La Nuova Sardegna

Angioy, l’eroe della Sarda Rivoluzione

Angioy, l’eroe della Sarda Rivoluzione

Da venerdì in edicola il volume della collana “Storia di Sardegna” dedicato al protagonista dei moti antifeudali nell’isola

03 dicembre 2019
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SASSARI. Continua “I grandi personaggi”, la nuova serie della collana “Storia di Sardegna” che il nostro giornale propone ai lettori. Mentre è ancora in vendita la biografia di Giovanni Spano scritta da Antonio Maccioni, da venerdì prossimo andrà in edicola (a 8,60 euro oltre il prezzo del quotidiano) il volume dedicato a Giovanni Maria Angioy curato dallo storico Omar Onnis.

Angioy (nato a Bono il 21 ottobre 1751 e morto a Parigi il 22 febbraio 1808), funzionario regio (giudice della Reale Udienza), fu protagonista della seconda fase dei moti rivoluzionari sardi (la cosiddetta Sarda Rivoluzione) contro i privilegi feudali. «La causa della libertà – annota Angioy in esilio nel suo Memoriale – fu sostenuta allo stesso modo da tutti coloro che possono essere considerati uomini pensanti in Sardegna: i professori delle due Università, la maggior parte degli avvocati e dei medici, pressoché tutta la nobiltà non feudale e parecchi preti e curati». La rivolta, però, alla fine fu sconfitta, soffocata nel sangue, e Angioy fu costretto all’esilio in Francia.

Scrive Omar Onnis nel volume che sarà in edicola da venerdì: «L’idea di una Sardegna repubblicana, non soggetta ad alcun potere straniero, retta da un regime costituzionale e da un governo non ordinato da Dio ma scelto dai sardi stessi, non più sudditi ma cittadini, era un’idea potente. Che abbia affascinato fino a portarla all’estremo sacrificio un’intera generazione di sardi di varia estrazione – dalla grande borghesia cittadina alle popolazioni rurali – è di per sé un fatto notevole, che tuttavia non può risultare incomprensibile, dati anche i tempi in cui avvenne. Giovanni Maria Angioy, con la sua azione e col suo lascito ideale, sintetizza e rappresenta bene la forza, i valori e anche le contraddizioni e le debolezze di questo grande movimento popolare e intellettuale. Sia pure nella sconfitta, il suo resta un esempio di grande coraggio politico, di capacità di visione e anche di abnegazione, che non possono non chiamare in causa i sardi di oggi».



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