La Nuova Sardegna

 

Il falco pescatore è tornato in Sardegna

di Antonio Canu
Il falco pescatore è tornato in Sardegna

Il rapace ha nidificato nel Parco di Porto Conte. Un evento straordinario che non si verificava sulle coste della Sardegna dagli anni Sessanta

12 luglio 2020
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Il falco pescatore è ritornato a nidificare in Sardegna. Per motivi di sicurezza, la località dove è stato scoperto il nido è stata tenuta segreta sino a ieri. Troppo delicato l’evento per correre il rischio di provocarne il minimo disturbo, anche fosse solo quello apparentemente innocuo, procurato da curiosi o appassionati. Ora si sa che il sito è il Parco di Porto Conte.

Ma la notizia è, a prescindere dal sito occupato dalla coppia di rapaci, straordinaria. Per tanti motivi. Intanto questo splendido uccello non nidificava più nell’isola dalla fine degli anni Sessanta del Novecento (1969). Poi perché è un nuovo segnale positivo, per una specie tornata a nidificare in Italia solo dal 2011, dopo che l’ultimo nido risaliva appunto a 42 anni prima. Poi perché è un animale molto bello. Per molti, il più bel rapace che frequenta le nostre terre e i nostri cieli. O meglio le nostre acque. Lo dice il nome, falco pescatore. Già Plinio il Vecchio nelle sue Storie Naturali ne scriveva: «Quest’aquila ha una vista acutissima e se scorge nel mare un pesce, si libra nell’aria e poi in picchiata, gli si precipita contro e lo cattura, fendendo col suo petto le onde». Infine, perché è una storia di successo.

Ma andiamo per ordine. Il falco pescatore è un rapace di medie-grandi dimensioni, molto elegante, con la testa bianco crema, segnata da una banda nera laterale in corrispondenza degli occhi e che prosegue sul collo. Tutto del fisico è finalizzato alla cattura dei pesci, sue uniche prede. È uno spettacolo vederlo cacciare. Eventi a cui, con un po’ di fortuna, si può assistere un po’ ovunque, dal momento che per la sua grande adattabilità, è una delle pochissime specie di uccelli terrestri ad essere cosmopolita. Da noi, lo si può ammirare durante le migrazioni e in alcune aree anche durante l’inverno. Vive in ampie zone umide d’acqua dolce o salmastra, dove c’è molto da predare. Aree, queste, caratterizzate anche dalla presenza di alberi, pali ed altri potenziali posatoi, su cui si riposa o attende di colpire, tra un volo e l’altro.

I falchi nati in Italia fanno parte della popolazione mediterranea che rispetto alla situazione globale, non se la passa invece bene. Confinata in alcune isole e aree costiere, i nuclei riproduttivi più vitali resistono soltanto in Corsica, nelle Isole Baleari, in Marocco e Algeria, con un totale di circa 80-100 coppie. In passato il falco pescatore in Italia nidificava lungo le coste rocciose della Sicilia, delle isole toscane e appunto della Sardegna. Il declino e poi l’abbandono è dovuto alle trasformazioni dell’habitat, al furto di uova e pulcini per il mercato del collezionismo e al disturbo in generale, tra cui quello provocato dal passaggio dei natanti sotto costa, fenomeno, tra l’altro, in alcuni tratti, ancora molto diffuso. Del resto, se ci sono ambienti che hanno subito storicamente il peggio dei trattamenti possibili, sono proprie le fasce costiere e le zone umide. In quanto alla Sardegna, le cronache parlano anche di saccheggi dei nidi da parte di pescatori di fuori, per farne esca durante le uscite in mare.

Un’insana abitudine che riguardava, in realtà, tutti gli uccelli marini che capitavano sotto tiro o, meglio, bastone. Per fortuna, negli ultimi anni, grazie a solidi progetti internazionali, la specie è tornata a nidificare in Spagna continentale (Andalusia), in Portogallo e appunto in Italia. Se da noi questo è stato possibile è grazie al Parco naturale della Maremma, in Toscana, che nel 2002 ha dato via al programma di ricostituzione di una popolazione nidificante di falco pescatore nel proprio territorio. Dietro questa scelta, l’intuizione da parte dei promotori di essere pronti, a livello ambientale ma anche gestionale, per dedicarsi ad un progetto così ambizioso.

Nel 2006 ha avuto inizio la seconda fase del progetto, con le prime traslocazioni di giovani individui prelevati dai nidi in Corsica. Proprio la Corsica, tra l’altro, è la regione che più ha contribuito alla ripresa del falco pescatore nel Mediterraneo ed è quella che mantiene ancora oggi il nucleo più numeroso. La prima straordinaria nidificazione è poi avvenuta, come detto, nel 2011. A cui ne sono seguite altre nel tempo, coinvolgendo altri luoghi ma sempre in Maremma, tra cui due Oasi del WWF, diventato poi partner del progetto insieme al Parco promotore, al Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano – dove l’ultima segnalazione di falco pescatore risale addirittura al 1929, nell’isola di Montecristo – alla Regione Toscana.

Ad oggi sono cinque le coppie italiane, tutte monitorate e seguite da un’equipe di esperti, mentre dall’inizio del progetto sono ben 39 i giovani che hanno spiccato il volo. A queste si aggiunge quella sarda. Se non diciamo dove si trova il nido, possiamo però dire che il maschio della coppia è stato inanellato nel 2014 in Corsica. Insomma un vicino di casa. Il sito è sotto osservazione e nel giro di pochi giorni ci dovrebbe essere l’involo dei nati. Insomma una bella notizia. Abituati purtroppo, in campo naturale, a raccontare storie di perdite o abbandoni, questa dedicata ad un ritorno ha un sapore davvero speciale. Di riscatto.

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