscito da quelle gabbie ha «visto lacrime andare verso il cielo».

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