La Nuova Sardegna

A Florinas raccontò la sua rivoluzione

di Gabriella Grimaldi
A Florinas raccontò la sua rivoluzione

Nel 1999 con la moglie poetessa Carmen Yanez, grande amore della sua vita

17 aprile 2020
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SASSARI. In quella giornata di sole di giugno 1999, a pochi mesi dall’inizio del nuovo millennio, Luis Sepulveda aveva 50 anni ma a sentire i suoi racconti sembrava avesse vissuto almeno sette vite. Se ne stava seduto davanti a un bel bicchiere di vino rosso all’esterno di una sala messa a disposizione dagli amici di Florinas accanto alla moglie Carmen Yanez, che aveva accompagnato in Sardegna perché da una raccolta di sue poesie la compagnia di danza sassarese Estemporada aveva tratto uno spettacolo. L’ateneo turritano ne aveva approfittato per organizzargli una serie di incontri con i lettori in giro per l’isola.

Sarebbe dovuto essere un “principe consorte” in quel pomeriggio, dunque, ma il ruolo da comprimario non faceva per lui e così, tra una battuta e l’altra e sguardi d’intesa con la donna della sua vita, venne fuori una storia da romanzo. Un’avventura nella quale le vite dei due si incrociarono per la prima volta negli anni Sessanta in una ribollente adolescenza a Santiago del Cile. Si amarono da subito, raccontò Sepulveda, e condivisero la passione per la poesia, per la libertà e per la politica. Fu proprio quest’ultima però a separarli, 10 anni dopo, quando con un colpo di stato Pinochet salì al potere stravolgendo il Cile. Entrambi furono arrestati, lei torturata e stuprata, lui in carcere per due volte fino all’esilio. «Per molto tempo pensai che fosse morta», disse in quell’occasione guardandola negli occhi. Invece no, tutti e due avevano lasciato la loro patria, lei per la Svezia dove si era rifugiata e rifatta una vita, lui per i Paesi dell’America Latina a combattere per la democrazia, poi in Europa a militare per Greenpeace.

Ed è qui, in Spagna nel 1996, pochi anni prima di quel pomeriggio a Florinas, che i due si rincontrano. Lo sapevano da sempre che le loro vite si sarebbero incrociate un’altra volta – hanno detto entrambi sempre sul filo dell’ironia – e che sarebbe stato per sempre. Hanno scelto di vivere in Europa, nelle Asturie, perché il Cile era un ricordo struggente ma terribile. Anche per un combattente come Luis Sepulveda che la libertà se l’era guadagnata sul campo e con le storie rivoluzionarie delle sue fiabe.

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