La Nuova Sardegna

Addio a Piccoli, icona del cinema d’autore

di Fabio Canessa
Addio a Piccoli, icona del cinema d’autore

Si è spento a 94 anni il grande attore che ha lavorato con Buñuel, Godard, Resnais, Hitchcock, Ferreri e Moretti

19 maggio 2020
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Buñuel, Godard, Resnais, Ruiz, Hitchcock. Sono soltanto alcuni dei grandi registi con i quali ha lavorato Michel Piccoli. L’attore francese, scomparso a 94 anni, è stato un gigante del cinema europeo recitando in oltre duecento film nel corso di una lunga carriera iniziata al termine della seconda guerra mondiale e andata avanti sino al 2014, anno che segna la sua ultima apparizione al cinema con il lungometraggio “Le gout des myrtilles”, diretto da Thomas de Thier.

Un percorso artistico legato anche all’Italia, lui che per parte di padre aveva origini italiane, con importanti collaborazioni con autori che hanno fatto la storia del nostro cinema. A cominciare da Marco Ferreri, con il quale stringe un sodalizio che si sviluppa attraverso sette film: dall’indimenticabile “Dillinger è morto”, in cui è attore protagonista, a “L’ultima donna”, dove recita al fianco di Gerard Depardieu e Ornella Muti, passando per “L’udienza”, “La cagna”, “Non toccare la donna bianca”, “La grande abbuffata” (il film più noto di Ferreri) e l’ultimo lavoro insieme, “Come sono buoni i bianchi”. Tra gli altri registi italiani che lo hanno diretto ci sono maestri come Elio Petri che in “Todo modo” gli affida la parte del personaggio chiamato Lui (chiaramente ispirato alla figura di Andreotti nel grottesco film sulla Democrazia cristiana), Ettore Scola, per il quale veste i panni di Luigi XVI in “Il mondo nuovo”, Marco Bellocchio che gli regala uno dei ruoli più importati della sua carriera in “Salto nel vuoto”, tanto che Piccoli viene premiato al Festival di Cannes del 1980 come miglior attore. Con Bellocchio si ritrova due anni dopo per “Gli occhi, la bocca”, stesso periodo in cui recita per Liliana Cavani in “Oltre la porta”. Ancora al servizio di registi italiani da ricordare la partecipazione a “Diabolik” di Mario Bava, con l’attore che interpreta l’ispettore Ginko in questa trasposizione dell’omonimo fumetto, e facendo un salto in avanti negli ultimi anni della sua carriera il ruolo da protagonista in “Habemus Papam” di Nanni Moretti che gli è valso anche un David di Donatello per l’interpretazione di un tormentato cardinale eletto papa.

Ma parlando di un attore francese non si può fare a meno di ricordare i suoi tanti lavori con grandi registi connazionali. Da Jean Renoir che lo dirige in “French Cancan” al celebre ruolo che gli affida Jean-Luc Godard, al fianco di Brigitte Bardot, nel film “Il disprezzo”, grazie al quale otterrà grande popolarità. E poi le collaborazioni a metà degli anni Sessanta con Alain Resnais per “La guerra è finita”, Roger Vadim per “La calda preda”, Agnès Varda per “Les créatures”. Nel decennio successivo viene più volte diretto da Claude Sautet: da ricordare “L’amante” e “Il commissario Pelissier” entrambi al fianco di Romy Schneider. E lavora tra gli altri con Claude Chabrol, “L’amico di famiglia”, e Bertrand Tavernier, “I miei vicini sono simpatici”. Nel 1982 per “Gioco in villa”, diretto da Pierre Granier-Deferre, arriva un altro premio personale importante: Orso d’argento per il miglior attore al festival di Berlino. Recita poi anche per Louis Malle, Claude Lelouch e Leo Carax.

Ma per tracciare un ritratto della sua carriera non ci si può limitare alle collaborazioni con registi francesi e italiani. Impossibile dimenticare che Michel Piccoli ha lavorato con il geniale Luis Buñuel, spagnolo ma in fondo parigino d’adozione, che lo dirige in più film e soprattutto nel suo capolavoro, “Il fascino discreto della borghesia”; con Raul Ruiz, cileno emigrato in Francia, per il quale ha interpretato “Genealogia di un crimine”; con Alfred Hitchcock, con la sua presenza nel cast di “Topaz”. Collaborazioni che ribadiscono ancora più nettamente quanto sia stata straordinaria la carriera di Michel Piccoli.

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