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Nel frattempo l’Italia cantava con Celentano e Lucio Battisti

Nel frattempo l’Italia cantava con Celentano e Lucio Battisti

SASSARI. Ma mentre nel mondo – in prevalenza quello anglofono – esattamente cinquant’anni fa si sfornava tanta musica straordinaria, nel nostro Paese quali dischi si producevano? E verso quali...

25 marzo 2020
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SASSARI. Ma mentre nel mondo – in prevalenza quello anglofono – esattamente cinquant’anni fa si sfornava tanta musica straordinaria, nel nostro Paese quali dischi si producevano? E verso quali artisti erano orientati i gusti degli italiani ancora in bilico tra l’impegno o l’ermetismo di certi cantautori e la musica leggera? Per capirlo basta rispolverare le classifiche dei dischi più venduti all’epoca (al primo posto c’è “Bugiardo più che mai... più incosciente che mai” di Mina), oppure quella, come si diceva allora, dei brani più «gettonati» nei juke box (per l’esattezza trionfarono “La lontananza” di Domenico Modugno e “La prima cosa bella” di Nicola Di Bari). Ma anche la graduatoria finale della trasmissione “Canzonissima” (dove nel 1970 vinse Massimo Ranieri con “Vent’anni” sorpassando di poco Claudio Villa, Orietta Berti e Iva Zanicchi) e, manco a dirlo, quella del Festival di Sanremo, dove invece s’imposero Adriano Celentano e Claudia Mori con “Chi non lavora non fa l’amore”, pezzo che in quel periodo di scioperi e rivendicazioni operaie qualcuno considerò reazionario.

Mezzo secolo fa, tuttavia, in Italia vennero pubblicati almeno due long playing di assoluta eccellenza, benché molto diversi tra loro. Uno ebbe un successo pazzesco; l’altro – pur essendo un capolavoro – finì per essere un album di nicchia. Il primo dei due è infatti “Emozioni” di Lucio Battisti, un’antologia che raccoglieva canzoni uscite soltanto in formato 45 giri. Titoli storici come “Fiori rosa, fiori di pesco”, “Il tempo di morire” (conosciuta anche come “Motocicletta 10Hp”), “Mi ritorni in mente”, “7,40”, “Dieci ragazze”, “Non è Francesca”, “Io vivrò” e, appunto, “Emozioni”. Praticamente i pezzi più conosciuti – ancora oggi cantati dai teen ager – del fortunatissimo sodalizio tra l’artista romano e il paroliere Mogol.

Il secondo album che merita di essere ricordato è invece “La buona novella” di Fabrizio De André, una delle sue opere più sentite, sicuramente misconosciuta, con i brani ispirati dalla lettura di alcuni Vangeli apocrifi. Il 14 marzo scorso Antonella Ruggiero li avrebbe dovuti interpretare a Sassari. Ma ovviamente il concerto è stato rinviato a chissà quando. (an. mass.)

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