La Nuova Sardegna

Il nuovo Pietro Soddu dall’impegno politico alle poesie d’amore

di Giacomo Mameli
Il nuovo Pietro Soddu dall’impegno politico alle poesie d’amore

In libreria “Ma tu non pensi mai a chi ti sta pensando”,  versi intensi riemersi dagli anni della gioventù

10 marzo 2020
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SASSARI. Pietro Soddu, giovane novantenne, si cimenta per la terza volta con la poesia. Lo fa per un senso di liberazione, di condivisione. Si svela, si presenta come forse nessuno lo immaginava, perché esterna sentimenti profondi che ha coltivato e tenuto segreti per tutta la vita. Lo fa con la cifra di chi ha studiato bene i classici perché domina versi senza rima come voleva Orazio, “iucunda et idonea dicere vitae”, nelle vesti di un regista che usa parole “utili alla vita”.

In queste pagine (92, euro 8) la vita è declinata senza alcuno schermo, quasi unicamente nei piaceri e nei tormenti dell’amore. Emerge un autore che non ti aspetti ma che ti sorprende, ti coinvolge emotivamente come mai avresti sospettato. Le incertezze, forse, le ansie, le attese sono dominanti sul piacere appagante, sul feeling con la partner visto che parla di un “roseto selvatico irto di spine” essendo centrale il desiderio fisso di “sentire la musica dei sensi che riempie il silenzio”. Ma le spine sono davvero tante. Non c’è

Soddu il politico, non c’è Soddu il sindaco, il deputato, il presidente della Regione e della Provincia, non c’è Soddu l’assessore degli anni programmatici delle Rinascita. C’è un altro Soddu, quello che solo Soddu conosce, quello del romanticismo non dell’illuminismo, quello della ragion pura non della ragion pratica, quello dell’estetica, anche dell’epicureismo. Chissà quante sorprese per chi associa questa nobile figura di sardo, di un uomo del Novecento a cavallo del Duemila, all’intimità, alla passione, a “un’eternità dei cuori che ferma il tempo”. C’è il lirismo di chi “dopo la pioggia/ un sole color del miele/ si adagia sulle foglie sparse/ e le tinge di giallo e arancio” mentre “gli alberi e l’erba gioiscono/ e cantano con la voce/ di un vento leggero”.

Pietro Soddu (Benetutti 1929) aveva esordito da poeta nel 2017 per le edizioni Edes con “Il tramonto non dice sempre il vero” per bissare nel 2018 con “Il fuoco ha bruciato le siepi di confine”. Poesie dopo tanta prosa, dopo una stagione di discorsi proiettati più sul futuro che sul presente, tanti comizi e convegni da Carbonia a Porto Torres, libri di storia, drammatizzazioni teatrali attorno alla Sardegna e alla sua storia. Ora appare con “Ma tu non pensi mai a chi ti sta pensando”. La copertina in quadricromia - tra colori accesi e tenui - presenta una bella geometria di intrecci firmata da una nipote di Soddu, Vittoria, artista e regista. Il testo è diviso in due parti simmetriche, in ciascuna c’è prima un “Lei” e poi un “Lui”, la prima “Lei” che è una donna “altera, imperturbabile, distante” contrapposta a un “Lui” che non fa che sognare “i tuoi occhi” in una “seduzione senza amore”. Lei vede che “il calice dell’amore è vuoto”, Lui “si ferma dolente/ e rinuncia a varcare/ la soglia tanto desiderata”. Nella seconda parte a Lei che appare “dopo il bagliore del tramonto” si contrappone Lui “dopo l’abbandono” anche se “cerca di consolarsi/ e cancellare il dolore/ con altri amori./ Inutilmente” perché “Lei è l’alfa e l’omega/ la Cerva del Cantico dei cantici” non solo, è “la vita”. C’è l’eco di poeti francesi e italiani, dei primi romantici, talora dei crepuscolari, con una carica di sensibilità profonda. Non è una rivalsa sulla prosa.

Soddu-poeta resta fedele al Soddu-politico. Se oggi ci regala quelle degli anni giovanili (forse sigillate in cassetti di una scrivania in noce) continua a scrivere anche di temi attualissimi. Uno dei suoi ultimi interventi era centrato sul disastro-istruzione con la dispersione scolastica sarda alle stelle, testo inviato a una riunione di ex parlamentari a Isili. Ha scrtto: «La scuola ufficiale è chiamata a svolgere il ruolo che prima svolgeva la “scuola impropria” di Michelangelo Pira. Lo potrà fare solo se incorpora e fa proprie le grandi potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, solo se messa in grado di utilizzarle senza il controllo dagli attuali padroni». Se parla di nazionalismi, salviniani o tedeschi, scrive che «fanno riemergere dal passato ideologie che hanno segnato drammaticamente la storia del secolo scorso». Chi altri le fa queste analisi? Nei versi, in quest’ultima raccolta come nelle due precedenti, Soddu si rivela come mai nessuno lo avrebbe immaginato negli anni cagliaritani di Viale Trento, di Piazza Palazzo o di via Roma in Consiglio regionale o tra le sale di Montecitorio.

Soddu che compone versi sa far emergere la funzione poetica del linguaggio che resta la più esaltante, la più raffinata nel processo comunicativo. “Plura nitent in carmina”: perché - per tornare a Orazio e alla sua Ars Oratoria - è indiscutibile che una poesia “abbia più pregi” della prosa, è certo una forma più alta di espressione. Nelle ultime pagine la Lei “soffre molto/ da quando ha scoperto/ che non si può vivere in solitudine/ con le luci velate”. E Lui, di rimando: “La luce tenera/ di una giovane luna/ riporta la speranza/ che le cose, presto, cambieranno/ Non riesce ancora a credere/ che lei non pensi mai/ a chi la sta pensando”.



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