La Nuova Sardegna

Quando nelle fabbriche entrarono i diritti

Antonello Sechi
Uno sciopero alla Breda nel 1969
Uno sciopero alla Breda nel 1969

Oggi 20 maggio sul web un convegno, un seminario e una mostra per ricordare i 50 anni dello statuto dei lavoratori

19 maggio 2020
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Potevano licenziarti se eri antipatico al padrone, se avevi qualcosa da ridire sull'organizzazione o sui carichi di lavoro, o magari se ti lasciavi sfuggire simpatia per idee politiche sgradite. Ti schedavano, e guai se veniva fuori che eri socialista o, peggio ancora, comunista. E nella catena di montaggio o alla pressa a controllare che ti spaccassi la schiena senza fiatare per la mancanza di sicurezza forse non c'era un capoturno, ma un vigilante armato che metteva paura. Diritti? Pochi. Potere contrattuale? Nessuno.

Giuseppe Di Vittorio lo disse nel 1952 più o meno con queste parole: le fabbriche sono proprietà privata, ma i lavoratori non sono proprietà del padrone. Lo storico segretario della Cgil stava chiedendo uno statuto dei lavoratori, come aveva fatto negli anni '20 Filippo Turati, prima che il codice civile fascista fissasse nelle norme la soggezione del lavoratore, chiamato ipocritamente collaboratore, al capo dell'impresa. Ci vorranno altri 18 anni dalla richiesta di Di Vittorio, ma quando quello statuto è arrivato ed è diventato legge è cambiata per sempre la vita di milioni di persone. È cambiata l'Italia. Era il 20 maggio 1970, cinquant'anni fa domani. Quel giorno, il progetto di Giacomo Brodolini, socialista, ministro del lavoro del governo di centrosinistra presieduto da Mariano Rumor, diventò la legge 300, lo "Statuto dei lavoratori" con il voto di Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli, mentre si astennero il Pci (che avrebbe voluto di più), Psiup e Msi. Confindustria era contraria. Brodolini non c'era, era morto dieci mesi prima, venti giorni dopo aver presentato il suo programma. In mezzo, tra la quella morte e quel 20 maggio, l'autunno caldo, il contratto di lavoro dei chimici e dei metalmeccanici, la strage della Banca nazionale dell'agricoltura, il cambio di due governi e un nuovo ministro, Carlo Donat Cattin, esponente della sinistra Dc, che mantenne Gino Giugni a capo dello staff giuridico che scrisse la legge.

Lo Statuto fa entrare in fabbrica i diritti dei cittadini scritti nella Costituzione e fa entrare il sindacato con il suo potere contrattuale e la capacità di tutelare il lavoratore. Una legge che vieta i licenziamenti arbitrari e i sindacati di comodo, riconosce ai lavoratori il diritto allo studio (che grazie alle 150 ore permetterà a moltissimi di conseguire una licenza o un diploma), vieta accertamenti sanitari da parte del datore di lavoro, stabilisce il controllo sulle procedure di sicurezza, ecc.Mezzo secolo dopo lo Statuto è ancora vivo, nonostante gli enormi cambiamenti nel mondo del lavoro e la modifica di alcune norme, a partire dall'articolo 18 sui licenziamenti. Una legge che ha cambiato la storia e che merita di essere ricordata nel suo anniversario. È quello che faranno Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, intervenendo oggi 20 maggio dalle ore 11.30 al convegno, che in tempi di coronavirus si terrà online organizzato dalle fondazioni Di Vittorio, Pastore e Buozzi in collaborazione con il Comitato per gli anniversari di interesse nazionale della Presidenza del Consiglio.

Aprirà con il suo saluto Roberto Fico, il presidente della Camera dei deputati. Silvana Sciarra, giudice della Corte costituzionale, allieva di Gino Giugni, terrà l'intervento introduttivo. È previsto anche il contributo di Tiziano Treu, ex ministro del lavoro e attuale presidente del Cnel. Il convegno potrà essere seguito su www.Statutodeilavoratori50.it. Su un altro sito, www.illavorodelfuturo.com, dalle 14,30, il secondo appuntamento della giornata: il seminario di studi live dedicato al tema "Il lavoro del futuro, oltre la pandemia". Con lo speaker Alberto Mattiello - spiegano gli organizzatori - «studiosi, manager, imprenditori ed esperti di innovazione tecnologica parleranno delle trasformazioni in atto nel mondo del lavoro, soprattutto ora che la pandemia costringerà le imprese ad accelerare drammaticamente i tempi della rivoluzione digitale con riflessi di enorme importanza sullo sviluppo delle relazioni sociali e sui cambiamenti organizzativi nel mondo del lavoro». Il portale "www.Illavorodelfuturo.com" diventerà un laboratorio permanente di studi. Come diventerà una mostra permanente, che partirà nei prossimi giorni, quella allestita su www.statutodeilavoratori50.it, con il racconto per immagini dei principali eventi degli anni Sessanta che portarono, dopo l'autunno caldo, al varo dello Statuto.

Organizzato in cinque sezioni, attraverso materiali video dell'epoca, in gran parte provenienti dall'Istituto Luce, viene ricostruito il percorso che ha portato dall'economia del dopoguerra, al boom degli Sessanta, alla protesta giovanile e alla trasformazione della società italiana, un contesto straordinario all'interno del quale si è affermata la lotta dei lavoratori per il riconoscimento dei loro diritti e infine alla promulgazione dello Statuto. Il ricco materiale visivo e la documentazione della mostra - hanno deciso gli organizzatori - potranno essere arricchiti dai visitatori con video, fotografie e manifesti d'epoca oltre che con testimoniane personali di interesse storico.

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