La Nuova Sardegna

il regista 

Salvatore Mereu: «Era cosa d’altri tempi, il rischio ora sta nel web»

SASSARI. Il regista Salvatore Mereu – ultimo film “Assandira”da poco in home video – è colpito dalla notizia della fine della censura cinematografica: «non ne sapevo niente – dice – e non mi pare che...

06 aprile 2021
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SASSARI. Il regista Salvatore Mereu – ultimo film “Assandira”da poco in home video – è colpito dalla notizia della fine della censura cinematografica: «non ne sapevo niente – dice – e non mi pare che ci fossero della ragioni di particolare urgenza riferite a film in programmazione. Il rapporto con la censura può creare dei contrattempi certo. Anche “Assandira”, che doveva sfruttare l’ottima accoglienza al festival di Venezia, rischiava di venire distribuito in ritardo in attesa del visto – racconta il regista di Dorgali –. L’altro rischio è quello della programmazione televisiva, un divieto sotto i 14 anni potrebbe essere un problema per uscire in prima serata. Questo è un aspetto delicato che viene normato dai contratti, non ci si può allontanare dalla sceneggiatura concordata. Personalmente ho un’esperienza limitata, ma per “Bellas Mariposas” avevo un po’ di timore per il linguaggio, ma quel tipo di cinema in prima serata è raro che ci vada.

Per me la censura è la mano del proiezionista davanti alle scene reputate scorrette dal prete nel cinema parrocchiale della mia infanzia. Ma c’erano anche sale a portata di mano dove questo non accadeva. Forse un mondo di altri tempi. Potrei citare De Mita quando si oppose alla censura su “Il caso Moro” il film di Ferrara “gli faremo solo pubblicità” disse il leader Dc. Cosa che è accaduta con “Ultimo tango a Parigi”».

Però esistono delle situazioni oggettive, come la tutela dei minori. «Ancora adesso quando c’è una scena di sesso in tv e accanto a me c’è mia figlia mi sento a disagio, è la nostra educazione. Forse un aspetto che ha forgiato il nostro cinema – conclude Mereu –. Però sono convinto che per i più piccoli il grande pericolo arrivi dalla rete, esistono solo i filtri genitoriali, per il resto possono essere esposti a qualsiasi cosa». (red. c.)

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