La Nuova Sardegna

Addio all’archeologa che ha restaurato i Giganti

di Antonello Sechi
Addio all’archeologa che ha restaurato i Giganti

Si è spenta a 73 anni, fondamentale il suo contributo al recupero delle statue di Mont’e Prama

31 ottobre 2020
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SASSARI. «Se le statue di Mont’e Prama sono state restaurate lo si deve anche e soprattutto a lei, Antonietta Boninu. Ma l’archeologia sarda e i sardi in genere le devono molto anche per tanti altri motivi». Dal profilo social della Soprintendenza archeologica di Sassari e Nuoro all’ex rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino, all’archeologo Rubens D’Oriano, al personale della Soprintendenza, ai tanti amministratori comunali che l’hanno avuta come interlocutrice nella realizzazione di scavi archeologici, nell’apertura di musei o nell’allestimento di mostre: commozione, rimpianto, ringraziamenti. Sono i sentimenti nei confronti di una donna forte e determinata, a volte burbera ma che un attimo dopo si trasformava in una persona di grande simpatia che sapeva farsi amare e rispettare allo stesso tempo.

Antonietta Boninu se n’è andata ieri a 73 anni su un letto dell’ospedale di Sassari. Si era ammalata in primavera – il Covid non c’entra – ed è rimasta lucida fino all’ultimo istante. Originaria di Foresta Burgos, laurea a Cagliari, specialista dell’età romana con riguardo particolare per le vicende della Sardegna in quell’epoca, ha legato per sempre il suo nome all’archeologia del nord Sardegna. Archeologa della Soprintendenza sassarese dal 1975 al 2012, è stata per molti anni responsabile della colonia romana di Turris Libisonis, l'odierna Porto Torres, e a lei si devono importanti lavori su reperti e monumenti di quella città, dalla creazione dell'Antiquarium alla sistemazione dei siti aperti al pubblico, a cominciare dal Parco archeologico delle terme centrali, al ritrovamento dello spettacolare mosaico di Orfeo o a quello delle statue di Ercole e di un imperatore. Antonietta Boninu ha lavorato anche in altri territori del nord Sardegna, curando tra gli altri il restauro e la sistemazione del nuraghe Santu Antine di Torralba. «È stata – ricorda D’Oriano – ideatrice, direttrice e anima del Centro di Restauro di beni archeologici di Li Punti. Alla sua caparbietà si deve il restauro e la ricomposizione delle statue di Mont'e Prama». «Progettava con lungimiranza e riusciva a coinvolgere tutti per raggiungere gli obbiettivi che si era prefissata: lavorare per la tutela del patrimonio archeologico e fare in modo che diventasse motore di sviluppo per la comunità» scrive sui social la Soprintendenza archeologica.

Attilio Mastino ricorda Antonietta Boninu, «antica compagna di studi e di mille progetti comuni, indimenticabile amica e generosa studiosa della Sardegna», citando le parole della stessa archeologa: «La Sardegna, le sue amministrazioni non hanno saputo rispondere, né sanno rispondere oggi, all'eccezionalità del tesoro artistico ereditato. Manca la consapevolezza generale di questa ricchezza diffusa in tutta l'isola e ci priva anche di una risorsa economica». E ancora: «Ci si scontra con una realtà deprimente: perché la Sardegna - grande parco archeologico - non ha saputo creare occasioni scientifiche ed economiche adeguate, direttamente proporzionali al valore che questi monumenti hanno. Anche per questo la disoccupazione intellettuale cresce». Autrice e curatrice di studi specialistici, Antonietta Boninu era molto impegnata anche nella divulgazione con mostre, conferenze e testi, anche per l’università della terza età e il Fai. La sua è una grande perdita.

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