La famiglia De André in quarantena a Portobello di Gallura
Cristiano e i suoi familiari stanno vivendo nell'abitazione che papà Fabrizio fece costruire nel 1968
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Che la Sardegna sia la sua seconda casa è risaputo da tempo. Ma che Cristiano De André stia passando anche la quarantena nella casa che tanto ama a Portobello di Gallura, località balneare nel comune di Aglientu, rafforza questa certezza. Le giornate trascorrono tranquille nella casa tanto amata anche dal padre Fabrizio, in un ambiente paradisiaco, immersi nel verde. Poca gente intorno, ovviamente, a causa di una stagione turistica che non ha avuto neanche la solita anticipazione legata al ponte pasquale E l'epidemia globale da Covid-19 imporrà il lockdown anche per il 25 aprile e il 1° maggio. Un tempo strano ma piacevole quello vissuto da Cristiano e dalla sua famiglia.
«Passare la quarantena a Portobello di Gallura – dice l'artista ligure – è sicuramente per me un momento di serenità, di aggregazione e di aiuto reciproco. Era da tanto che non stavamo così a lungo insieme ed è un'occasione per riscoprirsi, rafforzarsi e conoscersi meglio». Tutto scorre, dunque, anche grazie all'aiuto del cibo sardo che intere generazioni di De André amano da sempre. Nella loro cucina, infatti, prendono vita i piatti della tradizione gallurese (ma non solo) come la zuppa cuata e il porcetto arrosto.
Mani in pasta, anche, per preparare gli gnocchetti galluresi. Tutti piatti cari a papà Fabrizio, come raccontano orgogliosi molti degli amici sardi che frequentavano Faber tra Tempio e Aglientu. «Si cucina, si suona, si parla del più e del meno, ci si preoccupa per quello che sta accadendo, si scrive, si gioca, aspettando che tutto questo finisca», racconta ancora Cristiano De André. Che aggiunge: «Peccato non ci sia anche mio padre a condividere tutto questo con noi», l'unica nostalgia che il musicista si concede in un momento così importante per la sua famiglia. Un momento vissuto in quella che è stata la prima casa in Sardegna della famiglia, fatta costruire nel 1968 da papà Fabrizio e dove sono nati, tra l'altro, grandi dischi.
«Passare la quarantena a Portobello di Gallura – dice l'artista ligure – è sicuramente per me un momento di serenità, di aggregazione e di aiuto reciproco. Era da tanto che non stavamo così a lungo insieme ed è un'occasione per riscoprirsi, rafforzarsi e conoscersi meglio». Tutto scorre, dunque, anche grazie all'aiuto del cibo sardo che intere generazioni di De André amano da sempre. Nella loro cucina, infatti, prendono vita i piatti della tradizione gallurese (ma non solo) come la zuppa cuata e il porcetto arrosto.
Mani in pasta, anche, per preparare gli gnocchetti galluresi. Tutti piatti cari a papà Fabrizio, come raccontano orgogliosi molti degli amici sardi che frequentavano Faber tra Tempio e Aglientu. «Si cucina, si suona, si parla del più e del meno, ci si preoccupa per quello che sta accadendo, si scrive, si gioca, aspettando che tutto questo finisca», racconta ancora Cristiano De André. Che aggiunge: «Peccato non ci sia anche mio padre a condividere tutto questo con noi», l'unica nostalgia che il musicista si concede in un momento così importante per la sua famiglia. Un momento vissuto in quella che è stata la prima casa in Sardegna della famiglia, fatta costruire nel 1968 da papà Fabrizio e dove sono nati, tra l'altro, grandi dischi.