Giulia Bevilacqua: «Attrice per vocazione porto i miei figli sul set»
Alessandro Pirina
L'attrice al Filming Italy parla di cinema, televisione, Distretto di polizia e del ruolo di mamma
25 luglio 2021
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In questi giorni è tra le ospiti del Filming Italy ma lei in Sardegna gioca in casa. La nonna che non ha mai conosciuto era di Cagliari, faceva Marras di cognome e in famiglia tutti le dicono che lei ha preso i suoi colori. Per Giulia Bevilacqua ogni volta che torna nell’isola è «una carezza al cuore. Quando ero piccola ho trascorso tante vacanze a Villasimius, ho girato le coste ma anche le zone interne. Venire qua è sempre una grande gioia».
Ora si trova in Sardegna per il Filming: che ha importanza ha un festival in questo momento?
«È un grande segnale di speranza. Un messaggio importante non solo per noi che facciamo questo mestiere - e che fortunatamente siamo già tornati al lavoro - ma soprattutto per gli spettatori, per le persone che in questo anno e mezzo hanno dovuto rinunciare al cinema, al teatro. Ed è ancora più bello che questo festival porti film e serie tv nelle località estive, dove la gente può finalmente fare le vacanze per tanto tempo negate».
Il Filming celebra cinema e tv: gli steccati sono definitivamente caduti?
«Il divario si sta sempre più assottigliando. Tra l’altro in questo periodo storico la tv è stata l’unico mezzo che abbiamo avuto per poter continuare a vedere spettacoli, film. Certo, la sala è unica, perché permette di sognare, di vivere il cinema senza distrazioni che ti portano lontano dal film. Ma anche tanti registi, attori e sceneggiatori che prima bistrattavano la tv oggi fanno la fanno. Perché a fare la differenza è la qualità».
Quando ha capito che sarebbe diventata un’attrice?
«La mia è una passione. O forse una vocazione. Io sono così da quando sono nata. Quando ero piccolissima facevo già spettacoli, mi straniavo dalla realtà. Dicevo barzellette, mi mascheravo con i vestiti di mia madre, recitavo poesie con i miei amici costretti a farmi da spalla e mia madre a riprendermi con la telecamera»
Il grande successo arriva con “Distretto di polizia”, una serie campione di critica e incassi.
«Era una fiction meravigliosa, girata in pellicola. Stavamo sul set 9 mesi all’anno. Tantissimo lavoro che adesso non sarebbe pensabile. Era una famiglia di professionisti che facevano questo lavoro con grande dedizione. E soprattutto aveva un successo pazzesco, con un pubblico di tutti i tipi. Io avevo già fatto una fiction, ma “Distretto” è stata la mia prima vera esperienza. Quando il produttore Pietro Valsecchi mi volle non potevo crederci. Eravamo già alla quinta stagione e sapevo il grande successo che aveva. Trovarmi sul set con Giorgio Tirabassi, Ricky Memhpis, Claudia Pandolfi, Simone Corrente, tutti attori straordinari. E poi la troupe, una squadra da cui ho imparato tantissimo. È stata una grandissima scuola a cui sarò sempre grata».
Attrice e mamma: è difficile riuscire a conciliare i due ruoli?
«È difficile come in tutte le professioni. Il mondo del lavoro non è ancora ben pensato per i genitori in generale. Ma è ovvio che in questa società per le donne sia ancora più faticoso. Lo abbiamo visto anche durante il lockdown, quando sono state le mamme a doversi sacrificare perché i figli non andavano a scuola».
Lei come si organizza?
«Quando sono sul set ho ritmi serratissimi, spesso si inizia alle 6 del mattino. Nell’ultimo anno ho girato due serie in Puglia - “Più forti del destino” a ottobre su Canale 5 e il sequel di “Cops” per Sky - e il terzo episodio di “Ritorno al crimine” di Massimiliano Bruno. Sono stata fuori tanti mesi e mi sono portata i figli dietro: li mandavo all’asilo, ho preso una tata. È stata molto dura, ma il sacrificio è stato ben ripagato».
Ora si trova in Sardegna per il Filming: che ha importanza ha un festival in questo momento?
«È un grande segnale di speranza. Un messaggio importante non solo per noi che facciamo questo mestiere - e che fortunatamente siamo già tornati al lavoro - ma soprattutto per gli spettatori, per le persone che in questo anno e mezzo hanno dovuto rinunciare al cinema, al teatro. Ed è ancora più bello che questo festival porti film e serie tv nelle località estive, dove la gente può finalmente fare le vacanze per tanto tempo negate».
Il Filming celebra cinema e tv: gli steccati sono definitivamente caduti?
«Il divario si sta sempre più assottigliando. Tra l’altro in questo periodo storico la tv è stata l’unico mezzo che abbiamo avuto per poter continuare a vedere spettacoli, film. Certo, la sala è unica, perché permette di sognare, di vivere il cinema senza distrazioni che ti portano lontano dal film. Ma anche tanti registi, attori e sceneggiatori che prima bistrattavano la tv oggi fanno la fanno. Perché a fare la differenza è la qualità».
Quando ha capito che sarebbe diventata un’attrice?
«La mia è una passione. O forse una vocazione. Io sono così da quando sono nata. Quando ero piccolissima facevo già spettacoli, mi straniavo dalla realtà. Dicevo barzellette, mi mascheravo con i vestiti di mia madre, recitavo poesie con i miei amici costretti a farmi da spalla e mia madre a riprendermi con la telecamera»
Il grande successo arriva con “Distretto di polizia”, una serie campione di critica e incassi.
«Era una fiction meravigliosa, girata in pellicola. Stavamo sul set 9 mesi all’anno. Tantissimo lavoro che adesso non sarebbe pensabile. Era una famiglia di professionisti che facevano questo lavoro con grande dedizione. E soprattutto aveva un successo pazzesco, con un pubblico di tutti i tipi. Io avevo già fatto una fiction, ma “Distretto” è stata la mia prima vera esperienza. Quando il produttore Pietro Valsecchi mi volle non potevo crederci. Eravamo già alla quinta stagione e sapevo il grande successo che aveva. Trovarmi sul set con Giorgio Tirabassi, Ricky Memhpis, Claudia Pandolfi, Simone Corrente, tutti attori straordinari. E poi la troupe, una squadra da cui ho imparato tantissimo. È stata una grandissima scuola a cui sarò sempre grata».
Attrice e mamma: è difficile riuscire a conciliare i due ruoli?
«È difficile come in tutte le professioni. Il mondo del lavoro non è ancora ben pensato per i genitori in generale. Ma è ovvio che in questa società per le donne sia ancora più faticoso. Lo abbiamo visto anche durante il lockdown, quando sono state le mamme a doversi sacrificare perché i figli non andavano a scuola».
Lei come si organizza?
«Quando sono sul set ho ritmi serratissimi, spesso si inizia alle 6 del mattino. Nell’ultimo anno ho girato due serie in Puglia - “Più forti del destino” a ottobre su Canale 5 e il sequel di “Cops” per Sky - e il terzo episodio di “Ritorno al crimine” di Massimiliano Bruno. Sono stata fuori tanti mesi e mi sono portata i figli dietro: li mandavo all’asilo, ho preso una tata. È stata molto dura, ma il sacrificio è stato ben ripagato».