Lo sterminio dei gay nei lager nazisti
Oggi al Maxxi di Roma la proiezione del film di Giovanni Coda “Il rosa nudo”
26 gennaio 2020
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ROMA. La Storia e le sue storie dimenticate. Nel programma del Giorno della memoria 2020, organizzato a Roma dal Maxxi, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, trova spazio anche il lungometraggio di Govanni Coda “Il rosa nudo”. La proiezione è in programma oggi, presente il regista cagliaritano che nel 2013 ha realizzato questo film unico al mondo a raccontare l’eccidio degli omosessuali durante la Seconda guerra mondiale.
Girato tra Quartu Sant’Elena e Siliqua, “Il rosa nudo” si ispira alla vicenda dello scrittore francese Pierre Seel. Arrestato dai nazisti all’età di 17 anni con l’accusa di omosessualità, Pierre Seel venne internato in vari campi di concentramento. Deportato nel lager di Schirmeck, torturato e violentato, fu costretto ad assistere impotente all’atroce morte del suo compagno. Alla liberazione non parlò con nessuno della sua drammatica esperienza, si sposò ed ebbe tre figli. Nel 1982, indignato per i violenti attacchi contro i gay da parte del vescovo di Strasburgo, decise di scrivere la sua autobiografia e di denunciare le atrocità subite. Nel film vengono ricordate le testimonianze di altre vittime della persecuzione nazista contro gli omosessuali e gli esperimenti pseudo-scientifici ai quali molti di loro vennero sottoposti da parte del medico delle SS Carl Peter Vaernet.
“Il rosa nudo” ha partecipato a tantissimi festival in tutto il mondo ottenendo diversi riconoscimenti. Si tratta anche del primo lungometraggio di Giovanni Coda e capitolo iniziale di una trilogia sul tema della violenza che il regista cagliaritano ha proseguito con “Bullied to Death”, sul bullismo, e prevede di completare con il film “La sposa nel vento” incentrato sul femminicidio. (f.c.)
Girato tra Quartu Sant’Elena e Siliqua, “Il rosa nudo” si ispira alla vicenda dello scrittore francese Pierre Seel. Arrestato dai nazisti all’età di 17 anni con l’accusa di omosessualità, Pierre Seel venne internato in vari campi di concentramento. Deportato nel lager di Schirmeck, torturato e violentato, fu costretto ad assistere impotente all’atroce morte del suo compagno. Alla liberazione non parlò con nessuno della sua drammatica esperienza, si sposò ed ebbe tre figli. Nel 1982, indignato per i violenti attacchi contro i gay da parte del vescovo di Strasburgo, decise di scrivere la sua autobiografia e di denunciare le atrocità subite. Nel film vengono ricordate le testimonianze di altre vittime della persecuzione nazista contro gli omosessuali e gli esperimenti pseudo-scientifici ai quali molti di loro vennero sottoposti da parte del medico delle SS Carl Peter Vaernet.
“Il rosa nudo” ha partecipato a tantissimi festival in tutto il mondo ottenendo diversi riconoscimenti. Si tratta anche del primo lungometraggio di Giovanni Coda e capitolo iniziale di una trilogia sul tema della violenza che il regista cagliaritano ha proseguito con “Bullied to Death”, sul bullismo, e prevede di completare con il film “La sposa nel vento” incentrato sul femminicidio. (f.c.)
