La Nuova Sardegna


Il libro "Vintage": un tuffo negli anni d'oro del rock sassarese

Antonello Palmas
Il gruppo sassarese dei Milestones eredi del Jab: al centro con la maglia rossa Riccardo Frau
Il gruppo sassarese dei Milestones eredi del Jab: al centro con la maglia rossa Riccardo Frau

Gli "Ottanta" ruggenti in una città che guardava al futuro

09 settembre 2020
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SASSARO. Ricostruisce una storia che probabilmente anche molti dei protagonisti di quegli anni non conoscono compiutamente, o addirittura per niente, impegnati allora a vivere il loro angolo di gloria o di divertimento ma senza rendersi conto di far parte di un fenomeno, quello dell’esplosione musicale in città, troppo esteso e variegato per essere compreso appieno. E senza capire che stavano attraversando un’era particolarmente densa di stimoli e di idee che non sarebbe più tornata.

Ecco perché il libro dell’avvocato e dirigente bancario con il rock-blues nel cuore, Riccardo Frau, dal titolo “Vintage - Rock e dintorni nella Sassari degli anni ‘80” (già in libreria sotto l’egida di Alfa editrice), risulterà una sorpresa anche quelli che pensano di sapere tutto di quegli anni, per i loro amici e parenti che ritroveranno nomi di persone e gruppi a volte rinchiusi nei cassetti della memoria (eppure sono passati solo 40 anni…) o addirittura cancellati. Lo è stato anche per chi scrive, batterista in alcuni gruppi della scena underground di allora, che nella pubblicazione ha avuto l’onore di una intervista, così come Marco Piras (Bertas), il fonico Alberto Erre, Massimo Canu (Tazenda) e Gavino Riva (Peace & Groove band).

Chiunque in 'Vintage” ritrova un pezzo di se stesso nel rimirare articoli, foto d’epoca, locandine, biglietti di concerti, il tutto con il corredo di una vasta bibliografia. Riccardo Frau viene aiutato da un colpo di fortuna: ritrovare una cassa piena di ricordi, ritagli di giornale dell’epoca, mentre riordina il garage di famiglia. Basta gettare uno sguardo sul suo lavoro per rivivere emozioni e capire che, per dirla con l’autore, “c’è una storia che aspettava di essere raccontata”. Lui, chitarrista dei Jab, che hanno attraversato tutto quel periodo (oggi dei Milestones), poi affermato professionista, ci si getta a capofitto e usa uno stile senza arzigogoli ma non pesante e nemmeno didascalico come ci si aspetterebbe da uno abituato a scartabellare tra i codici, lasciando ampio spazio all’ironia e agli episodi divertenti che accompagnano la storia di qualunque band, specie se squattrinata o senza grandi mezzi.

Utilizza come asse portante ma senza essere invadente le vicende del suo gruppo per guardarsi intorno e parlare di un periodo che ha segnato la crescita culturale della sua città sotto molti aspetti, come testimoniano anche i primi grandi eventi musicali come i concerti di Spandau Ballet, Sonny Rollins e Wayne Shorter, per dirne alcuni. Un periodo storico di grandi divisioni ereditate dagli anni 70, con i paninari, i metallari, i punk, le battaglie tra estremisti di destra e sinistra, ma quelli che definisce gli Swinging Eighties sono anche anni in cui Sassari cerca di avere una visione più leggera della vita rispetto al decennio precedente. In “Vintage”, che ha la prefazione di Giacomo Serreli, emerge un bel ritratto di due lustri fatti di contrasti sotto il profilo politico, artistico e sociale, ma anche di fervore da parte di una comunità che forse per l’ultima volta mostra la voglia e l’orgoglio di essere una città che prova a uscire dalla provincia, che sa proporre e vuole crescere.

Lo fa anche con la miriade di sale prova nei garage o negli umidi sotterranei del centro storico, dove si moltiplicano band che inizialmente propongono cover, ma dalla seconda metà degli 80 ci mettono anche tanto del loro e in alcuni casi riescono anche a incidere un disco, a suonare fuori dai confini regionali, a fare da spalla a gruppi celebrati, a vedere dei loro brani far parte di una compilation in Inghilterra (come i Psa). Si parla dei primi accordi con i produttori che cominciano a nascere in appoggio alla crescita del movimento, dei concerti che per quei tempi rappresentano una rottura per i primi tentativi di utilizzare la multimedialità, l’avvento del genere demenziale. Non è certo un elenco di nomi, luoghi e date, che pure ci sono e sono documentate come solo un legale sa fare: la lettura scende in maniera piacevole come un buon bianco, ma visto l’argomento sarebbe meglio una 0.40 lager...

Dai primi locali specializzati in concerti (come il Buendia di via Sorso) ecco l’invasione dei salotti buoni, con eventi (oggi impensabili) nella bomboniera del teatro Civico e al Verdi, poi stroncati dopo i primi danni: anche le amministrazioni avevano voglia di rischiare. Molte le citazioni dei giornali di quel periodo, in particolare della “Nuova”, come quelle che parlano delle prime grandi rassegne come Rockarea e Rockhaus, che portano alla ribalta il meglio dei musicisti di quel periodo insieme a gruppi che si stavano affermando a livello nazionale: «Non male - commenta Frau - per una cittadina di provincia arroccata su un’isola». Il libro è stato presentato ieri nell’oratorio della chiesa di San Paolo. 

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