La Nuova Sardegna

Giuliana De Sio: «La comicità e l’ironia contro il conformismo»

di ALESSANDRO PIRINA
Giuliana De Sio: «La comicità e l’ironia contro il conformismo»

Intervista con l’attrice campana in Sardegna con lo spettacolo “Le signorine”

18 gennaio 2020
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È stata diretta dai più grandi maestri del cinema, ha affiancato i big del palcoscenico, si è divisa con successo tra piccolo e grande schermo. Ma è il teatro lo spazio in cui - negli ultimi anni - Giuliana De Sio ottiene le maggiori soddisfazioni. Ogni sera l’attrice campana mette in scena il suo spettacolo, “Le signorine”, con al fianco Isa Danieli, la grande signora del teatro napoletano, e ogni sera è un tripudio di applausi, risate di pancia ma anche risate amare. E così sarà anche la prossima settimana, quando la carovana delle “Signorine” farà tappa a Cagliari, al Teatro Massimo, dove lo spettacolo sarà in scena dal 22 al 26 gennaio, all’interno del cartellone del Cedac.

“Le signorine” è un testo tragicomico che ha scovato lei.

«Io sono sempre alla ricerca di cose da fare. Da un po’ di anni non aspetto che mi facciano proposte ma sono io l’unica che può decidere cosa fare. Da quando ho preso questa decisione - incrociando le dita - non ho sbagliato un colpo. I testi devono venire da me. E così è accaduto con “Le signorine”. Ero a un concerto di mia sorella (Teresa De Sio, ndr) e ho conosciuto Gianni Clementi. Mi avevano detto: “Guarda che lui scrive molto bene”. Clementi mi ha parlato di un testo con la storia di due sorelle pazze e zoppe. Mi ha colpito e gli ho chiesto di inviarmelo. Quando mi è arrivato ho riso per tutto il tempo. Ridere in quella maniera per un’ora e mezza è un qualcosa di straordinario. E ho iniziato a lavorarci sopra».

Il testo originario è in romanesco ma lei ha deciso di tradurlo in napoletano.

«Mi sono consultata con l’autore per verificare se potesse essere tradotto. Ci abbiamo lavorato e ha così assunto una valenza più potente. Ma dal mio punto di vista mancava l’elemento tragico. La comicità della commedia derivava dalla situazione di disabilità delle due protagoniste e, siccome tra le righe c’era anche la tragedia, allora abbiamo introdotto degli elementi che annerissero un po’ la storia: sogni e atmosfere che conducono lo spettatore dal grasso della risata a una dimensione più onirica, più crepuscolare, fino ad arrivare alla tragedia. L’idea di mischiare questi due tempi nella storia si è rivelata molto avvincente. Nel primo tempo la gente si sbellica dalle risate e nel secondo si sente in colpa per avere riso così tanto».

Ed è stata lei a volere al suo fianco Isa Danieli.

«Questo baraccone l’ho messo in piedi tutto io. E ne sono molto soddisfatta, perché va al di là della sola partecipazione attoriale, che non è poco. In questa operazione ho coinvolto Isa, l’intera produzione. È uno spettacolo molto mio, con una meravigliosa regia di Pierpaolo Sepe, musiche bellissime, luci che fanno balletti. In scena siamo in due ma sembriamo in dieci».

In un’intervista ha detto che più volte a teatro si è annoiata: qual è la chiave per riuscire ad ottenere l’attenzione del pubblico?

«Io mi identifico molto nel pubblico e aborro la noia. Ho giurato che mai nessuno si sarebbe annoiato con un mio spettacolo. Se uno ha la cazzimma, come si dice a Napoli - e io e Isa ce l’abbiamo. Se uno ha ore e ore di palcoscenico - e io e Isa le abbiamo. Se uno ha un po’ di follia e un certo dono per la recitazione - e io e Isa li abbiamo. Se poi hai l’intelligenza di riuscire ad arrivare al pubblico, perché ci sono certi spettacoli talmente concettuali che non ci riescono, allora il problema non sussiste. Io amo il teatro di grande intrattenimento e intelligente. Per questo bisogna trovare i testi. Per anni ho portato in scena, anche in Sardegna, “Notturno di donna con ospiti” di Annibale Ruccello, che pur non essendo pop, era un autore intellettuale, ma di quell’intellettualità che non annoia. Ruccello è il massimo dei massimi, ma posso dire che “Le signorine” è ancora più coinvolgente. Io ci ho messo il mio zampino, l’ho un po’ ruccellizzato. D’altronde anche Ruccello viveva di contraddizioni, non stava a badare se una cosa potesse essere politicamente scorretta. Era un uomo libero».

Oggi è più difficile essere politicamente scorretti?

«Oggi c’è un conformismo che fa paura. Stanno ammazzando l’ironia, la satira. L’ironia può essere di grande aiuto per sfatare i luoghi comuni, ma oggi c’è una sorta di bavaglio, non si può più scherzare su niente».

Lei è un’attrice brillante, dalla battuta pronta, ma quasi sempre cinema e tv hanno preferito darle ruoli drammatici.

«I ruoli brillanti li ho avuti, ho lavorato con Troisi, con Nuti, anche se i comici erano loro. In teatro è più facile scegliere, in tv meno. Ci sono i comici e le fidanzate dei comici».

La sua carriera inizia in tv, con “Una donna”. Poi “Le mani sporche” di Petri, “Cuore” di Comencini, “La piovra”. C’è differenza con le fiction di oggi?

«Sono due mondi paralleli. La tv di una volta era educata, colta, educativa, perbene. Forse anche troppo. Di certo non era mai volgare né urlata. La tv di oggi non devo essere io a dire com’è. L’ho fatta e la faccio. Io cerco di dare il massimo anche in contesti non congeniali e ne esco a testa alta. Ma sono felice di avere lavorato per quella tv venduta in tutto il mondo, diretta da Petri e Comencini, al fianco di Mastroianni, con le musiche di Morricone, con direttori della fotografia da Oscar. Insomma, ho fatto i grandi sceneggiati e anche la tv trash ma sempre con ruoli belli».

Sordi, Gassman, Manfredi, Mastroianni, Troisi, Lino Ventura, Lizzani. Ha avuto la fortuna di lavorare con i più grandi.

«Finché sono stati vivi l’ho potuto fare».

Tra i film anche “Speriamo che sia femmina” di Monicelli con un cast stellare: Deneuve, Ullmann, Noiret, Sandrelli.

«È un film di culto da cui stanno traendo testi per farci degli spettacoli. Sono felice di esserci stata dentro. È così difficile fare film che restano, io possono vantarmi di averne fatto due o tre».

A teatro è stata diretta anche da Lina Wertmuller, che sulle quote rosa nel cinema ha detto: «Non c’è distinzione tra uomo e donna, ma tra registi bravi e non bravi».

«Nell’arte non ci possono essere quote rosa. L’arte è arte e quando parliamo di professionisti come gli attori e i registi che abbiamo nominato non c’è alcuna distinzione tra uomo e donna. Ha ragione Lina».

Che cosa lega Giuliana De Sio alla Sardegna?

«Oltre il mare, il teatro. Sono venuta tre anni fa in inverno. Fu un momento di massima gloria per la grande accoglienza, ma non posso dimenticare il freddo che ci attanagliava nei teatri».



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