La Nuova Sardegna

Nell’album di Beppe Dettori melting pot di suoni e canti

di Andrea Massidda
Nell’album di Beppe Dettori melting pot di suoni e canti

L’artista stintinese presenta a Sassari il nuovo disco “S’incantu ’e sas cordas” Un mix tra brani tradizionali di tutto il mondo inciso con l’arpista Raoul Moretti

23 gennaio 2020
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SASSARI. Otto tracce emozionanti nelle quali, come in un meraviglioso meltin pot musicale, alcuni capisaldi del repertorio tradizionale sardo si mescolano con canzoni popolari celtiche, melodie mediterranee e celeberrime canzoni sudamericane. Con il risultato di restituirci già dal primo ascolto un cocktail sonoro molto saporito e da gustare lentamente. Tutto grazie agli ingredienti contenuti nell’album “S’incantu ’e sas cordas”, ultimo lavoro discografico del cantante e chitarrista di Stintino Beppe Dettori, ex voce dei Tazenda, che dopo una breve sosta per quanto riguarda le produzioni personali ora torna alla ribalta con un’opera davvero notevole realizzata insieme a un virtuoso dell’arpa elettrica ed elettronica come l’italo-svizzero Raoul Moretti. L’album, inciso dal vivo nel dicembre del 2018 al Teatro Alidos di Quartu e pubblicato da Undas Edizioni Musicali, sarà presentato per la prima volta a Sassari giovedì 30 gennaio alle 20.30 nei locali del Vecchio Mulino, in via Frigaglia.

Il fatto che i due artisti (nel disco affiancati per tre pezzi dal fisarmonicista Manuel Rossi Cabizza) abbiano scelto di proposito di sfornare un album live invece che realizzato in studio, non è un caso. La verità è che, come s’intuisce ben presto, l’alchimia di questo progetto trova la sua naturale dimensione proprio nei concerti dove trovano spazio improvvisazioni, atmosfere sonore liquide, canto armonico e uso della voce come strumento e veicolo emozionale.

Se di Beppe Dettori anche i bambini conoscono le capacità artistiche e la curiosità di esplorare sempre altre galassie musicali, meno noto – per lo meno al grande pubblico – è Raoul Moretti, tuttavia diventato famoso per le sue incursioni in differenti mondi musicali (dal pop-rock alla world music, dall’elettronica, alla nu-dance, dalla classica all’improvvisazione pura) e in altre forme di arte , ma anche per le sue performance in ambienti diversi come teatri, club, stazioni, strade e persino ospedali. Ciò che più conta, però – almeno in questa sede – è che tra i due musicisti artefici di “S’incantu ’e sas cordas”, album nato da una vecchia collaborazione trasformatasi poi in amicizia e stima reciproca, siano perfettamente affiatati. E questo feeling artistico emerge sin dal primo brano, intitolato “Pordosol/Fleurs”, ma che a ben sentire non è altro che una deliziosa versione di “Greensleeves”, frose il più famoso brano folk inglese (la leggenda narra che nel Cinquecento Enrico VIII l’avrebbe composto per Anna Bolena) ma che Dettori esegue cantando in portoghese e francese. Un assaggio delle contaminazioni che caratterizzano il disco.

Tanto è vero che la seconda traccia “Tuva e Tula” è brano originale che racconta sostanzialmente quanto sia breve la distanza culturale tra la Repubblica al confine tra Siberia e Mongolia e il paesino sardo che si maffaccia sul Coghinas. Poi si entra nel vivo con “S’incantu”, composizione divisa in due parti in cui l’arpa elettrica di Moretti è suonata con tecniche non convenzionali su cui si innesta la vocalità di Dettori, che usando la tecnica del gibberish canta e vocalizza suoni anglofoni e orientali. Incantevole. Esattamente come il mix sapientemente trasformato tra “Habanera Gris” di Alfredo Rolando Ortiz e il brano tradizionale “La Corsicana”, che introduce in qualche modo al trittico in omaggio a Maria Carta (“Deu ti salvet Maria”, “A bezzos de iddha mia” e “Ballu”). Merita una citazione anche la bella versione del pezzo popolare irlandese “Star of the county down” fuso con l’inedito “Fiza”, anch’esso cantato in sardo.

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