La Nuova Sardegna

«La libertà personale, un valore non derogabile»

di Marcello Fois
«La libertà personale, un valore non derogabile»

Marcello Fois: «Attenzione, perché anche il senso di onnipotenza può essere una droga pericolosa»

10 gennaio 2021
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Ho visto la serie tv “Sanpa”. Ho capito fino a che punto il nostro sistema paese abbia difficoltà a definire una linea condivisa intorno all’argomento dei diritti umani. Sarebbe a dire intorno alla possibilità di derogarli anche per forza maggiore. Lo spirito delle leggi, sulla linea dei principii fondamentali, è, o dovrebbe essere, un sentimento piuttosto anelastico. Un collo d’imbuto attraverso il quale si dovrebbe poter passare per avere accesso alla tutela. Dovrebbe cioè valere il principio che tutto ciò che ci piacerebbe lasco e derogabile in termini di legalità sarà, eventualmente, applicato anche a noi o a chi ci sta vicino.

“Sanpa” pone un problema di principio che vale la pena di esaltare: quanto male si può concedere per “fare il bene”? Un problema pre-legale se mi si consente. Un problema che si affaccia quando le istituzioni vacillano. Quando cioè ci si trova di fronte a strutture che si prendono la responsabilità sociale di ripianare le falle, di mettere un cuneo per evitare pendenze. La comunità di San Patrignano è stata una pezza, l’espressione di qualcosa che non si è fatta, o non si è voluta fare, a livello istituzionale. Vincenzo Muccioli è stato, per troppo tempo, una sorta di proconsole nello staterello autonomo di San Patrignano. Un territorio dove parevano derogabili le leggi a cui tutti siamo sottoposti, che ci piaccia o meno. E questo è il punto principale della discussione. Erano derogabili? Potevamo chiudere gli occhi di fronte a un sistema che prevedeva incatenamento e coercizione fisica? Si può curare una dipendenza fisica con una dipendenza ambientale? Molte domande, ma una sola risposta: no. Sarebbe come dire che in nome di un’istruzione diffusa si può derogare intorno all’intangibilità fisica degli studenti. Certo per alcuni genitori un ceffone ben dato fa miracoli, ma, per la maggior parte, la figura dell’insegnante patriarca, tonante e punitore è oggi impensabile. L’intangibilità del corpo fisico è sancita da qualunque civiltà evoluta, solo i regimi totalitari prevedono deroghe. Nelle società evolute puoi convincere, mettere a disposizione sistemi, fornire cure, discutere metodi, ma non coercire. Al momento non è incatenabile nessun negazionista per esempio. Giusto? Sbagliato? Parliamone. Ma consideriamo che qualunque decisione assumiamo in proposito poi verrà applicata, eventualmente, anche contro di noi. Decidere, e dibattere, in fase contingente, spinti dalla pressione della congiuntura, peggiora le cose anziché sistemarle.

Il problema della tossicodipendenza che oggi ci pare distantissimo da noi in futuro potrebbe riguardarci direttamente, o riguardare una persona che ci è cara, e allora magari ci piacerebbe una legislazione meno lasca e una condotta meno arbitraria. Dunque, fatto salvo l’apporto consistente di una struttura come la comunità di San Patrignano, è lecito chiedere che sia ineccepibile sul piano della legalità. Chi chiede un’impunità per meriti sul campo, chi chiede “mano libera”, poi subirà quell’impunità e quella mano libera.

Ultimo, e non secondario, punto della questione San Patrignano è che si possa accettare l’assenza di un atteggiamento critico nei confronti di un reato senza alcun dubbio gravissimo, come il delitto di Roberto Maranzano, che pure si è consumato in quella struttura, rubricato come un fatto interno fra il kapò della sezione macelleria e un sottoposto ribelle. Chi si prende la responsabilità di incarnare un sistema come ha fatto vincenzo Muccioli non può dichiararsi generatore dei benefici e, contemporaneamente, estraneo ai malefici che quel sistema determina. Si può subire la dipendenza anche di droghe come l’Ego e l’onnipotenza.

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