La Nuova Sardegna

“A battaglia finita”, Bitti riparte con l’arte

di Paolo Merlini
“A battaglia finita”, Bitti riparte con l’arte

Una mostra-installazione dei ceramisti di Terrapintada dedicata all’alluvione del 2020 alla galleria MancaSpazio a Nuoro 

29 maggio 2021
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All’Adi, il Museo del Design appena inaugurato a Milano, definito dal ministro Franceschini «un simbolo della ripartenza del Paese», in mostra permanente c’è anche un pezzo di Terrapintada, il trio di designer-artigiani di Bitti (Simonetta Marongiu e i fratelli Giulia e Robert Carzedda) che quest’anno festeggiano 25 anni di attività. Una doppia ripartenza per loro, se non tripla, perché al Covid che ha ingessato per un anno l’attività nel chiuso del laboratorio si sono aggiunte due alluvioni, l’ultima del novembre scorso e quella prima del 2013, che hanno devastato il luogo in cui lavorano – l’antico mulino del paese riadattato – che è anche il loro showroom e se vogliamo un piccolo museo della ricerca sulla ceramica in Sardegna negli ultimi 25 anni, dai primi pezzi agli attuali.

A fine 2020, dopo che il fango che ha devastato il paese è andato a insinuarsi in ogni interstizio del laboratorio, infrangendo gli oggetti più fragili e lordando quelli più strutturati, è nata l’idea di conservare le ceramiche così com’erano, testimonianza tangibile di un momento che sarà difficile cancellare dalla memoria, ma senza farne un oggetto per così dire compassionevole, piuttosto un modo di fermare un momento storico importante quanto drammatico per la vita dei tre ceramisti e del paese in cui, orgogliosamente, continuano a vivere e lavorare. «Abbiamo sempre scartato l’idea di trasferirci – dice Robert Carzedda –, non solo in un’altra città, ma persino nella zona industriale: il nostro lavoro vive qui, grazie al contatto con la comunità».

Il passo successivo ha visto l’incontro con la gallerista Chiara Manca, ideatrice e anima della galleria MancaSpazio, avamposto ormai solitario a Nuoro dell’arte contemporanea. È nata così una mostra che è anche un’installazione, dove i reperti di 25 anni di attività di Terrapintada sono diventati una sorta di ready made dell’alluvione. Lo ha capito il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini, che firma il testo introduttivo del catalogo della mostra in corso sino a questa sera, sabato 29 maggio, in via della Pietà. «Se la forza della natura si impone sull’arte – scrive – è poi compito dell’arte stessa inglobarne gli effetti, a volte anche devastanti come è successo a Bitti con l’alluvione del 28 novembre 2020, e renderli strumento di memoria e allo stesso tempo di ripartenza, luogo di riflessione e di presa di coraggio di un’intera comunità».

Il titolo evocativo scelto dalla curatrice Chiara Manca è “A battaglia finita”, ispirato a un verso di “Dolcenera” di Fabrizio De Andrè; il risultato è un’installazione in un luogo ristretto (MancaSpazio non è nome scelto a caso). Su un letto di frammenti di corteccia bruciacchiati, simbolo dei detriti che hanno invaso il paese, poggia una ventina di ceramiche, ancora sporche di fango. A fare maggiormente le spese dell’alluvione è stato infatti l’archivio di Terrapintada, il risultato di anni di produzioni originali o in tandem con progettisti (Alessio Tasca, Gianfranco Pintus, Antonello Cuccu).

L’altro segno concreto di ripartenza è una residenza nel laboratorio di Bitti che si svolge proprio in questi giorni. Promossa dalla Triennale di Milano in collaborazione con le fondazioni di Sardegna e Cologni di Milano, vede ospiti due designer che operano a Treviso, Daniele Bortotto e Giorgia Zanellato. Dal loro incontro con il genius loci di quest’angolo di Barbagia nascerà una nuova collezione che sarà esposta alla fondazione Giorgio Cini di Venezia.

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