La Nuova Sardegna

Addio a Giangi Costa, grazia che diventa energia

di Monica De Murtas
Addio a Giangi Costa, grazia che diventa energia

Si è spenta ieri la coreografa presidente della compagnia Tersicore Dalle avanguardie teatrali degli anni Settanta alla passione per la danza

11 gennaio 2020
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Sorpresa e commozione per la notizia della morte di Giangi Costa, coreografa, operatrice culturale, organizzatrice di festival e web master molto nota e apprezzata in città per la sua attività poliedrica in campo artistico e sociale. Pisana di nascita ma sassarese d’adozione, Giangi Costa era arrivata in Sardegna nel 1972 insieme al nostro collega Roberto Morini, suo compagno di vita, con cui condivideva gli stessi ideali di passione politica e impegno sociale. Giangi è morta giovedì all’ospedale San Giuseppe di Milano in seguito ad una crisi respiratoria provocata da un tumore ai polmoni contro il quale combatteva da qualche mese. Sulla sua pagina Facebook sono tanti i messaggi di affetto e di cordoglio che la salutano. Scritti da amici ed esponenti del mondo culturale e artistico.

La sua passione per la comunicazione e lo spettacolo nacque a Pisa, dove giovanissima lavorava in un gruppo di cinema sperimentale, “Cinema zero”, e in un gruppo teatrale, il “Teatro noi”. Erano ragazzi con grandi idee. Tra loro Alessandro Garzella e Roberto Bacci, diventati poi, rispettivamente, direttore del Teatro Politeama di Cascina e coordinatore del Centro di sperimentazione teatrale di Ponderosa che portò in Italia Jerzy Grotowski, uno dei grandi nomi del teatro d’avanguardia del Novecento.

Alla danza Giangi Costa arriverà invece per caso, grazie ad un amico che le regalò l’iscrizione alla scuola di danza. Da quel momento nacque un amore folle che le fece poi capire che «alla fine – scriveva Giangi – quello che amo davvero è l’agilità, la scioltezza, la libertà di esprimermi col corpo come da bambina».

Presidente della compagnia Tersicore, nella sua carriera Giangi Costa ha curato la regia di numerosi spettacoli di danza, collaborando in particolare con la coreografa e danzatrice Anna Paola Della Chiesa. Lo scorso settembre aveva inaugurato una nuova importante tappa della sua vita tenendo un corso nello spazio S’ala di Sassari. «Giangi ha fatto tanto in città per la danza contemporanea – dice Della Chiesa – . Ha realizzato progetti importanti ed è stata tra le prime a organizzare festival dedicati a questa disciplina. La conobbi trent’anni fa. Ero una ragazzina e mi colpì subito questa pisana bellissima, carismatica, piena di idee e di voglia di fare. Iniziò la nostra amicizia e il nostro sodalizio artistico, di cui è stata motore indispensabile. Non ci siamo più lasciate, impossibile non amare la sua vitalità feroce».

Così piena di energia, Giangi, da pianificare, insieme con una cara amica, lo scorso agosto, il viaggio della vita: il Cammino di Santiago di Compostela. «Teneva molto a fare questa esperienza – prosegue Della Chiesa –. Poi però nell’ultimo periodo non si sentiva molto bene, ha fatto dei controlli ed è stato così che ha scoperto di avere un tumore ai polmoni già in fase avanzata».

Oltre la danza Giangi Costa era anche una grande appassionata di libri e di letteratura. Laureata in Lettere, ha pubblicato un volume intitolato “La società del mutuo soccorso di Sassari tra assistenza e politica”. E’ stata una delle prime animatrici in città del movimento femminista e si è occupata di comunicazione lavorando come web master al Comune. «Erano davvero tante le sue passioni – conclude Della Chiesa – ma ha sempre trovato sostegno, rifugio e sfogo soprattutto nella danza, che la faceva sempre risollevare, reagire con energia ai colpi della vita». Così accadde anche quando, nel 2016, Costa perse la figlia Ilaria, danzatrice classica, uccisa in pochi mesi da un tumore al cervello. Oltre il legame madre-figlia, a unirle era proprio la danza. E allora Giangi si fece forza, trasformò quel dolore assoluto in energia creativa, in qualcosa che potesse far sentire Ilaria ancora lì. Nacque così, nel 2017, “La greffa di Ilaria”, un’associazione culturale che raccoglie adesioni per organizzare borse di studio per gli allievi della scuola di danza classica diretta da Anna Maria Murrali, in cui lavorava Ilaria Morini, la figlia di Giangi e Roberto. Lo scorso dicembre si è svolta la serata in cui sono state assegnate le borse di studio. Non potendo presenziare all’evento perché già debilitata dalla malattia, Giangi scrisse qualche riga di ringraziamento su Facebook, come aveva fatto anche in giugno in occasione della serata di raccolta fondi: «È stato bello – diceva – emozionante e bello. Abbiamo ricevuto nuove adesioni. Ringraziamo in modo particolare chi era lì con noi sul palco a darci coraggio e ringrazio Roberto, dietro di me con aria triste, pronto a intervenire per sostenermi. Condividere le emozioni può essere faticoso ma dà davvero tanto in cambio».

Schietta, diretta e non incline al facile sentimentalismo, Giangi Costa era convinta che nonostante tutto bisogna andare avanti. Diceva sempre: «Credo in ciò che vedo». Credeva nell’armonia della danza, nella bellezza del mare, credeva nelle giornate piene di sole, durante le quali sulla spiaggia raccoglieva conchiglie e sassi di cui la sua casa è invasa. Come lei stessa scrive in uno degli ultimi post su Facebook: «Ho sempre in tasca pezzetti di mare».

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