La Nuova Sardegna

Addio a Flavio Bucci, un geniale ribelle

di Fabio Canessa
Addio a Flavio Bucci, un geniale ribelle

L’attore si è spento per un malore a 72 anni. Ha lavorato con Petri e Monicelli, in tv ha interpretato il pittore Ligabue

19 febbraio 2020
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SASSARI. Genio e sregolatezza, il George Best del cinema italiano. Un po’ come il campione nordirlandese aveva dichiarato di aver speso gran parte dei suoi soldi in donne, alcol e droga. Aggiungendo: per fortuna. Senza nascondere i propri errori il ribelle Flavio Bucci guardava alla sua vita senza rimpianti, anche se dal punto di vista professionale con il suo talento avrebbe meritato un percorso ancora più importante.

Impegnato in questo periodo in teatro, da mesi girava l’Italia con lo spettacolo autobiografico “E pensare che ero partito così bene…” in cui raccontava proprio la sua vita di successi ed eccessi, l’attore è morto per un malore improvviso. Avrebbe compiuto 73 anni a maggio. Nato a Torino, ma da una famiglia molisano-pugliese, Bucci ha recitato in decine di film e di progetti televisivi. Facendosi notare non solo nei ruoli da protagonista. Gli bastavano anche poche scene per non passare inosservato, tanto che il personaggio con il quale è entrato maggiormente nell’immaginario collettivo è quello del prete brigante Don Bastiano in “Il marchese del Grillo” di Mario Monicelli. Secondario rispetto al personaggio di Alberto Sordi, ma ugualmente indimenticabile. A lanciare la carriera nel cinema di Flavio Bucci, dopo la formazione nella scuola del Teatro Stabile di Torino, è il grande Elio Petri che lo fa debuttare nel 1971 in “La classe operaia va in paradiso” nei panni di un collega dell’operaio interpretato da Gian Maria Volonté. Due anni dopo Petri punta totalmente su di lui affidandogli il ruolo da protagonista in “La proprietà non è più un furto”.

Altro regista che ha fatto del cinema uno strumento di ricerca sul piano civile e con il quale Bucci collabora più di una volta è Giuliano Montaldo. In particolare da sottolineare la sua presenza in “L’Agnese va a morire” del 1976. Dello stesso anno è “Quelle strane occasioni” un film a episodi con il primo (dal titolo “Italian Superman”) diretto dal cagliaritano Nanni Loy e nel cast l’attore che poi l’anno seguente girerà anche un lungometraggio in Sardegna: “Dove volano i corvi d’argento” dell’olbiese Piero Livi, con riprese concentrate a San Pantaleo. Tra gli altri film dove interpreta il ruolo principale ci sono “Maledetti vi amerò” di Marco Tullio Giordana, vincitore del Pardo d’Oro al Festival di Locarno nel 1980, e “Uomini e no” di Valentino Orsini basato sul romanzo di Elio Vittorini. Da ricordare anche la sua presenza in “Suspiria” di Dario Argento, “Sogno di una notte d’estate” di Gabriele Salvatores, “Secondo Ponzio” di Luigi Magni e, facendo un salto in avanti negli anni, quella per “Il divo” di Paolo Sorrentino dove interpreta Franco Evangelisti, fedele scudiero di Andreotti.

Ma ripercorrendo la carriera di Flavio Bucci non si può fare a meno di citare anche i suoi progetti per la televisione, a cominciare dallo sceneggiato “Ligabue” diretto da Salvatore Nocita, e trasmesso sulla Rai nel 1977, dove offre una grande interpretazione nei panni del pittore Antonio Ligabue. Sempre per il piccolo schermo da ricordare la miniserie “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” tratta dal romanzo di Gadda e “La piovra” di Damiano Damiani che nel 1984 ha dato il via alla celebre saga. Flavio Bucci è stato anche apprezzato doppiatore, in particolare la voce di John Travolta in due film iconici come “La febbre del sabato sera” e “Grease”.

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