La Nuova Sardegna

Billeci: «Riaprire subito, da archeologia, arte e cultura un segnale forte di ottimismo»

Paolo Curreli
Bruno Billeci
Bruno Billeci

Musei statali della Sardegna, parla il nuovo direttore dell’ufficio del Mibact: «In città la sede centrale, presto avrà un nuovo “Sanna” moderno e attrattivo»

13 giugno 2020
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SASSARI. La designazione di Sassari come sede della Direzione regionale dei musei della Sardegna – unica città non capoluogo regionale ad ospitare un centro dirigenziale di questo livello – entra in questi giorni nella fase attuativa con la nomina di Bruno Billeci alla guida dell’ufficio del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo che si occupa della gestione e valorizzazione dei musei statali nell’isola.

«Se il Museo archeologico di Cagliari conquista la piena autonomia, la Direzione di Sassari avrà il compito di coordinare e promuovere tutti i musei e i luoghi di cultura statali presenti nella regione. Una chance importante per la città e il territorio, una di quelle occasioni da prendere al volo», spiega Bruno Billeci, siciliano di Trapani, classe 1967, ormai da quasi 20 anni sardo d’adozione, architetto docente dell’Università di Architettura, Design e Urbanistica di Alghero, attivo nella ricerca del restauro nei centri storici ha fondato e coordinato il Laboratorio di analisi e conservazione del patrimonio culturale, dal 2019 ricopre il ruolo di Soprintendente per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio per le province di Sassari e Nuoro. Specializzazioni ed esperienza di tutto rispetto per dirigere un osservatorio sul vastissimo patrimonio dell’isola a partire dalla città che lo ospita.

«La sede della Direzione resterà all’interno della struttura dell’ex ospedale Santissima Annunziata di piazza Fiume – spiega Billeci –. Struttura monumentale e centrale per la città, che ospita già la Biblioteca universitaria, i nostri uffici completeranno il restauro voluto e finanziato dal Mibact».

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Sassari aspetta, con il resto dell’isola, anche il completamento del suo più importante museo, il Sanna, con le sue ricchissime collezioni di archeologia, etnografia e arti applicate. «Il Museo Sanna è stato oggetto di un restauro completo e particolarmente complesso che lo inserisce dentro una concezione museale moderna, non un semplice deposito di collezioni ma un centro che non solo espone cultura, ma è in grado di produrla – spiega Bruno Billeci –. Avrà un bookshop e una caffetteria, per esempio, i giardini e gli spazi esterni sono stati ripensati. Servizi e luoghi essenziali perché i visitatori vivano questo spazio in modo nuovo. Il cantiere si è prolungato perché nello stesso arco temporale si sono succeduti finanziamenti erogati da enti diversi, ognuno con un proprio iter burocratico. I lavori sono in corso, ma l’apertura non è lontana, i tempi sono certi e la città avrà un museo nuovo e attrattivo».

C’è il tempo sospeso della quarantena, con la cultura ferma e i musei chiusi. «Abbiamo fatto nostro l’appello del ministro Franceschini, che chiede che sia proprio il mondo della cultura a dare il primo segnale di ottimismo e di riapertura – sottolinea Billeci –. In questi giorni ha riaperto la Pinacoteca di Sassari, domani l’area archeologica di Porto Torres, nei prossimi mesi il Museo archeologico Asproni di Nuoro e l’Antiquarium Turritano potranno ricevere i visitatori».

L’isola non è solo storia e monumenti antichi, c’è ormai una consolidata attività espositiva e creativa legata al contemporaneo con istituzioni locali: il Man di Nuoro, il Nivola di Orani, la Fondazione Maria Lai a Ulassai. «La storia dell’arte ha ormai abbattuto da tempo le barriere cronologiche. L’arte è sempre contemporanea – afferma il direttore Billeci –. Conviene fare sistema il ruolo della Direzione è amplificare il lavoro dei territori e coordinare l’offerta diversificata. Collaborazioni già messe in essere con la Regione Sardegna da Giovanna Damiani che mi ha preceduto, come quella per il restauro dei materiali del Padiglione Tavolara di Sassari».

Il tema immanente è la vera “Cappella Sistina” della Sardegna: il suo paesaggio naturale, e qui interviene il secondo importante ruolo di Billecci quello di soprintendente. «Senza dubbio il paesaggio è la risorsa più bella della Sardegna e quella più meritevole di tutela ma anche quella molto più complicata da gestire – spiega Bruno Billecci –. Il patrimonio monumentale è in larghissima parte residuale, di proprietà pubblica e coincide con le prerogative di tutela del Ministero. Il paesaggio coinvolge proprietà private e il ruolo delle soprintendenze è spesso inviso e incompreso. Le norme e la valutazione sono lasciate alla discrezionalità degli enti, ma ogni situazione va studiata per quello che è, non si può applicare lo stesso sistema o le stesse norme in luoghi e situazioni diverse. Faccio un esempio, un parco eolico può ridurre il numero delle pale, e questo appare un’ottima cosa ovviamente, salvo poi scoprire che quelle pale sono più alte delle precedenti e impattano sul paesaggio in maniera più negativa delle tante istallate prima». Lo spopolamento dei piccoli paesi, l’abbandono dei centri storici, una domanda adesso all’architetto. «Lo spopolamento è un tema non solo sardo ma diffuso in Italia, in Europa e nel mondo – risponde Billeci –. Un argomento che viene interpretato come architettonico o paesaggistico, è qui sta l’errore fondamentale. Il tema è essenzialmente legato all’economia dei territori. Semplicemente non si può costringere la gente a vivere dove ha difficoltà, di lavoro, di sostentamento o di igiene abitativa». Infine la Sardegna, il suo mondo la sua cultura vista da un professionista e un genitore che ha scelto di vivere a Osilo. «Mi piace, ammiro e amo molto il legame che i sardi hanno con la loro terra e le loro tradizioni, lo trovo sincero – conclude Billeci–. Lo capisco, sono un isolano che viene da una famiglia di pescatori, ma sono anche un siciliano biondo con gli occhi azzurri, forse i miei antenati erano normanni, l’Italia è formata da tanti miscugli di etnie, tradizioni e culture. È questo che ci ha reso quello che siamo e creato la nostra cultura. Un patrimonio che non merita chiusure».
 

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