La Nuova Sardegna

Trent’anni senza Ugo Tognazzi

Trent’anni senza Ugo Tognazzi

L’anniversario della morte di uno grandi interpreti della commedia all’italiana

26 ottobre 2020
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ROMA . Nella notte del 27 ottobre di trent’anni fa, sorpreso nel sonno da un’emorragia cerebrale, se ne andava a soli sessantotto anni Ugo Tognazzi, indimenticabile «colonnello» della commedia all'italiana.

Tognazzi nasce a Cremona il 23 marzo del 1922. Il primo ruolo sullo schermo glielo affida Mario Mattoli ne «I cadetti di Guascogna» del 1950 a fianco di Walter Chiari . La svolta della sua carriera arriva nel 1962 con «La marcia su Roma» di Dino Risi. Da quel momento è un’ascesa costante, non c’è autore di qualità che non lo cerchi. Nascono così capolavori come «La donna scimmia», «L’udienza», «La grande abbuffata». Per Monicelli darà vita invece alla saga di «Amici miei » con l’irresistibile maschera del Conte Mascetti. Con Risi e Scola stringerà un sodalizio profondo che frutta grandi successi come «Straziami ma di baci saziami» o «La terrazza». Un vitalismo insaziabile, che si traduce nella capacità di rischiare ogni volta, spinge Tognazzi ad evitare gli schemi e le «parrocchie» del cinema italiano: incrocia Elio Petri («La proprietà non è più un furto») e Bernardo Bertolucci («La tragedia di un uomo ridicolo» con cui vince la Palma d’oro a Cannes nel 1981); sostiene gli esordi di Pupi Avati («La mazurca del barone...») e si traveste da gay per Edouard Molinaro ne «Il vizietto» che sul finire degli anni Settanta lo rilancia in tutto il mondo.

Continua a tenere un ritmo di lavoro infernale ma dalla metà degli anni Ottanta torna sempre più di frequente al teatro, passa molto tempo a Parigi, si fa sorprendere dalla malattia più infida e crudele: la depressione. Ormai a poco servono i grandi raduni tra la casa di Velletri e quella di Torvajanica dove col pretesto di un torneo di tennis tra amici e colleghi si passa il tempo in pantagrueliche tavolate. Pur con intorno l’affetto dei figli avuti da ben tre matrimoni e la dolcezza dell'ultima moglie Franca Bettoja, il grande attore si isola sempre più spesso, si lancia in una serie televisiva che non porterà a termine, «Una famiglia in giallo». Lascerà in sospeso anche il progetto di una nuova regia, percorso cominciato dietro la macchina da presa già negli anni Sessanta («Il mantenuto») e che gli aveva portato buon consenso critico con titoli come «Il fischio al naso», «Cattivi pensieri», «I viaggiatori della sera».

Tognazzi fa parte di quel manipolo di «mattatori» che hanno fatto grande il cinema italiano mettendo in mostra tutti i difetti, le viltà, le fragilità dell'uomo contemporaneo. Ma rispetto agli altri (Sordi ad esempio) il cremonese Ugo ha saputo regalarci una maschera mai definibile, mai stereotipata, sempre amorevole. (g.gos.)

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