La Nuova Sardegna

Istruzione, tecnologia e tanta concretezza

Istruzione, tecnologia e tanta concretezza

Alberto Orioli intervista i grandi dell’economia italiana

11 ottobre 2020
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Una «raccolta di testimonianze. Da parte di chi ha titolarità per parlare di aspettative, realizzazioni, disillusioni. Per esperienza, per inventiva, per blasone imprenditoriale o perché è il primo banchiere d’Italia. Ma è soprattutto il frutto di riflessioni concrete»: così Alberto Orioli, vicedirettore ed editorialista del Sole 24 Ore, presenta “Proposta per l’Italia” (Einaudi, 172 pagine, 16 euro), il libro per il quale ha intervistato sette tra i principali protagonisti del panorama produttivo e finanziario nazionale. Prima dei domanda e risposta, Orioli fa una precisazione essenziale: in ognuno dei sette confronti lui e i suoi interlocutori si sono misurati con «la vita vera», lasciando fuori dalla porta quel tipo di progetti, inviti e suggerimenti che non si risolvono altro che in una nuvola di fumo.

Mai come in questo 2020, infatti, il concetto di concretezza e la sua traduzione nella pratica si presentano come indispensabili: all’uno e all’altra bisognerà guardare per la ripresa del Paese. Una ripresa, secondo l’amministratore delegato di Microsoft Italia Silvia Candiani, che dovrà passare per investimenti in ricerca e sviluppo, tecnologie e creazione di competenze. Il dato è chiaro: l’Italia ha il 20% di laureati contro il 40% di media dell’Unione europea, e solo il 20% dei nostri universitari ha concluso gli studi in una delle materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), quelle ciò che garantiranno un’occupazione in futuro. La garantirebbero già nel presente, in verità: ma il quadro continentale parla di «un milione di posti di lavoro legati alla diffusione tecnologica che non viene coperto per mancanza di candidati». Insiste sull’istruzione anche Emma Marcegaglia, già presidente dell’Eni e di Confindustria. Per lei, oggi Ad del gruppo «leader mondiale nella trasformazione dell’acciaio» che porta il suo cognome, inevitabile una domanda sulla svolta verde: «La ricerca della sostenibilità non può che essere un processo industriale di trasformazione graduale. Non servono toni apocalittici e crociate anti-industriali in nome del “green new deal” o della salvaguardia del pianeta». Si riferisce a Greta? «Anche, ma soprattutto a chi la strumentalizza. Il merito di quella ragazza è di aver portato all’attenzione del mondo un tema importante per noi e per le generazioni future. Ma ha usato e usa toni apocalittici che non aiutano a risolvere i problemi di settori complessi».

Andrea Illy, presidente di illycaffè, si sofferma sull’importanza – anche strategica: «Sia chiaro: per me è una forma di egoismo intelligente» – dell’altruismo, virtù che da noi si scontra con i ben più diffusi individualismo e perseguimento dell’interesse personale, ma che, ci insegna la Storia, non ci è del tutto sconosciuta: «Se gli italiani riuscissero a ritrovare lo spirito del dopoguerra ci sono tutte le premesse per uscire da questa crisi più forti di prima». Molti interessanti, tra le altre, le parole del visionario fondatore di YOOX Federico Marchetti, e quelle di Marco Tronchetti Provera sull’equilibrio tra Usa e Cina e sul ruolo di mediatore dell’Europa.

Al di là dei singoli interventi, sono però i punti fermi in comune tra i sette intervistati a invitare a riflettere: bisogna abbandonare l’economia di sussistenza dell’ultimo decennio e l’assistenzialismo, puntare sul 5G e sulla sostenibilità, ridurre l’impressionante numero di leggi e norme e allontanare ogni tentazione di uscita dall’euro. (a.m.)

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