La Nuova Sardegna

«La droga e la mia insaziabile necessità di vivere l’eccesso»

«La droga e la mia insaziabile necessità di vivere l’eccesso»

«Quando ho deciso di lasciarmi alle spalle la mia insaziabile necessità di vivere l’eccesso, i miei errori, la droga, San Patrignano con tutto quello che di buono e di cattivo ha rappresentato, ho...

03 gennaio 2021
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«Quando ho deciso di lasciarmi alle spalle la mia insaziabile necessità di vivere l’eccesso, i miei errori, la droga, San Patrignano con tutto quello che di buono e di cattivo ha rappresentato, ho dovuto tirare fuori tutto, raccontando la storia di Angelo, dietro al quale c’è molto di chi sono stato io prima di diventare faticosamente una persona come le altre». Così commenta Walter Delogu, autore de “Il braccio destro” (Mursia, 236 pagine, 17,00 euro) scritto a quattro mani con l’avvocato penalista e blogger del Fatto Quotidiano Davide Grassi. «Con Angelo – aggiunge Delogu – ho rivissuto sul confine invisibile che separa la vita dalla morte, il bene dal male, incuranti di perdere l’equilibrio e cadere. Come lui mi sono chiesto se puoi fare del bene facendo anche molto male. Ora quella parte della mia vita è sepolta per sempre, ma è comunque parte di me e mi ha reso l’uomo che sono oggi. Dedico questo mio romanzo alla mia famiglia e a mia figlia Andrea, la mia voglia di vivere. È Andrea che prima di me nella comunità La Collina ha scoperto il potere taumaturgico della scrittura e ha iniziato a raccontarsi e raccontarmi».

Davide Grassi aggiunge: «Mentre scrivevamo il libro, accompagnando Angelo e Walter sui sentieri della comunità, mi sono spesso domandato quali altre strade al di fuori di essa avrebbero potuto percorrere. Quali alternative offriva loro la società che criticava, giudicava e restava a guardare. Era l’epoca dell’eroina che inondava le piazze e per i giovani era molto facile perdersi. Nonostante tutto, non c’era alcuna pronta risposta da parte delle istituzioni. Ancora oggi, se torno con la mente a quegli anni, mi chiedo dove fosse lo Stato per non accorgersi che i suoi figli morivano per le strade dopo essersi iniettati quel veleno».



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