La Nuova Sardegna

Il capitalismo senza regole È così che hanno origine le crisi sanitarie e ambientali

di Antonietta Mazzette
Il capitalismo senza regole È così che hanno origine le crisi sanitarie e ambientali

Dall’economia alla sociologia all’urbanistica i dati della ricerca delineano un quadro ormai chiaro: le politiche neo liberiste generano disastri planetari

25 ottobre 2020
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Pubblichiamo un brano dall’introduzione di Antonietta Mazzette al libro “Il ruolo della cultura nel governo del territorio” (Franco Angeli).

* * *di Antonietta Mazzette

Rispetto alle emergenze attuali, gestire gli effetti perversi del governo territoriale, così com’è stato praticato, imporrebbe la necessità di revisionare il modo stesso in cui si è proceduto finora ed anche uscire da logiche settoriali, tanto più quando vengono frammentate. (...) Allo stato attuale delle cose, l’esigenza di avere una visione d’insieme dovrebbe costituire il primo passo per superare un modo di intendere (che si è tradotto in pratica) il territorio come un “vuoto” da riempire. In tal senso non mancano gli studi che dimostrano che l’uso che si è fatto del territorio in Italia negli ultimi settant’anni è stato eccessivo e che gli effetti negativi, che ormai le comunità pagano quasi quotidianamente anche in termini di emergenza, sono l’esito di quest’uso. Se questo è il contesto in cui si trova il governo del territorio italiano, appare necessario costruire un meccanismo virtuoso dentro il quale conoscenza scientifica, saperi locali, sistema economico e collettività, grazie alla politica, lavorino insieme con obiettivi comuni, quale quello di superare le attuali condizioni di fragilità territoriale ed entrare in un’ottica di cura e salvaguardia.

REGOLE CHIARE. Naturalmente il governo del territorio non è una questione tecnica bensì politica, per cui la cornice entro cui queste entità dovrebbero muoversi avrebbe bisogno di regole chiare e non derogabili (norme per l’appunto) e di principi-base entro cui amministratori, esperti, studiosi e popolazioni dovrebbero agire. Ma soprattutto appare evidente che prima ancora di porsi il problema di disporre di norme-quadro, comunque necessarie, occorrerebbe riflettere su quali debbano essere i presupposti culturali su cui dovrebbero poggiare tali norme. Le numerose emergenze che da settant’anni a questa parte attraversano l’Italia, ci “raccontano” che i presupposti culturali dovrebbero essere differenti da quelli fin qui applicati, anche perché questi ultimi hanno dimostrato che la ricchezza di un Paese non aumenta con una crescita della ricchezza privata, mentre potrebbe essere più garantita con l'incremento degli standard di vita dell'insieme dei suoi cittadini, quindi seguendo altre logiche. Il quesito è se oggi esistano le condizioni necessarie per mettere in crisi una costruzione teorica, come quella neoliberista, che non è stata indebolita neppure dalle numerose emergenze dimostrandosi invece straordinariamente tenace. (…)

CITTÀ E HABITAT. Durante l’elaborazione di questo saggio, ho dovuto tener conto dell’emergenza sanitaria per la diffusione del Sars CoV-2, per le implicazioni sociali oltre che per quelle legate alla salute dei cittadini. Ebbene questa si è rivelata anche un’occasione per tentare di costruire un frame interpretativo attraverso il quale tenere insieme questa emergenza con tutte le altre emergenze ambientali e climatiche. Infatti, sembra che siano molti gli elementi comuni, in particolare quelli legati alle profonde trasformazioni di forma e di contenuto degli insediamenti urbani e alla distruzione di vasti habitat naturali. Ma l’emergenza sanitaria in atto sta anche mettendo a nudo gli effetti perversi degli approcci di matrice neoliberista che hanno prevalso, primo fra tutti quello che vede il ruolo dello Stato debole in economia, quando non marginale; ha anche evidenziato quanto fossero inadeguate le idee rigoriste dell’UE, che in questi ultimi decenni hanno esercitato una forte influenza persino su ordinamenti giuridici perfettamente assestati, imponendo norme rigidissime, come nell'ordinamento italiano, che prescrivono il pareggio di bilancio, anche a costo di impegnative modifiche costituzionali. In verità, l’irruzione di un virus che provoca un morbo a vocazione pandemica con pericolo di morte, sembra aver scosso anche il tranquillo orizzonte di quelle teorie e delle pratiche politiche ad esse collegate, fondate su alcuni capisaldi, i principali dei quali sono costituiti dal potere del mercato e dal postulato per cui lo Stato deve, se non astenersi totalmente, almeno limitare fortemente i propri in Tutto ciò, come ben s'intende, in netta contrapposizione con le teorie macroeconomiche di John Maynard Keynes.

RUOLO DELLO STATO. La crisi determinata dal Sars CoV-2 sta contraddicendo tali capisaldi, perché praticamente tutti gli operatori coinvolti non trovano altra alternativa alla richiesta di intervento da parte dello Stato per garantire alle imprese la necessaria liquidità nell'immediato. Infatti, lo Stato è chiamato sia a distribuire provvidenze a fondo perduto, sia a garantire prestiti presso le banche, sia a stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro, mediante la realizzazione di opere pubbliche. Insomma, di fronte all’emergenza sanitaria che ha paralizzato le attività produttive, anche il più acceso sostenitore degli approcci culturali di matrice neoliberista tende a trasformarsi in un neokeynesiano. Tale circostanza appare come un riconoscimento, consapevole o solo interessato, del ruolo dello Stato rispetto al sistema economico e lascia aperta la possibilità che l’emergenza in corso contribuisca a far maturare l’idea che politiche improntate al neoliberismo non siano affatto in grado di garantire la stabilità dei sistemi socioeconomici. Se ciò vale per la pandemia da Covid 19, bisogna tener conto del fatto che potrebbe non essere la sola, così come le pandemie non sono le sole minacce globali che incombono sui cittadini e sulle diverse formazioni economiche e sociali. È sufficiente pensare ai cambiamenti climatici in atto per intendere che se essi trovassero l’umanità impreparata, com’è avvenuto per la presente pandemia, si profilerebbe un disastro di dimensioni incomparabili. Forse, va delineandosi una fase di rottura rispetto alla storia recente, quando si comprenderà che l’obiettivo delle formazioni economiche della società non è favorire gli interessi di un numero ristretto di gruppi sociali e il dilatarsi delle disuguaglianze, ma curare la crescita dei livelli di vita di ogni cittadino da cui sono composte.



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