La Nuova Sardegna

Ovadia: «Sanremo sì, palcoscenici e cinema no? Un’assurdità»

Ovadia: «Sanremo sì, palcoscenici e cinema no? Un’assurdità»

SASSARI. Moni Ovadia affronta su Globalist la questione Sanremo. Il regista e attore dice che è inspiegabile che cinema e teatri siano chiusi e per il festival invece si stia pensando al pubblico:...

25 gennaio 2021
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SASSARI. Moni Ovadia affronta su Globalist la questione Sanremo. Il regista e attore dice che è inspiegabile che cinema e teatri siano chiusi e per il festival invece si stia pensando al pubblico: «Per Sanremo il discorso della sanità non conta niente? Sanremo è più importante della cultura? Se non si capisce quale è il valore prioritario della cultura e si favoriscono le kermesse mediatiche, vuol dire che questo Paese sarà sempre un Paese miserabile, non crescerà mai. Se Sanremo diventa la priorità del Paese si vede che il Paese è perduto».

«Se tu non dai una ragione concreta sul perché chiudi luoghi (i teatri, le sale cinematografiche) che sono sicuri dal punto di vista sanitario, si vede che tagliare con l'accetta ti fa più comodo – aggiunge Ovadia –. In Italia cultura e istruzione dovrebbero essere, insieme a protezione sociale e sanità, i primi quattro punti dell’agenda politica. Tutta la cultura è considerata il fanalino di coda del paese invece è quella crea l’identità della comunità nazionale».

«Gli addetti allo spettacolo dal vivo sono 500mila – spiega Ovadia – e con le loro famiglie sono più di due milioni di persone e anche loro devono vivere. Tutti pensano che ci sono solo gli attori famosi ma non è così. Bisogna considerare la cultura per quello che è: un bene primario, il pane della salute sociale e della salute di una comunità nazionale. «Da cittadini dobbiamo chiedere il perché veniamo trattati così – prosegue Ovadia – Se dici “Sanremo sì e teatri e cinema no”, tutti quelli che vivono di teatro e di cinema sono dissennati. Sanremo è molto più pericoloso, ci sarà la gente che si assembrerà, ci saranno i vari cantanti e tutto il carrozzone mediatico, mentre i teatri sono luoghi disciplinati e sicuri. Tutto questo è assurdo e le ragioni sono davvero molto poco nobili».

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