La Nuova Sardegna

L’allegra invasione che arricchiva la città

di Stefano Ambu
L’allegra invasione che arricchiva la città

Restano le cerimonie sacre, ma l’emergenza sottrae a Cagliari il grande spettacolo di folla con introiti per milioni di euro

01 maggio 2021
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Il sacro resta, il profano sarà il grande assente del Sant’Efisio ancora in versione senza folla. Dagli ambulanti che vendono i palloncini ai ristoratori, nessuno incasserà un centesimo. Qualcuno riuscirà a battere qualche scontrino, ma solo chi fa asporto. E con i soliti clienti. Non con le migliaia di persone che ogni Primo maggio facevano la fila – e quasi anche la guerra – per un panino e un posto a tavola. Un tempo l’abbinamento era mattina da Sant’Efisio e pomeriggio alla Fiera campionaria. Nel secondo anno Covid del terzo millennio lo scenario sará questo: strade deserte in via Roma e nel Largo. Mentre alla Fiera ora si fanno i vaccini.

«L’annullamento dei festeggiamenti per Sant’Efisio era prevedibile in un periodo in cui la pandemia fa parte ancora della nostra quotidianità - commenta Giuseppe Scura direttore Confcommercio sud Sardegna -. Si tratta di una grande perdita dal punto di vista spirituale, ma anche economico. Sarà anche la festa del lavoro. Un lavoro che oggi non c’è, del quale molti si devono privare, così come gli introiti economici che portava la sagra di Sant’Efisio anche con l’arrivo delle navi da crociera». Un'invasione che portava a Cagliari turisti (sempre di più negli ultimi anni) e soldi.

Sino a tre edizioni fa si prendeva come riferimento una pubblicazione di Crenos Territorio (“L'impatto degli eventi a valenza turistica. tre casi a confronto”, a cura di Giuseppe Melis, Patrizia Modica e Manuela Pulina) per capire quanti soldi arrivavano a Cagliari grazie al martire. Ora lo studio serve a capire quanto perde il capoluogo senza il suo Sant’Efisio, senza le decine di migliaia di persone che affollavano il centro.

La spesa media giornaliera - questi i calcoli di cinque anni fa - in albergo per persona era stata calcolata in 55,7 euro, 44,6 in B&b e 45 in agriturismo. Con gli stranieri che arrivavano anche a 64 euro in hotel. E poi per il resto altri 55 euro che uscivano da portafogli o carte di credito. Con la spesa maggiore , 24,1 euro, destinata a cibi e bevande. Totale: spesa media di 110 euro al giorno. Al di là dello studio degli esperti si potrebbero azzardare ulteriori “moltiplicazioni”. Calcolando che i posti letto nella città metropolitana sono circa 20mila e, ipotizzando il pienone, la perdita - per una giornata completa - sarebbe di oltre due milioni. Senza contare poi il giro d’affari legato a chi non dorme in città. Insomma Sant’Efisio era anche un business. Che da due anni non c’è più.

Tornando allo studio del 2016, c’era anche la risposta dettagliata alle voci di spesa: i prodotti enogastronomici (9,5 euro), souvenir (5,3) e artigianato (7,7). E poi : 3,3 euro per i musei e le gallerie, 1,5 per guide e libri, 1,1 per attività sportive, 2,6 per trasporti locali. Per ciò che va oltre la sistemazione logistica il primato spetta agli italiani che spendono 60 euro, seguiti da stranieri (54) e sardi (42).

Lo studio raccontava anche la possibilità degli extra: turisti che approfittavano della festa di Sant’Efisio per una permanenza più lunga. La percentuale maggiore era rappresentata da chi soggiornava in città dai 5 giorni in su (45,54%). Poi quattro (18,31%), due (15,02%) e tre (14,08%) giorni.

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