La Nuova Sardegna

I MAESTRI SARDI DEL GIALLO 

Morte misteriosa tra le tombe

Morte misteriosa tra le tombe

Per l’ottava uscita della collana “Maestri sardi del giallo” è in edicola con La Nuova Sardegna “L’errore” del cagliaritano Gianni Marilotti, a 7,50 euro più il prezzo del quotidiano. «Oh Dio la...

19 luglio 2021
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Per l’ottava uscita della collana “Maestri sardi del giallo” è in edicola con La Nuova Sardegna “L’errore” del cagliaritano Gianni Marilotti, a 7,50 euro più il prezzo del quotidiano.

«Oh Dio la morte, la morte, la morte…»: riesce a dire solo questo l’anziana signora che sta chiedendo a gran voce aiuto all’interno del vecchio cimitero di Cagliari. Chi le va incontro, il guardiano, il giardiniere, il fioraio e la moglie di quest’ultimo, pensa che la donna possa essersi suggestionata da sé, e non ci sarebbe in fondo da sorprendersi troppo con un hobby stravagante come il suo. Al gruppo capeggiato dal guardiano, la morte si materializza però in tutta la sua spietata concretezza: in un declivio, «a ridosso di un imponente blocco marmoreo, raffigurante un sarcofago, un letto di morte e un bambino che solleva il sudario sotto il quale gli si svela il volto della madre appena defunta», ecco comparire il corpo di una giovane donna.

Di dubbi ce ne sono pochi, anche a un esame sommario: è stata uccisa. L’ispettore capo della Squadra Omicidi Alessandro Manno e il sostituto procuratore Vincenzo Vischio, i due protagonisti principali del romanzo, scoprono di lì a breve che si tratta della ventenne Liliana Zulla, ragazza un tempo irreprensibile ma che da qualche mese ha lasciato la scuola e cominciato a frequentare dei brutti giri. Brutti giri di cui fa parte tale Filippo Mò: proprio l’uomo che il guardiano, il fioraio e sua moglie affermano di aver visto aggirarsi nei dintorni del cimitero.

Ci sono diversi altri elementi a fare di Mò il sospettato perfetto: messo in congedo dal Provveditorato agli Studi in cui era impiegato a causa dei suoi disturbi mentali, in passato si è reso responsabile di due gravi episodi. «Una volta», racconta Vischio a Manno, «aveva assalito, prima verbalmente poi passando a vie di fatto, due ragazzini che imbrattavano i muri con la vernice. Il verbale della polizia descrive l’episodio come molto violento. Uno dei due ragazzi è finito all’ospedale e ha avuto bisogno di quindici giorni di cure. Il secondo episodio, che poi aveva portato al ricovero coatto, è ancora più grave e inspiegabile. Il Mò, in veste di giustiziere, ha aggredito un uomo che usciva dall’ufficio di un’impresa di costruzioni, quella che ha ideato il progetto di un parco e di nuovi insediamenti edilizi proprio sopra la nostra necropoli. La querelle di cui i giornali si sono occupati a lungo».

Una persona precipitata nella follia e non più capace di controllarsi? Un balordo finito ai margini della società? Il quadro è ben più complicato di così, perché Mò, affascinante quasi quarantenne dall’ottima cultura, può sì risultare pericoloso, ma comunque «segue una sua logica. Una volta sembra voler difendere il decoro urbano, l’altra farsi interprete dei sentimenti cittadini a tutela del patrimonio storico e culturale». Un secondo delitto, chiaramente legato al primo, porta però l’attenzione degli inquirenti verso altre figure. Come l’ambiguo psichiatra Baneduro, che ha in cura Mò e che sembra fin troppo attento ai movimenti del suo paziente; o l’usuraio Zatrillo, che ha prestato dei soldi al padre della povera Liliana e ha preteso da lui il peggiore degli interessi; o ancora il viscido Lampis, bidello nell’istituto che frequentava la ragazza, non di rado colto a insidiare le studentesse.

Che l’assassino sia uno di loro, o uno degli sbandati amici di Mò? Pubblicato da Il Maestrale nel 2013, dopo che Marilotti aveva vinto il Premio Calvino nel 2003 e aveva poi esordito, sempre per la casa editrice nuorese, con “La quattordicesima commensale” nel 2004, “L’errore” è un romanzo in cui, alla trama investigativa, se ne aggiunge una che indaga lo stato di una città, Cagliari, che pare aver perso irrimediabilmente l’anima. Una città che ha sempre conosciuto forme di delinquenza, certo, ma che fino alla fine degli anni Settanta ha conservato una sua purezza, smarrita poi nell’inferno dell’eroina, dell’Aids e di una criminalità senza più scrupoli né limiti.

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