La Nuova Sardegna

1900. Quella “caccia grossa” raccontata da Giulio Bechi

17 febbraio 2021
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Nel 1899 – come racconterà l’anno dopo Giulio Bechi nel suo libro “Caccia grossa” – il governo Pelloux organizzò una spedizione militare contro i banditi del Nuorese. L’ispiratore dell’operazione fu il prefetto di Sassari marchese Giovanni Nepomuceno Cassis, 46 anni, padovano, al quale il libro è dedicato. La tattica è di fare il vuoto intorno ai latitanti, tagliando loro tutte le vie di comunicazione con le famiglie, gli amici e i favoreggiatori. L'applicazione più rigorosa di questo concetto è il blitz d'una notte di maggio, fra il 14 e il 15, che Bechi chiamerà “la notte di San Bartolomeo”; il riferimento è a un'altra caccia grossa, quella degli ugonotti francesi, il 24 agosto del 1572. A notte fonda carabinieri, agenti, soldati bussano alle porte delle case dei latitanti. A Nuoro la prima ad essere presa di mira è quella dei temutissimi fratelli Serra Sanna, dove viene arrestata la loro sorella, “La regina”, e con lei il vecchio padre. Intere famiglie a Nuoro e in altre decine di paesi che vengono portate via. «A Bitti 33, a Lula 27, a Dorgali 40; e sono sindaci, segretari, parroci, consiglieri, il fior fiore del manutengolismo e della camorra... quattrocentocinquanta». I trattenuti in stato d'arresto furono, all'inizio, circa 600: alla sezione d'accusa ne furono portati 332, dei quali 145 imputati di associazione a delinquere e 177 – quasi tutti loro familiari – di favoreggiamento. Il sostituto procuratore generale del Re chiese il proscioglimento di 125 dei 145 “banditi” e di 114 dei 177 “favoreggiatori” per insufficienza di prove.

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