La Nuova Sardegna

«Gentilezza, ecco la vera rivoluzione»

di Gabriella Grimaldi
«Gentilezza, ecco la vera rivoluzione»

Daniel Lumera svela il rapporto tra la qualità della vita e il funzionamento dei geni

08 giugno 2020
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SASSARI. La gentilezza modifica le azioni dei nostri geni. Saper dire grazie e perdonare se stessi e gli altri ha un impatto sui meccanismi biochimici. La musica migliora le terapie contro il cancro. L’ottimismo allunga i telomeri – gli orologi biologici dell’organismo – e perciò aumenta la longevità. Riconoscere la felicità riduce gli stati infiammatori e dunque protegge dalle malattie più gravi. Fantascienza? A quanto spiegano Daniel Lumera e Immaculata De Vivo, autori del libro “Biologia della gentilezza” (356 pagine, Mondadori) è proprio la scienza a confermare affermazioni per certi versi rivoluzionarie.

Quello che viene indicato nel volume appena arrivato in libreria ma già record di vendite, è un nuovo approccio al benessere. Un percorso basato sul rapporto tra scienza e coscienza che, secondo le più recenti e autorevoli ricerche, è molto più concreto di uno slogan per radical chic ma qualcosa che i due autori hanno codificato in una serie di esercizi pratici individuando 5 valori fondamentali, tra cui la gentilezza, e 6 strumenti imprescindibili per avere un impatto positivo - grazie a specifici comportamenti - sul nostro corpo.

Insomma, la professoressa Immaculata De Vivo, epidemiologa della Harvard Medical School, tra i massimi esperti mondiali di genetica del cancro e Daniel Lumera, sassarese, riferimento internazionale delle scienze del benessere e maestro di meditazione, attraverso i loro studi hanno messo in relazione il mondo interiore e la genetica del corpo. Ne viene fuori un decalogo per respingere in blocco il “logorio della vita moderna”attraverso la meditazione, la dieta mediterranea, il contatto con la natura, con la musica e con il prossimo sotto una prospettiva nuova. «Tutto parte da cinque valori che a mio parere dobbiamo fare nostri per incardinarli nel quotidiano – spiega Daniel Lumera –. E sono la gentilezza, l’ottimismo, il perdono, la gratitudine e la felicità». Facile a dirsi... «Molto più facile di quanto si creda – ribatte lui –. Si deve partire dal presupposto che la felicità è uno stato naturale dell’individuo consapevole. Non dipende dal fare, dall’avere nè tantomeno dall’apparire ma solo ed esclusivamente dalla consapevolezza di essere: svegli e totalmente presenti nel miracolo della vita». Lumera prosegue distinguendo la felicità edonica, quella che teoricamente si ottiene con il soddisfacimento degli interessi personali, con il denaro, con il successo sul lavoro, con il potere politico, con la convenienza, dalla felicità eudaimonica, quella che gli antichi greci attribuivano allo spirito “buono”, al daimon che veglia sull’individuo proteggendolo e rendendolo sereno. Ma c’è anche un terzo tipo di felicità che, come svela Lumera, è indipendente da qualunque fattore esterno, è insita dentro di noi soltanto perché esistiamo: «Questa è la vera rivoluzione, siamo condannati alla felicità, dobbiamo solo arrenderci».

Parole forti in un periodo in cui l’odio caratterizza anche i rapporti sociali più superficiali. «A Darwin e alla sua teoria evoluzionistica è stato fatto un grande torto – rincara la dose –. Equivocare sulla sopravvivenza che, alla fine, non è garantita al più forte, ma al più gentile». E la gentilezza, a quanto pare, incide sui geni riuscendo a ridurre gli stati infiammatori del nostro organismo proteggendoci dalle malattie, a cominciare da quelle autoimmuni per arrivare ai tumori. «La buona notizia – dice Daniel che nel libro elenca una nutrita serie di ricerche scientifiche pubblicate negli ultimi anni – è che il nostro destino non è già scritto sul Dna. La predisposizione verso una patologia non basta a farla insorgere, si possono modificare queste condizioni adottando comportamenti idonei».

Ed è a questo punto che si passa alla seconda parte di questa “guida” dell’esistenza. I due autori elencano infatti sei strumenti essenziali per incidere sul corretto funzionamento del corpo. Il primo riguarda l’alimentazione. Sebbene sia un argomento studiatissimo riguardo al suo rapporto con la salute l’epidemiologa De Vivo mette in connessione la dieta mediterranea, in particolare l’assunzione di cibi di origine vegetale (frutta, verdura, cereali, legumi, frutta secca e semi) con il rafforzamento dei telomeri (i biomarcatori genetici dell’invecchiamento). Ingerire prodotti che contengono antiossidanti e molecole con proprietà antinfiammatorie allunga la vita. E cita uno studio del 2018 tratto dal National Health And Nutrition Examination Surgey dal quale emerge che un incremento di 10 grammi di fibre ogni 1000 calorie in un anno corrispondono a 5,4 anni di invecchiamento cellulare in meno. Non si può prescindere poi dall’attività fisica. I due autori pongono l’accento sul fatto che il nostro cervello funziona ancora come quello degli antenati i quali dovevano muoversi continuamente per procacciarsi il cibo e sfuggire ai pericoli. Quindi il nostro corpo non è adatto alla sedentarietà. Nei vari capitoli sono consigliate le attività minime per ottenere benefici fisici e mentali in tempi ragionevoli.

Fra le sei abitudini da seguire per il proprio benessere e che sono in grado di incidere sullo stato di salute di ogni individuo, sottolinea Daniel Lumera, c’è la meditazione: «Una pratica che mette la mente nella condizione di controllare il corpo, tenerlo sano e portarlo in uno stato di sintonia con il mondo esterno».

Infine, spazio al rapporto stretto con la natura («un recente studio ha messo in evidenza che le persone prive di verde nel raggio di 25 metri sono più soggette a contrarre tumori e altre malattie»), alle relazioni corrette con gli altri e alla musica, una vera e propria medicina in grado di salvare l’uomo quando tutto sembra essere perduto.

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