La Nuova Sardegna

Bisarcio, fascino intatto del passato

Mauro Tedde
Bisarcio, fascino intatto del passato

La basilica di Sant'Antioco, una delle chiese romaniche più grandi dell'isola, sorge su un'altura vicino a Chilivani

21 luglio 2020
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Nelle città senza mare chissà a chi si rivolge la gente per ritrovare il proprio equilibrio…forse alla luna». (Banana Yoshimoto). O forse a quell’entroterra sardo che, da nord ovest a nord est, risulta caratterizzato da un alternarsi di zone pianeggianti e alture e che si estende dalla piana di Chilivani fino alle propaggini dei monti del Goceano, di Alà dei Sardi e del Limbara, attraverso una zona dai confini geografici indeterminati che comprende parte dell’antico giudicato di Torres e di Gallura.

Un territorio che ancora conserva intatte le impronte indelebili di una storia millenaria, in cui la Sardegna svolse un ruolo da protagonista sulla scena internazionale e che prende il nome di Monteacuto, dal castello medievale, sede del giudicato di Gallura, di cui attualmente insistono significativi resti della relativa fortificazione. Partendo da ovest e percorrendo un ipotetico itinerario, appena superato il bivio per Ozieri, sulla Sassari-Olbia, a metà strada da Ardara e Tula, appositamente segnalato da un cartello turistico, sulla sinistra è possibile intravvedere, arroccata come un’aquila pronta a spiccare il volo, l’imponente basilica in stile romanico di Sant’Antioco di Bisarcio, sede di diocesi vescovile intorno all’anno mille.

Bisarchium o Guisarchum era un borgo rurale, centro di vita culturale e civile, sviluppatosi intorno alla basilica, di cui non è possibile datare con certezza la nascita, a causa di un incendio propagatosi intorno all’anno 1090 che distrusse l’archivio. Man mano che si percorre la stradina che si inerpica verso il luogo di culto romanico forse più rappresentativo dell’isola, è facile intuire l’importanza strategica di un sito che domina con tangibile imponenza l’intera piana di Chilivani.

Non è difficile immergersi nel silenzio della natura circostante e immaginare il vociare del popolo che, intorno al proprio luogo di culto, intesseva la vita scandita da cadenze dettate dal movimento delle stelle. Sarà facile allora, con un po’ di fantasia, scorgere intorno al monumento alcune eteree figure che gravitano intorno alla basilica: l’arciere che non abilità tende l’arco, mentre mira diritto alla preda prescelta o due contendenti che se la danno di santa ragione tirando di scherma o lottando con i bastoni, il gabelliere che si aggira tra i banchi dei commercianti a riscuotere le imposte o il palafreniere intento a sellare il cavallo del gabelliere o ancora lo speziale impegnato nella vendita di erbe medicinali, le cui conoscenze già in epoca medievale gli consentivano di trarre vantaggi economici dai benefici della mentuccia selvatica e della lavanda, attualmente presenti lungo la scalinata che porta al sito campestre.

In realtà, per chi fosse a corto di immaginazione, è possibile ammirare tali figure in occasione della tradizionale festa di primavera, caratterizzata dalla rievocazione storica della vita del borgo. In tale circostanza, in prossimità dei resti archeologici che testimoniano l’esistenza di un centro abitato sviluppatosi intorno alla basilica, viene allestito un campo medievale a cura di gruppi di figuranti e di armigeri, i quali danno luogo a rievocazioni storiche della vita quotidiana medievale del borgo, attraverso un corteo storico di costumi medievali da nobili e da popolani, con accompagnamento di musici e di ballerine.

Le visite guidate nella basilica di Sant’Antioco di Bisarcio si tengono dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14,30 alle 19 (chiuso il lunedì) e possono essere abbinabili con quelle alla Grotta di San Michele ad Ozieri contattando l’Istituzione San Michele, tel. 079.787638 - fax 079.786207 o il sito del Comune di Ozieri: segreteria.istituzione@comune.ozieri.ss.it

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