La Nuova Sardegna

Battaglia sull’eredità di Maria Lai: il giudice fa ritirare un altro libro

Mauro Lissia
Maria Lai
Maria Lai

La gallerista Angela Grilletti, autrice di “Io e Maria”, non può pubblicare immagini delle opere dell’artista

22 dicembre 2019
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CAGLIARI. Continua la battaglia giudiziaria tra Maria Sofia Pisu, erede universale di Maria Lai, e la gallerista ed esperta d’arte Angela Grilletti: dopo il ritiro dal commercio del libro “Il dio distratto” edito dalla Grafiche Pisano ordinato dal tribunale di Cagliari perché conteneva immagini di opere prodotte dalla grande artista di Ulassai protette dal diritto d’autore, il giudice Nicola Caschili ha firmato un provvedimento analogo: stavolta la società Arte Duchamp di Angela Grilletti & S.a.s di Cagliari dovrà far sparire dal circuito il libro “io e Maria”, elaborato dalla gallerista per raccontare il lungo rapporto professionale e di amicizia che l’ha legata a Maria Lai, fino alla rottura. Non solo: la Duchamp dovrà risarcire l’erede dell’artista con una penale di 300 euro «per ogni volume distribuito, pubblicato o commercializzato» e pagare spese di giudizio per oltre 4000 euro. L’ordinanza depositata dalla sezione del tribunale specializzata in materia di imprese è cautelare, quindi il difensore della Duchamp Emanuele Matta potrà comunque andare avanti nella causa di merito contro la Pisu, patrocinata dagli avvocati Stefano Astorri e Giancarlo Mereu.

La vicenda è recentissima e va a intrecciarsi con un procedimento per appropriazione indebita che coinvolge la Grilletti, sempre legato alle opere di Maria Lai, e con la sequenza di iniziative giudiziarie avviate dall’erede dell’artista per fermare l’uso commerciale delle opere di cui è la sola persona a possedere il diritto di riproduzione, diffusione e sfruttamento commerciale. Tutto ruota attorno a un libro definito dall’autrice «fuori commercio e a tiratura limitatissima» nel quale il rapporto con Maria Lai viene raccontato secondo la versione della gallerista. Fin qui nulla di illegittimo. Per i legali della Pisu e ora anche per il giudice Caschili il problema nasce quando, dalla pagina 35 alla pagina 65, «l’autrice del libro - scrive il magistrato nell’ordinanza - non veicola alcun messaggio o pensiero (che sarebbe stato garantito dalla Costituzione) ma sfrutta l’immagine delle opere dell’artista per dare lustro alla propria pubblicazione». Per il giudice avrebbe dovuto farne a meno: «Ben avrebbe potuto l’autrice rappresentare il proprio pensiero con le sole proprie parole senza l’ausilio dell’opera altrui, anche se in difetto, come ella stessa riconosce, di una penna felice». Quelle trentacinque pagine, a leggere l’ordinanza del tribunale, producono «una lesione della componente patrimoniale del diritto d’autore che può assumere sempre maggior rilievo, tanto più quanto la diffusione del volume si protrae nel tempo». Da questo ragionamento, comune al provvedimento assunto dal giudice Enzo Luchi per il libro “il dio distratto”, deriva il diritto della Pisu a ricorrere al tribunale per chiedere l’inibitoria della condotta illustrata dai difensori. Ricorso che il giudice Caschili, dopo un’udienza di contradditorio fra le parti in causa, ha accolto pienamente firmando un’ordinanza cautelare destinata a bloccare sul nascere qualsiasi uso commerciale delle opere di Maria Lai al di fuori dalla volontà dell’erede universale.

Ora non resta che attendere la scelta della società Duchamp: la causa potrebbe andare avanti o fermarsi qui, insieme alle spese del giudizio.

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