La Nuova Sardegna

A Villacidro Giuseppe Dessì è ancora vivo

di Giacomo Mameli
A Villacidro Giuseppe Dessì è ancora vivo

Da venerdì il volume dedicato al narratore Un reportage che racconta il “Paese d’ombre”

6 MINUTI DI LETTURA





VILLACIDRO. C’è un caffè letterario a Villacidro, piazza Zampillo, un platano secolare protende l’ombra del campanile a cupola di Santa Barbara. In una libreria l’opera omnia di Giuseppe Dessì. Un olio “Sognando Bradamante”, un altro “Il riposo delle guerriere”, Albinoni di sottofondo, Paola studia “La guerra del Peloponneso” di Tucidide. «Il mio romanzo preferito – non per campanilismo – è “Paese d’ombre”: c’è società e umanità. L’ho preso in mano dopo aver letto la prefazione di Sandro Maxia su un’edizione Ilisso. Diceva che quelle pagine hanno le qualità che Italo Calvino riconosceva ai più importanti romanzi del Novecento. Qui respiro cultura anche sorseggiando una tisana». Gianni Angius legge “La scelta”, un’altra “Michele Boschino”. Certo: non siamo al “Tommaseo” di Trieste dove osavano Italo Svevo, Joyce, Umberto Saba e dove ogni mattina passa Claudio Magris. Non al “Mulassano” di Piazza Castello a Torino dove Mario Soldati raccontava le tappe in Ogliastra di “Vino al vino”. Ma quest’angolo è pressoché unico in Sardegna. Di bar-caffè letterario c’è solo il Tettamanzi a Nuoro, dove andavano Sebastiano e Salvatore Satta e Grazia Deledda notava «le porte vetrate e, dentro, gli specchi e i divani, altra meraviglia di Cosima».

LINEE GEOMETRICHE. Villacidro docet. Davanti a questa sala rettangolare decorata a losanghe che ricordano le linee geometriche di Mario Delitala, si svolgono i dibattiti organizzati dalla Fondazione che – come poche in Sardegna – anima il Premio Dessì nato nel 1986. Nel 1989 per la narrativa vinse Salvatore Mannuzzu con “Procedura”, nel 1994 Nico Orengo. Tra gli altri premiati Andrea Vitali, Remo Bodei, Sergio Zavoli, Toni Servillo, Lina Bolzoni, Salvatore Settis, Massimo Bray. Quest’anno Francesco Permunian per la narrativa e Patrizia Valduga. A Claudio Magris il premio speciale della giuria. A Lina Bolzoni e a Tullio Pericoli il premio speciale della Fondazione di Sardegna.

STILE LIBERTY. Sindaco di Villacidro è Marta Cabriolu: «Il Premio è diventato il simbolo identitario della nostra comunità, ne sono orgogliosa, stiamo per raggiungere i 40 anni. Dessì ci ha fatto capire che la cultura è fondamentale anche per l’economia. E di questi tempi non guasta». Per strada, zona Lavatoio, monumento in stile liberty in ghisa e ferro, passa l’ex preside del liceo “Piga”, Albina Putzu, docente che ha firmato un’epoca di buona istruzione: «Dessì ha ridato l’anima a Villacidro, la sua figura eccelle di anno in anno, è amato anche da chi semmai non lo apprezzava. Ha dato smalto a una cittadina che era agropastorale, viveva di olive e agrumi, poi industriale con le prime ciminiere petrolchimiche in Sardegna, poi commerciale. Ora Villacidro è romanzi, poesie. E ci inorgoglisce». Una coppia attempata, Antioco lui, Giannina lei: «Un grande uomo, il più importante vissuto sotto Monte Linas, peccato averlo conosciuto solo in poche occasioni». Giovanni Spano, assessore alla Cultura e vicesindaco: «Il Premio ha creato consapevolezze nei giovani, ha perso un’aura sacrale, da piedistallo e si è insinuato – con autorevolezza – nelle case, nei vicoli del paese. La gente aspetta i giorni del Premio per sentirsi co-protagonista». Don Giovanni Cuccu, attuale parroco: «Nei giorni del Premio Villacidro ha un altro aspetto, si respirano scambi internazionali, mondi diversi si incontrano».

PASSIONE E METODO. Dietro questa eccellenza sarda c’è passione e metodo. La passione di uno dei presidenti della Fondazione Massimo Murgia, ex assessore alla Cultura nel 2004: «Ci siamo resi conto che il valore aggiunto di Villacidro stava nell’opera di Dessì. E abbiamo fatto di tutto per toglierlo dall’oblio. Non è stato difficile perché anche il paese si è reso conto, con poche eccezioni, di quale ricchezza lo scrittore aveva inondato il nostro territorio». Il salto in alto è avvenuto con la nuova presidenza della Fondazione guidata da Paolo Lusci, tra gli allievi preferiti dal professor Giuseppe Marci dell’università di Cagliari, studioso tra i massimi di Andrea Camilleri.

REGNO BUCOLICO. Lusci ha sprovincializzato e professionalizzato il Premio. Intanto con una giuria ormai tra le più autorevoli in Italia. Poi spalmando le iniziative nel corso di tutto l’anno. Ruota attorno alla Fondazione l’oliveto Balanotti, regno bucolico sfondo di tante pagine di Dessì, ha acquisito l’ex frantoio Pinna-Fulgheri con «un cortile ideale» per la presentazione di libri come hanno detto recentemente l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli e l’ex presidente del Salone di Torino Ernesto Ferrero. Uno dei consiglieri della Fondazione, Maria Carmela Aru, docente di Lettere, guida le passeggiate alla scoperta dei luoghi dei romanzi e della vita di Dessì. Lo scorso settembre con Stefano Mais, architetto e componente del direttivo, si è inventata “paesaggi e architetture dell’acqua nella letteratura”, con partenza proprio da casa Dessì, via Roma 65.

LETTERE E MATEMATICA. Lusci: «Abbiamo creato il Maggio letterario, il concerto di fine d’anno, corsi di formazione con educazione alla parola e all’immagine». Il direttore, Mauro Pittau, manager da moto perpetuo, “vestale” della Fondazione dove lavora part time con la bibliotecaria Stefania Billai, aggiunge: «Abbiamo proposto anche i moduli dedicati alla matematica con un successo inaspettato, hanno aderito 156 docenti di tutti gli ordini di istruzione, ora stiamo valutando di fare la stessa cosa per la Storia, c’è una grande richiesta sostenuta dall’attivismo di Francesca Piras». Del consiglio d’amministrazione fa parte il figlio dello scrittore, Francesco Dessì Fulgheri, 76 anni, ordinario di Zoologia a Firenze, direttore della rivista Ethology Ecology & Evolution. Dice: «I premi letterari in genere non godono di grande considerazione. Quello intitolato a mio padre è un’eccezione: la composizione della giuria sempre di alto livello, presieduta da studiosi capaci, ma anche conoscitori dell’opera di Dessì. Il grande numero di premiati nelle varie sezioni consente di constatare che le scelte sono state sempre molto valide (e spesso particolarmente azzeccate), mai condizionate dal mercato. Noto il coinvolgimento culturale di Villacidro. I primi premi radunavano a fatica pochi intimi, oggi il premio è Italia, Europa, mondo, con istituzioni e Fondazione di Sardegna. La partecipazione è crescente».

MACCHINA UNDERWOOD. La casa dove lo scrittore trascorse «gli anni felici e inquieti dell’adolescenza» e dove cominciò a scoprire poeti e filosofi è al centro del paese. Un bel patio con acciottolato, al primo piano lo studio con migliaia di libri, tutte le edizioni di “Paese d’ombre”, la macchina per scrivere americana Underwood, il biglietto da visita “Prof. Dr. Giuseppe Dessì, Provveditore agli Studi di prima classe, Comandato presso l’Accademia nazionale dei lincei, Via della Lungara 230, Roma, telefono 655024”. A Roma sembra di vedere Dessì dialogare con Maria Lai. Libri e quadri. E un volume su Dessì pittore con la mostra del 2010 e giudizi critici di Maria Paola Dettori, Dante Crobu. Anna Dolfi scrive: «Dessì traccia foglie che il lapis muta, mimando il passaggio del tempo e delle stagioni». E aggiunge: «Come un dipinto sul fondo nero della tela/notte che come nella Notte stellata di Van Gogh sembrano preludere a una rigenerazione del mondo». Lusci: «Nel nome di Dessì puntiamo a creare anche una pinacoteca. Ci possiamo riuscire, lavoro con consiglieri capaci ed entusiasti per far crescere Villacidro nel nome della cultura».



Primo piano
I volti della gig economy

L’ordinanza anti-afa, i rider: «Se non lavoriamo non si vive»

di Francesco Zizi
Le nostre iniziative