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Con Dylan Dog trentacinque anni tutti da brivido

Con Dylan Dog trentacinque anni tutti da brivido

Quando esordiva nelle edicole veniva presentato come un personaggio intorno ai 35 anni. Ora si può dire che quell’età l’ha raggiunta davvero, dopo centinaia di avventure capaci di appassionare i...

26 settembre 2021
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Quando esordiva nelle edicole veniva presentato come un personaggio intorno ai 35 anni. Ora si può dire che quell’età l’ha raggiunta davvero, dopo centinaia di avventure capaci di appassionare i lettori a partire dal primo numero uscito il 26 settembre del 1986. Dylan Dog, nato allora dalla penna di Tiziano Sclavi, rappresenta un caso straordinario all’interno della storia del fumetto italiano, un fenomeno editoriale e culturale. Il più autoriale dei personaggi popolari, amato anche da intellettuali come Umberto Eco, sui quali la casa editrice Bonelli ha costruito le sue fortune.

Un antieroe dal grande fascino. Per il suo essere ironico, disincantato, romantico, misterioso, problematico, colto. Un uomo con le sue complessità che si muove tra paure e incubi, realtà e dimensione soprannaturale. Nella sua lunga storia hanno avuto un ruolo importante anche alcuni autori sardi. Dei 420 albi mensili della serie regolare pubblicati sino a oggi, quasi un quinto portano la firma di sceneggiatori isolani che collaborano con Sergio Bonelli Editore. Tantissimi quelli scritti da Pasquale Ruju, molti anche quelli ideati da Michele Medda, da solo e insieme a Bepi Vigna e Antonio Serra, e da Bruno Enna.

OMAGGIO A ROMERO

Il passo incerto, la mano gelida e un’insaziabile fame di carne viva. I morti escono dalla tomba. Ne sa qualcosa Sybil Browning, sfuggita per un pelo alle fauci del marito defunto. L’unico che può aiutarla è un bizzarro detective che suona il clarinetto e coltiva una passione per mostri e misteri: il suo nome è Dog, Dylan Dog. È questa la sinossi del primo numero del fumetto uscito 35 anni fa: “L’alba dei morti viventi”. Un dichiarato omaggio al maestro dell’horror George A. Romero, il papà degli zombi al cinema.

LA BANDA DEI SARDI

Così i lettori conoscono l’indagatore dell’incubo, mostrato in copertina con il suo look che diventerà iconico: camicia rossa, giacca nera, jeans. Le fattezze ispirate a quelle dell’attore britannico Rupert Everett secondo le stesse indicazioni date dall’autore Tiziano Sclavi al disegnatore Claudio Villa al quale va così dato il merito di aver creato graficamente il personaggio. Accompagnato, sin da quel primo numero, dal fedele assistente Groucho che ha le sembianze del più famoso dei Fratelli Marx.

Il primo albo a firma sarda arriva nel febbraio del 1989, il numero ventinove della serie: “Quando la città dorme” il titolo dell’episodio scritto da Antonio Serra, Michele Medda e Bepi Vigna. Il trio, noto come la Banda dei Sardi, che da lì a poco avrebbe creato Nathan Never, la serie di fantascienza destinata a diventare un’altra colonna della Bonelli. In questa loro prima storia sull’indagatore dell’incubo è evidente il richiamo alla saga cinematografica di “Nightmare”, con un al centro una strana entità uccide delle persone mediante i loro sogni. D’altronde il cinema è spesso fonte d’ispirazione e citazione per i fumettisti e nel caso dei tre autori sardi lo è anche negli altri due numeri di Dylan Dog che firmeranno in squadra: “La scogliera degli spettri”, con richiamo al film “Che fine ha fatto Baby Jane?”, e “Horror Paradise”, dove la trama si si sviluppa sull’uccisione di alcuni produttori da parte dei personaggi dell’orrore di un regista chiamato Alfred Hotchkiss (allusione evidente a Hitchcock). In seguito soltanto Medda lavorerà più volte sulla testata, per una quindicina di albi: da “La prigione di carta” del marzo 1996, il primo scritto da solo, a “Benvenuti a Wickedford”, pubblicato nel dicembre 2014.

IL RECORD DI RUJU

Se Medda può vantare un numero importante di storie di Dylan Dog, la produzione di Pasquale Ruju riguardante lo stesso personaggio bonelliano risulta davvero impressionante. Ben cinquanta episodi della serie regolare che in pratica lo pongono al secondo posto, soltanto dietro a Tiziano Sclavi, nella classifica degli albi realizzati per il fumetto sul particolare detective. Il debutto nel 1997 con “Il richiamo della foresta”, l’ultimo uscito nel 2018 con il titolo “Il macellaio e la rosa” quando ormai da un po’ di tempo aveva già diradato l’impegno su Dylan Dog lavorando maggiormente su Tex e altri progetti. È soprattutto tra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila che l’autore nuorese è stato infatti la firma di punta delle storie dell’indagatore dell’incubo, con una continuità di pubblicazioni straordinaria e l’onore di vedersi affidare dalla casa editrice anche numeri che hanno segnato traguardi significativi come il centocinquantesimo e molti anni dopo il trecentesimo.

DA DISNEY A BONELLI

Tra gli autori sardi che si sono cimentati con il più famoso fumetto horror italiano c’è anche il sassarese Bruno Enna, conosciuto soprattutto per il suo lavoro per la Disney. Se su Topolino ha iniziato la sua avventura professionale e ancora oggi continua a scriverci moltissime storie, nella sua carriera può vantare anche una ormai lunga collaborazione con Bonelli. Il debutto sulla serie regolare di Dylan Dog risale al 2007 con “Anima d’acciaio”. Nello stesso anno vengono pubblicate altre sue due storie: “Il guardiano del faro” e “Vite in gioco”. Completano l’elenco dei numeri della serie regolare che hanno visto Bruno Enna impegnato come sceneggiatore gli episodi “Nel segno del dolore” e “Sulla mia pelle”.

VASCO ROSSI

Non sono moltissime, ma non mancano fumettiste che hanno scritto storie di Dylan Dog. Una di queste è Gabriella Contu, nata e residente in Piemonte ma con entrambi i genitori sardi (madre di Orotelli e padre di Desulo). È lei la sceneggiatrice di uno dei tre recenti episodi omaggio alle canzoni di Vasco Rossi, in particolare del numero 419 intitolato “Albachiara” come uno dei brani più celebri e amati del rocker di Zocca. Protagonista del racconto è Alba, una ragazza inseguita dagli sguardi insistenti e invadenti di chi le vuole bene e di chi le vuole male, di chi la idealizza e di chi la detesta, di qualcuno che non sa conoscerla per ciò che è davvero. Nell’episodio Dylan Dog si trova così alle prese con l’incubo soffocante e straniante della vita di questa giovane. Si tratta del terzo lavoro sulla serie di Gabriella Contu, dopo il debutto nell’estate del 2017 con “Il terrore” e “Vendetta in maschera” pubblicato all’inizio di quest’anno.

FUORI SERIE

Ma come d’abitudine per i personaggi Bonelli, Dylan Dog non vive soltanto sulla serie regolare che va avanti mensilmente dal primo numero del 1986. Nel corso degli anni la casa editrice ha pubblicato volumi fuori serie, supplementi, special dove più volte hanno lavorato gli stessi autori sardi già citati. Dal Gigante al Magazine, dal Maxi al Color Fest. Tra le iniziative recenti degli albi fuori serie da ricordare il Dylan Dog / Batman, crossover tra Bonelli e Dc Comics con storie di Roberto Recchioni che da diversi anni è il curatore editoriale della testata. Raccontando la storia dell’indagatore dell’incubo non si può fare a meno poi di ricordare la sua vita anche fuori dalle pagine del fumetto. Dylan Dog è infatti diventato nel 2010 anche un film americano, una reinterpretazione poca riuscita e criticata. Da ricordare poi, sempre a livello cinematografico come l’attore Rupert Everett che ha ispirato fisicamente il personaggio creato da Tiziano Sclavi sia stato poi protagonista del film “Dellamorte Dellamore” diretto da Michele Soavi nel ruolo di Francesco Dellamorte, personaggio ideato sempre da Sclavi per il romanzo omonimo e antesignano diDylan Dog.

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