Shoa, lo scrittore Moni Ovadia in Sardegna per il Giorno della memoria
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Moni OvadiaAnche quest’anno la Fondazione di Sardegna ricorderà “La giornata della memoria”, con due iniziative teatrali negli auditorium di Cagliari e di Sassari
25 gennaio 2020
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SASSARI. Anche quest’anno la Fondazione di Sardegna ricorderà “La giornata della memoria”. Lo fa con due iniziative teatrali negli auditorium di Cagliari (via San Salvatore da Horta 2) e di Sassari in via Carlo Alberto 7. Entrambi gli spettacoli si terranno alle 21: a Cagliari martedì 28 gennaio e a Sassari mercoledì 29. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti. “Carta Bianca”, è un recital/monologo con il quale Moni Ovadia intratterrà il pubblico attraverso riflessioni, letture e storielle ispirate al suo vastissimo repertorio. L'attore va a braccio, ma con un filo conduttore che parte da una riflessione sulla società contemporanea che, negli ultimi quattro decenni, si è sviluppata espropriando la vita di ogni senso.
«Si parte dalla Carta Bianca – afferma l’autore parlando del suo monologo – per restituire un senso alla realtà. Le religioni monoteistiche hanno sancito la sacralità della vita e l’inviolabilità della dignità umana, ma tutto questo è andato perduto per mezzo di un sistema capitalistico selvaggio». Un sistema che limita la vita al solo atto di produrre e consumare, anzi “a consumare ancora prima di produrre – aggiunge Ovadia – per poi chiederci di andare via il prima possibile in silenzio, senza dare neanche troppo disturbo”.
Dare carta bianca a Moni Ovadia significa quindi lasciarlo libero di spaziare tra i tanti temi a lui cari che da anni porta in scena sui palcoscenici d’Italia, come la dignità umana, la libertà, il dramma del precariato.
«Si parte dalla Carta Bianca – afferma l’autore parlando del suo monologo – per restituire un senso alla realtà. Le religioni monoteistiche hanno sancito la sacralità della vita e l’inviolabilità della dignità umana, ma tutto questo è andato perduto per mezzo di un sistema capitalistico selvaggio». Un sistema che limita la vita al solo atto di produrre e consumare, anzi “a consumare ancora prima di produrre – aggiunge Ovadia – per poi chiederci di andare via il prima possibile in silenzio, senza dare neanche troppo disturbo”.
Dare carta bianca a Moni Ovadia significa quindi lasciarlo libero di spaziare tra i tanti temi a lui cari che da anni porta in scena sui palcoscenici d’Italia, come la dignità umana, la libertà, il dramma del precariato.