La Nuova Sardegna

Come Vivian Maier: ritrovate a Orani le splendide foto in bianco e nero del ciabattino del paese

di Paolo Curreli
La giostra in un giorno di festa a Orani: una delle foto ritrovate di Antonio Piu
La giostra in un giorno di festa a Orani: una delle foto ritrovate di Antonio Piu

Gli scatti di Antonio Piu (1921-2005), scoperti in uno scatolone polveroso, ritornano alla luce in una esposizione a Firenze. Raccontano decenni di una comunità e le vicende di una persona eclettica

18 gennaio 2020
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SASSARI. Tutto comincia da un polveroso scatolone pieno di negativi fotografici ritrovato a Orani. E subito ritorna in mente il fortunoso ritrovamento che ha portato alla notorietà internazionale le foto di Vivian Maier, bambinaia anonima con l’hobby della Rolleiflex, diventata, a qualche anno dalla sua morte e dopo la scoperta del suo lavoro decennale e sconosciuto, una star della street photography. Ma se le immagini di Vivian raccontano la metropoli americana del secondo dopoguerra, dalla scatola di cartone di Orani è saltato fuori un universo contadino e pastorale che affronta, in quegli stessi decenni, un profondo cambiamento. Se la Maier era la tata che curava i bambini delle famiglie borghesi di New York; l’autore degli scatti ritrovati a Orani era il ciabattino, orologiaio e naturalmente fotografo del paese. Si chiamava Antonio Piu, classe 1921 e scomparso nel suo paese nel 2005.

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FINE ANNI ’60. «Era un personaggio eclettico, curioso e affascinato dalla tecnica e dalla modernità, una figura comune in tutti i piccoli paesi, dove la gente era abituata a cavarsela, perché gli specialisti erano cari e lontani», spiega Angelino Mereu, oranese, che ha vissuto tutta la sua vita lavorativa a Firenze, scrittore e ricercatore appassionato della vita di Orani a cui ha dedicato diversi libri, artista e collezionista di una sterminata raccolta di immagini e pubblicazioni sulla Sardegna e – se non bastasse– anche presidente dell’Associazione culturale sardi di Toscana che alle foto di Piu ha dedicato una mostra a Firenze e una prossima a Siena. «Alla fine degli anni ’60 due ragazzi di Orani scelsero di aprire un laboratorio fotografico e Antonio Piu decise di passare la mano regalando i materiali alle nuove leve – racconta Mereu –. Tra cui il famoso scatolone che dopo essere stato dimenticato per decenni arrivò nelle mani di Angelo Tolu socio del nostro circolo di Siena. Tziu Antoni era un fotografo assolutamente autodidatta, per le foto tessera, che erano la maggior parte del suo lavoro, non usava fondali o lampade, ma la finestra del suo laboratorio di ciabattino. Veniva ingaggiato per matrimoni e battesimi e gli altri avvenimenti che scandivano la semplice vita del paese».

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GRANDE EMPATIA. Eppure le foto di Antonio per quanto naif hanno un alto grado documentale ed esprimo una grande empatia nei confronti dei suoi compaesani. Sono immagini da scoprire concentrandosi sui particolari. La felicità della bambina sulla giostra montata su un prato di periferia, gioia colta al volo in una giornata di festa per il paese, quando tutti vestono l’abito buono e l’atmosfera è di divertimento. Lo sconforto del bambino che non trattiene le lacrime, assolutamente a disagio con la salopette nuova e il colletto bianco, da paragonare alla tranquillità di un altro bambino in sella alla cavalla che, probabilmente, portava il padre a lavoro sui campi. L’orgoglio del giovane che si fa ritrarre accanto alla nuovissima Seicento.

SPACCATO DI VITA. «Sono circa 1300 scatti – dice Mereu –, la testimonianza del vissuto di Orani anche se molti negativi risultano purtroppo irrimediabilmente rovinati, sono in grado tuttavia di offrire uno spaccato di vita oranese per un lungo arco di tempo, insieme descrivono quello spirito di comunità che ha sempre segnato i ritmi di vita dei paesi in Sardegna. Da questo materiale sono stati selezionati, per la mostra di Firenze, alcuni scatti per fototessera databili al 1966. Sono foto che ritraggano bambini di 10 o 11 anni, e quindi nati nel 1955 e nel 1956, e probabilmente furono scattate per i documenti necessari all’iscrizione alla prima media. Le foto scelte per la mostra sono in grado di raccontare l’attività di Piu sia la storia di quella generazione».

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CURIOSO DELLA NATURA. Naturalmente la vicenda di Antonio Piu e del suo paese, come in tutti i “Macondo” della storia e della letteratura, ha uno sviluppo inaspettato che premia il genio di tziu Antoni: «Era un uomo intelligente e un curioso della natura con una grande passione, la mineralogia – racconta Angelino Mereu– . Girava per le campagne in cerca di minerali da analizzare e classificare. E questa passione gli ha cambiato la vita e ha lasciato un segno indelebile per la comunità di Orani. Alla fine degli anni ’80, infatti, Antonio Piu individuò un giacimento di feldspati, minerali di primaria importanza per la produzione della ceramica di qualità. Segnalò la sua scoperta a un’azienda di Sassuolo e, per le informazioni fornite, venne ricompensato con un vitalizio».

FARE CULTURA. E così Antonio Piu smise di fare il fotografo, l’orologiaio e il ciabattino e, per il resto dei suoi giorni, visse di rendita, mentre a Orani venne avviata un’attività estrattiva che, ancora oggi, dà lavoro a diverse persone. In questi anni nel paese è nata “Fare cultura”, una associazione che ha nel nome un progetto chiaro, che già nel 2017 si era occupata di riscoprire la figura di questo uomo straordinario e che nel futuro più prossimo vorrebbe creare uno spazio dedicato ad Antonio Piu, alla sua vita fatta di ingegno e curiosità e che possa anche accogliere le altre migliaia di negativi ancora da stampare e da scoprire.
 

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