La Nuova Sardegna

Turismo 

Sardegna isola dei miti: il libro di Burman

Paolo Curreli
Edward Burman
Edward Burman

Una guida che esplora la magia della nostra terra Il lavoro di un esploratore inglese della storia che ha scelto, dopo il mondo, di vivere a Sassari

14 luglio 2020
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Se la Sardegna è un’isola, allora ogni sardo è un’isola nell’isola», questa frase di Gramsci chiude la quarta di copertina di “Sardinia. Island of Myth and Magic”, una originale e coltissima guida sull’isola di Edward Burman, storico, docente universitario, autore di numerose pubblicazioni sulla storia e l’arte del medioevo, sui templari e l’inquisizione e tra i maggiori studiosi dell’Esercito di terracotta cinese, a cui ha dedicato un volume ricchissimo. Un inglese colto e poliglotta, che nello humour e nella vasta conoscenza del mondo (ha vissuto in tanti luoghi tra cui l’Iran e la Cina) ricorda un avventuroso esploratore britannico dell’epopea dell’impero, con una curiosità e un approccio alla storia del tutto contemporanei.

Una personalità con un orizzonte internazionale che ha scelto di vivere, dal 2018, con la moglie (giornalista economica cinese) e Lucy, la loro giovane figlia, a Sassari. Una fascinazione per l’isola che ha una genesi particolare. «Nei nostri progetti c’era da tempo l’idea di trasferirci in Italia, una terra che io e mia moglie conosciamo e amiamo da tempo, attendevo solo che Lucy finisse le elementari per trasferirmi in Toscana, a Roma o in Abruzzo, luoghi in cui avevo già vissuto e lavorato. Dovevamo solo decidere dove – racconta –. In quei giorni fui invitato da Plinio Innocenzi (addetto scientifico dell’ambasciata italiana a Pechino) a partecipare a un convegno sui Giganti di Monte ’e Prama. Fu li che incontrai Attilio Mastino, Gaetano Ranieri, Momo Zucca e conobbi la Sardegna».

La conoscenza di due personalità così importanti dell’archeologia sarda e della sua cultura in generale (Mastino e Zucca) e dello scienziato esperto di esplorazioni archeologiche col georadar (Ranieri) accese l’insaziabile curiosità di Burman che volle visitare l’isola. «Devo dire che avere tre “guide turistiche” di questo livello, una enciclopedia vivente come li ho definiti, è stato bellissimo – dice Edward Burman –. Abbiamo esplorato l’isola da nord a sud con loro. Mi sono innamorato di Bosa e di tanti altri luoghi, ma la scelta è caduta su Sassari una città con la giusta dimensione a due passi dall’aeroporto».

Esplorazioni sul campo, oltre agli studi, che hanno dato la struttura al libro, un lavoro che van ben oltre la classica guida ma esplora in profondità la storia e l’isola più segreta. «Il mio intento è rivolgermi al turismo culturale, penso che sia una grande risorsa al di fuori della stagione estiva per l’isola – conferma lo storico –. Le mie esperienze personali sono state davvero intense e devo dire che mi hanno colpito e cambiato anche dal punto di vista personale, non solo scientifico. Ho studiato molto l’importanza dell’acqua nel mondo medioevale, la sua simbologia di purezza e vita l’ho percepita e capita intensamente davanti al pozzo sacro di Su Tempiesu a Bitti, io e mia figlia da soli in questo luogo, che trasmette sensazioni intense. Il tempio di Antas è un altro dei monumenti che mi ha guidato verso una visione particolare della Sardegna che definisco “verticale”. Con questo intendo dire le stratificazioni della storia dell’isola: dei livelli che si sovrappongono, dove un’epoca non annulla mai la precedente, così nel tempio di Antas c’è l’antichissimo Sardus Pater, nuragico, punico e poi romano, figlio di Eracle.

Tutto questo sorge sulle ancora più profonde miniere del Sulcis. Ho incrociato tanti miei studi ritrovando sorprese davvero interessanti, come il pulpito di Santa Maria a Cagliari, portato dai pisani, che lo sostituirono, nella loro città, con quello di Giovanni Pisano. Ma penso che quello sardo sia molto più bello». Il libro è un viaggio ricchissimo di personaggi, da lord Nelson a Grazia Deledda, di luoghi e civiltà che si sono succedute in Sardegna, del rapporto con la terra descritto da Gavino Ledda, «i mille dialetti della natura che lui, giovane pastore, ha bisogno di ascoltare» un percorso che descrive un mondo affascinante «ancora troppo poco conosciuto» sottolinea Burman che chiude l’opera con un epilogo dedicato a un romanzo di José Saramago.

«Si tratta della “Zattera di pietra”, l’autore immagina che la penisola iberica si stacchi all’altezza dei Pirenei per vagare nel mare alla ricerca di una sua identità – spiega Edward Burman –. Gli abitanti di Spagna e Portogallo viaggiano su questa enorme zattera, lontani dall’Europa, ritrovando le loro comuni radici alla ricerca di una storia completamente nuova. Così, per concludere il mio lavoro, ho immaginato che la stessa cosa capiti alla Sardegna. L’isola comincia a vagare per il Mediterraneo, prima rivolgendosi verso le sue origini geologiche che la portano a occidente verso la Spagna, e non a oriente nella penisola italiana. A nord incontro alla Corsica, poi a sud in Africa. Questo viaggio solitario fa nascere, nei sardi, una consapevolezza: quella di essere una civiltà unica, fatta di miti e leggende, lingua e natura davvero preziosi».

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