La Nuova Sardegna

L’itinerario 

Un rifugio sul mare, a Bosa il fascino della villa Salmon

Un rifugio sul mare, a Bosa il fascino della villa Salmon

Quando sul fronte carsico iniziava la Grande Guerra, qui alla foce di Bosa, dove il fiume Temo diventa mare, si costruiva villa Salmon, una delle case più ricche di fascino dell’isola, di proprietà...

26 giugno 2021
4 MINUTI DI LETTURA





Quando sul fronte carsico iniziava la Grande Guerra, qui alla foce di Bosa, dove il fiume Temo diventa mare, si costruiva villa Salmon, una delle case più ricche di fascino dell’isola, di proprietà della famiglia della studiosa e psichiatra Nereide Rudas, che ci trascorreva le sue vacanze nelle pigre giornate estive. Il progettista della villa aveva seguito le precise indicazioni di Gustavo Salmon, nobile e imprenditore che alla fine dell’Ottocento si stabilì a Macomer. La casa, in pietra e cemento armato, edificata maestosa sul promontorio, abbina robustezza a senso estetico grazie alle decorazioni in trachite rosa tipiche di Bosa. I lavori iniziarono nel 1915 circa e terminarono nel 1922 e da allora è stata abitata regolarmente dalle generazioni successive.

Lo stile

Gli arredi provengono sia dalla Toscana che dalla famiglia inglese Piercy (costruttori della strada ferrata Cagliari-Chilivani -Olbia- Portotorres), molto legata ai Salmon. Oggi la villa è ancora ricca di fascino. Charme che proviene dagli arredi con molti mobili stile liberty, dalla presenza dei caminetti in diverse stanze, dai mobili intarsiati, dai fini stucchi, dalle ceramiche cromatiche e dai pavimenti in cotto e marmo. Nereide Rudas, (docente ordinario di Psichiatria e a lungo direttrice della Clinica Psichiatrica dell’università di Cagliari) donna straordinaria e all’avanguardia non c’è più da qualche anno ma la sua presenza si avverte nella dimora: foto, quadri, ritratti, pubblicazioni la ricordano ovunque non solo in quella che era la sua stanza affacciata sul golfo. Morta il 19 gennaio del 2017, la sua personalità manca davvero. Sconfinato l’elenco delle sue pubblicazioni scientifiche molte delle quali partorite nella residenza estiva di famiglia.

Luogo per meditare

Un luogo dove forza e calma si alternano come le stagioni della vita. Quel che rimane è la bellezza di un luogo senza tempo. Il Comune di Bosa fece appena in tempo a darle la cittadinanza onoraria, poi dopo poche settimana la studiosa morì. Chi ci aiuta a tracciare una linea dove i ricordi si confondono e si mischiano alla storia non solo familiare è Pietro Marongiu, decente di Criminolgia all’Università di Cagliari e unico figlio della Rudas. In questi mesi ha curato un attento restauro della facciata di villa Salmon, che dopo tanti anni conserva intatto tutto l’antico blasone. «Mio nonno amava il mare e la pesca. Con un gozzo carlofortino dotato del primo motore marino giunto a Bosa, un Bolinder a testa calda (svedese) prendeva il mare spingendosi fino a Maldiventre», racconta il docente. Nereide Rudas sino alla fine dei suoi giorni ha sempre trascorso a Bosa almeno un paio di mesi all’anno.

Mare e studio

Andava al mare piuttosto presto e a fine mattina si chiudeva a scrivere e studiare. Molti dei suoi lavori hanno preso forma qui con la salsedine che si respira come un’essenza preziosa. Villa Salmon è uno spazio che appare concepito per contemplare la natura, ma anche per leggere studiare, scrivere e naturalmente riposarsi. Un luogo che ha un’energia tipica delle sferzate del maestrale, così come l’aveva chi l’ha abitata. La dimora era anche una sorta di cenacolo, un laboratorio di idee che si animava quando gli amici di Nereide arrivavano da ogni dove e bastava un calice di malvasia per stimolare il confronto su grandi temi del dibattito politico e culturale dell’epoca.

Caccia e pesca

Pietro Marongiu non ha ereditato la forte passione per la caccia e per la pesca di suo bisnonno Gustavo Salmon. «Non è un mistero – dice – che venne in Sardegna attirato dalla enorme ricchezza della fauna selvatica. Ho accompagnato i miei familiari nelle lunghe peregrinazioni a piedi e a cavallo sull’altopiano solitario di Campeda. Ricordo con nostalgia i grandi preparativi per la battuta, la frenesia dei cani, la preparazione dei fucili. Giunto all’età della ragione però mi sono reso conto che la mia carriera venatoria non prometteva bene, avendo capito che della caccia mi piaceva tutto tranne uccidere la selvaggina. Ho quindi rinunciato e di quel mondo oggi mi resta solamente il ricordo e l’interesse per le armi da fuoco e il tiro al bersaglio». Parole pronunciate in piedi affacciato al balcone da cui si intravede l’Isola rossa. Dietro di lui nel soggiorno un lenzuolo bianco ha scoperto i tasti dell’ottocentesco pianoforte tedesco Berlin. Basta chiudere gli occhi e sembra di sentire anche la musica che si mischia alla melodia del mare. Superba colonna sonora di un’epopea e di tante storie sicuramente da approfondire.



In Primo Piano
Il dossier

Intimidazioni agli amministratori: nell’isola casi aumentati del 20 per cento

di Andrea Massidda
Le nostre iniziative