La Nuova Sardegna

Paolo Fresu: "Non molliamo, la musica ci dà coraggio"

Andrea Musio
Paolo Fresu: "Non molliamo, la musica ci dà coraggio"

Il musicista di Berchidda parla della scelta coraggiosa di non annullare il festival Time in Jazz: “Rilanciamo con tanti ospiti e nuove location»

10 luglio 2020
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Time in Jazz, un faro di speranza in un mare di incertezze con un primo barlume, a fine maggio quando, il trombettista Paolo Fresu, nonché direttore artistico dello storico festival di Berchidda, annunciò, in un periodo di totale disinteresse alla cultura da parte delle istituzioni, “Time in jazz si farà”. Una promessa, una sfida ma anche una scommessa con date e luoghi precisi.

Dal 9 al 16 agosto, otto giornate piene di musica, e non solo, con appuntamenti in agenda dal mattino fino alla notte inoltrata, fra Berchidda e gli altri centri del nord Sardegna. «Il programma era pronto quasi in ogni dettaglio sin dagli inizi dell'anno», spiega Fresu. «Non avevamo dubbi sul voler ripartire in qualsiasi caso. Come abbiamo annunciato in conferenza stampa, abbiamo sempre avuto le idee molto chiare già da marzo-aprile quando ancora non si era parlato né dello spettacolo né della possibilità di farlo. Si parlava di riaperture in uno scenario tragico a marzo dell'anno prossimo o addirittura dopo aver trovato il vaccino. Una situazione bizzarra nei proclami di Conte, che non considerava minimamente il mondo dello spettacolo. Allora si parlava di spiagge, negozi per animali, parrucchieri, chiese e sport. Ma di cultura niente”.  

«Solo alla fine di aprile qualcosa si mosse. Mentre ero in video conferenza insieme al ministro Franceschini e tanti altri colleghi del mondo dell'arte come Roberto Bolle o Stefano Accorsi, Conte alla Camera parlò delle problematiche per la prima volta e si iniziò a pensare alla ripartenza, con una data precisa».

Questo a livello nazionale. In scala locale?

«Ci siamo trovati in una situazione in cui le amministrazioni comunali interessate alla nostra manifestazione, compreso il Comune di Berchidda, erano impaurite. Naturalmente si tratta di problemi legati all'arrivo del pubblico e delle finanze. Questa scossa economica ha portato a pensare prima alla popolazione e deviare i soldi per le situazioni immediate più difficili. E' servita, e serve, una visione del futuro. Tamponare sì ma anche investire. Se non si facesse il festival, la stessa situazione di emergenza si ripresenterà anche nel domani. Proprio pensando al domani, molti comuni hanno continuato a scommettere su un festival che ogni anno porta un indotto medio di 3 milioni di euro netti, quest'anno sicuramente inferiore, però comunque cifre importanti nel territorio in cui svolgiamo le nostre attività. Non fare Time in Jazz avrebbe significato aggravare la situazione complessiva. Alcuni paesi sono usciti dal circuito, abbiamo capito le loro posizioni e non possiamo certamente fargliene una colpa ma alla maggior parte di loro siamo riusciti a far comprendere che i festival sono importanti non solo per l'investimento economico ma come messaggio di una ripresa che può e deve avvenire. Per questo siamo felici che alcuni nuovi si siano fatti avanti con una grandissima determinazione».

Sono quattro le “new entry” Ittiri, Olmedo, Luogosanto e Bulzi.

«Un dato importante. I comuni piccoli soffrono per la carenza di liquidità e il fatto che abbiano deciso di investire sulla cultura è importante. Siamo veramente grati perché credono che lo sviluppo debba passare attraverso la cultura in generale e nel nostro festival in modo particolare. Olmedo, nello specifico, ha un sito pazzesco, Monte Baranta, per cui si era in trattativa già da due anni e questa è stata l'occasione buona. Questa crisi ha mostrato lati inaspettati di coraggio».

Per quanto riguarda il pubblico che parteciperà agli eventi, la situazione e le previsioni migliorano settimana dopo settimana.

«Le regola della sicurezza cambiano di continuo. Allora si parlava di distanziamento ed un numero esiguo di spettatori. Ora vengono presi in considerazione congiunti e conviventi. Si potranno avere più posti disponibili con una platea più numerosa. In ogni caso rispetteremo qualunque regola sarà imposta al momento. Bisognerà considerare anche decisioni che spettano alle regioni, per quanto la regione Sardegna non si sia ancora pronunciata. Comunque sia il festival lo faremo, le regole che si armonizzeranno. Sarà ad agosto e secondo noi c'è il tempo fisiologico per adattarci e per crescere, insieme a questo nuovo sistema».

Eppure qualche modifica al piano originale è stata fatta.

«Non ci siamo fatti piegare e siamo andati avanti spediti, con buona volontà e una certa dose di coraggio senza mettere in piedi un festival di ripiego. Abbiamo dovuto annullare due concerti e mezzo. Quello del sassofonista Archie Shepp, ora ha 85 anni. Sarebbe dovuto arrivare dall'estero e quando ha cancellato il tour non si sapeva se avrebbero aperto le frontiere. Per i 100 Cellos (data già fissata per la prossima edizione. ndr) è stata una questione logistica. Cento violoncelli su un palco, rispettando le regole del distanziamento, è irrealizzabile. Inoltre questi 100 musicisti sarebbero stati ospiti per 3 giorni nelle case dei berchiddesi».

La loro presenza ha ispirato il titolo dell'edizione di quest'anno.

«Il titolo “Anima”, che abbiamo tenuto a prescindere, ha due ragioni. Una è tecnica in quanto, dentro gli strumenti ad arco c'è un pezzo di legno che si chiama anima, serve per mantenere in tensione lo strumento e produce il suono. L'altra ragione ha una motivazione storica: da noi si dice che quando una famiglia prende in affidamento una persona esterna alla famiglia, generalmente un giovane o un bambino, viene considerata un figlio o una figlia d'anima. Ecco, loro per 3 giorni, sarebbero stati figli d'anima degli abitanti di Berchidda. L'ultimo progetto importante che ha subito variazioni è quello di Rita Marcotulli dedicato a Caravaggio. Lei sarà presente ma col suo Trio. Tutto il resto del programma è confermato».

Compresi gli eventi collaterali.

«Ci sarà la parte del cinema, le mostre, quella dei libri, e il festival nel festival dedicato all'infanzia, che sta crescendo con Save the Children. Durante il lockdown, i bambini sono quelli che hanno sofferto di più e dei quali pochissimo si è parlato. Quest'anno sarà più ricco per dargli importanti emozioni».

Per il programma dettagliato della trentatreesima edizione di Time in Jazz si rimanda alle pagine social e al sito ufficiale timeinjazz.it.

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