La Nuova Sardegna

Tra Itza e Notturno, destini intrecciati sulle rotte della vita

di Alessandro Marongiu
Tra Itza e Notturno, destini intrecciati sulle rotte della vita

Esce “Lampadari a gocce” il nuovo romanzo della scrittrice Una nave che batte i mari e una strana bottega a Veracruz 

27 luglio 2020
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Pensa tra sé e sé, Notturno: «Succederà, una mia sera in buonumore, di raccontare agli uomini sul ponte che era stata la nave a venire a recuperarci. Loro mi ascolteranno attenti inventare un’altra storia da ripetere ogni tanto, modificandoci, esaltandoci o mortificandoci le gesta, sostituendo marca alla birra e anche colore ai capelli della prostituta con la quale si era allontanato per un’ora Andreas, o forse era Ruben, o io stesso. Racconterò di un musicista di tanghi, solitario a un tavolo della taverna, con una chitarra color vino antico. Poi lui, dalla storia, andrà via col tempo, perché quella musica aveva immalinconito tutti»: in questo passaggio di “Lampadari a gocce” (in libreria per Il Maestrale, 336 pagine, 18 euro) stanno due ragioni di Savina Dolores Massa.

La prima è la ragione – l’origine, e al contempo il fine – della sua narrativa, e cioè il crear mondi a partire dalle parole: con l’ambizione di crearli non sulla carta su cui sono stampati i libri, ma nella vita nostra, comune, quotidiana: nella vita che siamo soliti dire “vera”.

La seconda, profondamente legata alla precedente, è la ragione per cui Savina Dolores Massa, caso non unico ma certo molto raro nel panorama delle patrie lettere, può ricorrere a un numero elevatissimo di parole senza che mai si abbia la percezione dell’eccesso, del danno (per lei, per l’opera, per il lettore): perché, con arti che si possono ritenere stregonesche non meno che retoriche, sa tradurre sulla pagina scritta la natura e le qualità di una storia raccontata a voce. All’affabulatrice oristanese bisogna inoltre dare atto di essere tra quanti, anch’essi molto rari, sanno (con)fondere la lirica nella prosa: “Lampadari a gocce” offre, in questo senso, tutti gli esempi necessari. Per tirar le somme, dal 2008 dell’esordio con “Undici” a oggi, otto sono i titolidi Savina Dolores Massa Massa tra romanzi, racconti e poesie: è ora che raccolga, a livello di critica quanto di pubblico, ciò che le spetta per merito.

Il romanzo procede lungo una doppia rotta. Una la batte il già citato Notturno a nord dell’Equatore; l’altra, a sud, la messicana Izta. Lui s’è imbarcato ventiquattrenne sulla Casta Diva con lo scopo ben preciso di fuggire il mondo («È un’agonia deliberatamente prescelta. Il supplizio. Il martirio dei penitenti acquatici!»): per la precisione, con le sue parole, per «morir(ci) vivo», su quel mercantile. Tra i colleghi risulta un pensatore, un filosofo, ma è il contesto, poco raffinato, che lo fa sembrare tale. Trascorsi quasi otto anni a bordo, sta riflettendo se compiere il passo decisivo verso la terra ferma, ed ecco che il Capitano lo mette di fronte alla sua reale dimensione: «Calati giù dal firmamento: sei una persona comunissima. Là fuori il mondo è strapieno di gente come te. Non è il luogo, sei tu che puoi valere o meno. Essere un assolutamente niente non sporca il cammino all’Umanità». Notturno sa che l’uomo ha ragione, e neanche si prova a ribattere. Quando sbarcherà, sarà per misurarsi con la vita vera: lontano dagli alibi che gli hanno fornito riparo sinora, e con un amore da inseguire.

Al capo opposto del pianeta c’è Izta, proprietaria a Veracruz di un negozio sui generis: «Al centro del soffitto dondolava un’altalena: due corde e un sedile di margherite intrecciate che poteva reggere solo un sogno buono. Contro una parete, un tavolo di marmo con sopra centinaia di candele sciolte nelle forme più bizzarre. Per terra, posizionate senza il minimo criterio di ragionevolezza, grandi e piccole scodelle di ceramica bianca ricolme di perle, o di riso, anche penne d’oca, e zucchero, e calce viva. In altre, semplice acqua rifletteva l’assoluto biancore della stanza». A differenza di Notturno, dall’amore la giovane donna è stata inseguita e trovata; deve però suo malgrado respingerlo: qualcosa, nella sua mente irrequieta, la costringe a un’altruista solitudine. Le due rotte, quella di Izta e quella di Notturno, finiranno per diventare una rotta unica: al lettore scoprire per quali non scontate vie.

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