La Nuova Sardegna

Francesco Cossiga tra silenzi e fragore

di Mario Segni
Francesco Cossiga tra silenzi e fragore

L’introduzione di Mario Segni a “Tre minuti e trentuno secondi” di Giampiero Guadagni sul presidente picconatore

18 gennaio 2021
4 MINUTI DI LETTURA





Pubblichiamo un estratto dell’’introduzione di Mario Segni al libro di Giampiero Guadagni “Tre minuti e trentuno secondi. Francesco Cossiga: i silenzi e il fragore” appena pubblicato da Marcianum Press

* * *di Mario Segni

Sono infondate le critiche dei nostalgici della Prima Repubblica a Cossiga, ai referendum elettorali e a Mani Pulite a proposito del crollo dei partiti tradizionali e del vuoto politico che si creò. La crisi del sistema, con la perdita di rappresentatività dei partiti e la loro crescente incapacità di governo, era già profondissima. Noi ci limitammo a stilare il certificato di morte di soggetti che avevano totalmente smarrito la loro funzione. D’altra parte la caduta del Muro di Berlino faceva venir meno l’architrave su cui si reggeva il sistema fondato sulla Dc: la garanzia di rimanere nell’ambito dei valori e delle libertà del mondo occidentale, di fronte al pericolo portato dal Partito comunista. Non c’era più il pericolo e i garanti perdevano la loro funzione.

Il vero limite alla “azione picconatrice” fu di non avere accompagnato alla critica serrata una altrettanto nitida ed efficace proposta di azione politica di tipo diverso e di riforma: di essersi limitato a delegittimare la vecchia strada senza tracciare la nuova. Fatta eccezione per la idea della Assemblea Costituente, idea bellissima e rimasta purtroppo irrealizzata, non vi fu una strategia di Cossiga per il dopo Prima Repubblica. Non gli era facile farlo da Capo dello Stato, carica che mette comunque, anche a un personaggio ribelle come il Cossiga di quegli anni, confini di azione ristretti. Ma a limitarlo era oggettivamente l’ambiguità della sua posizione politica. Anche nel periodo di attacco più serrato contro le vecchie istituzioni Cossiga mantenne uno stretto legame con Bettino Craxi.

Vi era in questo legame anche un elemento umano che gli fa onore. Ma è difficile negare che Craxi, vittima certo di una campagna denigratoria oltre ogni limite, fosse comunque un pezzo forte, se non addirittura l’asse portante, di quel sistema di cui Cossiga perseguiva l’abbattimento.

Considerazioni simili possono essere fatte per l’ultimo periodo di attività politica. Da semplice senatore a vita, sprovvisto quindi di ogni strumento di potere, fu protagonista di battaglie che incisero profondamente sulla vicenda politica nazionale. Ricordo volentieri quella sulla Assemblea Costituente, anche per il significato che assumeva nella opinione pubblica in quel momento. Era con noi Gianfranco Fini col suo partito. Il punto decisivo era la posizione di Silvio Berlusconi; e poiché il Parlamento doveva scegliere tra questa e una delle tante inutili Commissioni bicamerali che sorsero (in quel momento si trattava di quella di D’Alema) la posizione di Berlusconi era determinante. Alla fine la pressione di D’Alema si rivelò più forte della nostra e Berlusconi si schierò per la Bicamerale. Devo dare atto a Cossiga di avere combattuto per molti mesi non solo con determinazione, ma, cosa per lui rara, con grande costanza. Nonostante questo perdemmo. Peccato! L’Assemblea Costituente, in quel momento sorretta da un grande entusiasmo, avrebbe potuto scrivere una bella pagina di storia.

Ho lasciata per ultima un’annotazione che riguarda gli anni precedenti, e precisamente i due Governi presieduti da Cossiga. Se ne parla poco, anche perché si tratta di Governi di breve durata (un anno tra tutti e due), nati nella fase in cui la crisi del sistema rendeva sempre più fragili gli Esecutivi e debole l’azione di Governo. I due governi Cossiga non si sottraggono a questo corso. Ma c’è una decisione di estrema importanza che essi prendono. Una sola, ma determinante nella storia italiana ed europea: l’installazione degli euromissili, in risposta alla dislocazione avvenuta poco prima dei missili sovietici che spostavano l’equilibrio militare in Europa.

L’importanza è grande perché l’intera strategia europea è legata alla decisione dell’Italia. Il rafforzamento Nato dovuto ai nuovi missili è l’avvio della prova di forza con l’Urss che si concluderà alcuni anni più tardi con il crollo del Muro di Berlino.

Sarà vero, come dice lo stesso Cossiga, che la moderazione del Partito comunista facilitò molto la decisione. Ma fondamentale fu il comportamento del Governo, chiaro e risoluto. Posso testimoniare della determinazione di Cossiga nel portare a termine l’operazione e della sua piena consapevolezza che questa era l’unica cosa importante che il Governo dovesse fare. È questa sua calma determinazione che gli valse la stima dei leaders europei, in particolare di Margaret Thatcher. Cossiga fu uno dei politici più compresi dei valori e dei principi della cultura occidentale, un appassionato della sua storia, un difensore delle sue regole. È una constatazione che ci dice quanto avrebbe potuto incidere Francesco sul corso delle vicende italiane, se la sua multiforme cultura e la sua straordinaria intelligenza fossero state ancorate a percorsi più stabili e più lineari.



In Primo Piano

Video

Sassari, il sindaco Nanni Campus: «Il 25 aprile è stato strumentalizzato, anche io ho ceduto sbagliando clamorosamente»

L’intervista

L’antifascismo delle donne, la docente di Storia Valeria Deplano: «In 70mila contro l’oppressione»

di Massimo Sechi
Le nostre iniziative