La Nuova Sardegna

Gli anni d’oro a Milano con Gaber e Buzzati

di Roberta Sanna
Gli anni d’oro a Milano con Gaber e Buzzati

Intervista a Cochi Ponzoni, che insieme a Paola Quattrini porta in tournée in Sardegna lo spettacolo “Quartet”

24 gennaio 2020
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SASSARI. «La situazione è quella di quattro anziani artisti ancora molto vitali e belligeranti, che si scontrano tra il passato e un futuro improbabile, data l’età, con tutti i risvolti comici della vecchiaia, ma senza patetismi». Cochi Ponzoni, raggiunto al telefono, sintetizza in due righe il nucleo della commedia “Quartet” di Ronald Harwood, che lo vedrà con Giuseppe Pambieri, Paola Quattrini ed Erica Blank sul palcoscenico del Comunale di Sassari mercoledì 29 (e poi a seguire a Tempio, Macomer, Carbonia e Sinnai). «Siamo in una casa di riposo per cantanti lirici – racconta l’attore. All’inizio tre personaggi ricordano il loro passato con un po’ di sberleffi reciproci, poi giunge notizia dell’arrivo di un’altra cantante, ex moglie in un burrascoso matrimonio con uno di loro. Il clima si fa incandescente, ma poi porta all’idea di esibirsi in occasione del compleanno di Giuseppe Verdi, con il quartetto del Rigoletto, pietra miliare della loro carriera».

La commedia è stata ambientata in Italia. “È un umorismo universale, scaturisce dalla situazione – sottolinea Cochi - non è raffreddato all’inglese. Il mio personaggio in particolare sciocca un po’ il pubblico perché è un erotomane, anche se poi si capirà che è uno di quelli che parla parla, ma combina poco». Il regista Patrick Rossi Gastaldi ha pensato di rimetterla in scena con questo importante quartetto di attori, centrando un tema gradito alle platee della prosa. “Effettivamente il pubblico la trova molto interessante oltre che divertente – spiega Cochi. In qualche modo chi ha una certa età si vede rispecchiato in questi personaggi. E i giovani vedono invece i loro nonni o genitori in là con gli anni raccontati in modo tutt’altro che triste, e colgono un lato diverso di questa condizione comune a tutti. E poi l’atto catartico del teatro funziona. Nel mostrare una vecchiaia così attiva e vitale offre uno stimolo piacevole negli spettatori più attempati, spesso in maggioranza. Sarà per questo che siamo al secondo anno di tournèe con un buon successo, da Roma a Milano fino a Cervia, dove siamo adesso. L’atmosfera è insomma molto bene accetta. Rappresentiamo tutti e quattro dei personaggi molto precisi, molto ben scritti, ed è un divertimento farlo. Penso che in una società sempre più anziana sia giusto e necessario che si parli della vecchiaia a teatro con una visione meno drammatica».

Recentemente è uscito il libro “Cochi e Renato. La biografia intelligente”, che ripercorre la carriera del famoso duo. “Io non l’ho letta – confessa l’attore. Sono molto restio, non mi va di guardarmi da giovane. Ci sono un po’ di freni, insomma. Ho fatto una lunga intervista con gli autori, che hanno raccolto testimonianze di molti artisti e persone del periodo. L’hanno letto però mia moglie e anche mia figlia venticinquenne, dicono che è scritto molto bene, ed è divertente e interessante, perché riguarda un’epoca di Milano che in molte parti è ancora sconosciuta. Per quanto mi riguarda hanno contato molto gli inizi, quando ancora non facevamo questo mestiere e frequentando le osterie milanesi incontravamo pittori come Manzoni, Fontana, scrittori come Buzzati, Bianciardi, e grandi giornalisti. Poi la vicinanza con i Mantegazza. Avevano una galleria d’arte che è stata la fucina del cabaret milanese. Io e Renato abbiamo cominciato ad esibirci durante i vernissage, dove c’erano Paolo Poli, Gaber, Jannacci, Bruno Lauzi. Abbiamo vissuto insomma un momento di grande fermento culturale e per nostra fortuna assorbito situazioni che hanno influito molto, anche come scuola di vita. Erano tutti dei morti di fame, ma dei gran geni. E questo ci ha dato l’input e il coraggio per fare delle cose che all’epoca erano anche un pochino rischiose».

«Finita questa commedia – conclude Cochi – ho dei progetti cinematografici, e c’è la possibilità con Renato di tornare a fare qualcosa insieme. Nonostante la stagione, come dicevamo una volta, nonostante gli anni, in occasione della riapertura del Teatro Lirico, che sarà dedicato a Giorgio Gaber, forse ci ritaglieremo qualcosa, così, giusto per ricordare che siamo ancora vivi.”



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