La Nuova Sardegna

IL RICORDO di Franca Valsecchi 

L’amore per le piante e lo studio un esempio per tantissimi allievi

di IGNAZIO CAMARDA
L’amore per le piante e lo studio un esempio per tantissimi allievi

Franca Valsecchi ci ha lasciato dopo una malattia che spezzato la vita, di una donna minuta, apparentemente gracile, ma di fibra forte, come nel carattere allo stesso tempo gentile e generoso. Una...

30 marzo 2020
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Franca Valsecchi ci ha lasciato dopo una malattia che spezzato la vita, di una donna minuta, apparentemente gracile, ma di fibra forte, come nel carattere allo stesso tempo gentile e generoso. Una vita dedicata alla botanica a partire dalla sua laurea prima in Scienze Biologiche a Sassari e in Scienze Naturali a Perugia e, poi, con la lunga docenza prima nella Facoltà di Agraria e quindi nel corso di Scienze Naturali nell’Università di Sassari come professore ordinario e, per tanti anni, Presidente dello stesso corso di laurea. Contemporaneamente ha svolto una grande opera di promozione della ricerca come direttore dell’Istituto di Botanica e presidente della Società Sarda di Scienze Naturali, dirigendone anche il Bollettino, punto di riferimento anche nel dibattito sulla tutela ambientale in Sardegna.

Una ricerca, quella di Franca Valsecchi, orientata da un lato alle conoscenze di base, dando un contributo fondamentale alla sistematica di generi complessi come Anchusa, Silene, Dianthus, Genista, descrivendo numerose specie nuove per la scienza e chiarendo anche il mistero nella riproduzione del Ribes sardoum. Allo stesso tempo si è occupata degli aspetti applicativi della flora ed è un classico la sua indagine sulla flora in relazione al pascolo degli animali domestici, così come i contributi sulle varietà e forme e sul ciclo riproduttivo della quercia da sughero. Due settori ancora cruciali nell’economia dell’Isola legata alle risorse naturali.

Del 1971 è la pubblicazione nel Bollettino della Società sarda di Scienze naturali della indagine sui Biotopi di interesse vegetazionale della Sardegna della Società Botanica. Da qui ha avuto origine anche il volume sui Biotopi della Sardegna e una serie di indagini che hanno iniziato a disvelare il patrimonio complessivo dell’isola completato con le monografie delle specie endemiche, a cui ha dato un contributo fondamentale. Allo stesso tempo ha dedicato la sua attenzione alla flora e alla vegetazione con studi che possiamo definire pionieri, per la Sardegna sulla penisola di Capo Caccia, che è rimasto un classico riferimento per tutti gli studi successivi su questo argomento. Sono ugualmente essenziali studi sulla vegetazione degli stagni di Olbia e della vegetazione delle dune.

Ho conosciuto Franca Valsecchi, prima attraverso i suoi scritti, poi durante un’escursione nel Marghine e, quasi subito, a partire dal mio trasferimento a Sassari, è iniziata una collaborazione che avrebbe portato alla prima pubblicazione del volume sugli Alberi e gli arbusti spontanei della Sardegna, riedito nel 2008 e gratificato dalla Organization for Phyto-Taxonomic Investigatiion for Mediterranean Area con la medaglia d’argento come migliore opera di botanica sistematica prodotta nel 2008. Sempre con la sua collaborazione come coautrice, nel 1992, abbiamo completato lo studio sulle specie legnose.

La sua andata in pensione non ha coinciso con la dismissione dell’attività scientifica, anzi ha continuato a occuparsi di ricerche botaniche, producendo a sue spese un volume sulle Piante spontanee dei litorali rocciosi e sabbiosi, di cui oltre alle descrizioni ha realizzato le iconografie originali di grande pregio artistico. Fino a pochi mesi, rinfrancata dopo l’operazione agli occhi che le aveva riportato una buona vista, lavorava assiduamente a un volume sulle piante dei corsi d’acqua, di cui per le iconografie mi diceva di volere sperimentare, discutendone a lungo, forme nuove di rappresentazione. Il suo ricovero per la malattia alla quale non è stata in grado di opporre la necessaria resistenza, ha interrotto un lavoro assiduo sulle piante durato per oltre 60 anni.

Ora abbasserò le ali e farò quello che dicono i medici, mi aveva detto all’ospedale di Alghero. Intendendo con questo che avrebbe rinunciato al suo carattere forte e battagliero che non voleva rassegnarsi al male che aveva intaccato la fibra di una personalità con temperamento e determinazione non comune. E la pandemia del coronavirus non ha consentito che negli ultimi giorni potessimo starle vicino a testimoniare la nostra stima e il nostro affetto. Le due specie a lei dedicate, Dipsacus valsecchiae da me e Silene valsecchiae dall’amico Emanuele Bocchieri, credo siano il modo migliore, per ricordarci di Franca botanica e maestra, legandola per sempre a quel mondo che lei ha amato in modo profondo.



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