La Nuova Sardegna

Cagliari anni Sessanta: da città di provincia a capitale di Sardegna

di Enrico Gaviano
Cagliari anni Sessanta: da città di provincia a capitale di Sardegna

Il nuovo libro di Antonello Deidda: attraverso i fatti di cronaca l'evoluzione del capoluogo

16 dicembre 2019
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CAGLIARI. Grandi eventi di cronaca e piccole storie quotidiane. Si muove su questo percorso Antonello Deidda per raccontare la trasformazione di Cagliari da città di provincia a qualcosa di più di semplice capoluogo della Sardegna. Casteddusicsti (edizioni La Zattera, 324 pagg.,19 euro) racconta questo passaggio attraverso la fine degli Anni Sessanta.

Quattro anni, dal 1966 al 1969 in cui Deidda, prendendo spunto dal film “Casteddu Sicsty” firmato da Paolo Carboni e i cui lui ha partecipato alla sceneggiatura, racconta l’esplosione demografica di una città che dalle zone storiche di Castello, Marina, Stampace e Villanova si espande a dismisura. In quel periodo nascono interi quartieri dal nulla: Genneruxi per la piccola e media borghesia, il Cep per accontentare la fame di case popolare. Nel contempo si allarga la periferia: Is Mirrionis e Sant’Avendrace da una parte e Piazza Repubblica, lo stadio Amsicora e via della Pineta dall’altra.

Una crescita impetuosa che in Casteddusicsti viene spiegata, utilizzando a piene mani il dialetto cagliaritano, attraverso le storie che hanno riempito i giornali dell’epoca: un femminicidio a Monte Urpinu, il sequestro di persona finito con un omicidio in viale Marconi, il processo a una madre accusata di aver fatto morire di fame la figlioletta.

Accanto però c’è anche la storia e il costume della città. Lo spostamento quasi da esodo biblico degli abitanti di Giorgino e della Scaffa, zone malsane e malfamate all’uscita di Cagliari verso Pula, al Cep, quartiere di edilizia popolare con oltre 800 nuovi appartamenti. Oppure l’attesa per l’estrazione al lotto sulla ruota di Cagliari del 67, ritardatario che si fece attendere 143 settimane, mandando in rovina parecchi giocatori.

Casteddusicsti è la quinta fatica letteraria del giornalista cagliaritano. Antonello Deidda è nato a Cagliari nel 1955. Giornalista professionista, ha lavorato per i due principali quotidiani isolani: l’Unione Sarda e la Nuova Sardegna. La prefazione di Casteddusicsti (neologismo sardo-anglofono con il significato di Cagliari degli anni ’60) è stata curata da Nino Nonnis e la postfazione da Roberto Randaccio. Il suo primo libro è stato scritto nel 1999: “Tori scatenati”, storie di 12 pugili sardi. A seguire due libri ispirati alle trasferte oltre oceano del Cagliari calcio: “Eravamo giovani nel 1967” e “Un’estate sudamericana”. Infine “La notte di Cagliari”, in cui si rievocano 23 storie di omicidi avvenuti in città.

In questo quinto libro Deidda ancora una volta riannoda i fili delle sue memoria. Un viaggio iniziato già con “Tori scatenati” , il suo primo libro, in cui si raccontano le storie di 12 pugili sardi. Anche stavolta la boxe fa parte integrante della città. Inevitabile. I protagonisti cagliaritani della Noble art sono in quegli anni dei divi. Rappresentano l’esempio di come si possa, anche arrivando dai quartieri e dalle condizioni più umili, diventare conosciuti e stimati. E guadagnare bene.

Del resto anche la Cagliari di quegli anni non poteva far certo differenza con il resto dell’Italia, lanciata in maniera inarresatabile verso la ricerca della scalata sociale. C’è quindi la storia di Tonino Puddu, diventato grazie alle sue capacità, alla grinta e il coraggio, campione europeo. Ma c’è anche la storia di Raimondo Gaviano, giovane pugile arrivato a Cagliari dal suo paese natale, Seui, come tanti compaesani, e che dopo aver imparato a tirar pugni in una palestra di Villanova, finirà la sua breve carriera morendo sul ring proprio a Seui.

E ancora non poteva mancare anche il Cagliari calcio, con alcune storie legate a Miguel Longo e Roberto Boninsegna e alla squadra che nel 1970 avrebbe vinto lo scudetto portando definitivamente la città e la Sardegna in Italia.

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