La Nuova Sardegna

Tra boschi di castagni, aquile e cavalli selvaggi

di Domenico Ruiu
Tra boschi di castagni, aquile e cavalli selvaggi

La gente e la natura delle montagne nel quarto volume di “Sardegna viva” da oggi con La Nuova

01 ottobre 2021
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Zulemma è una giovane aquila reale nata in una voliera in Cecoslovacchia da genitori illustri; la madre infatti primeggia nei campionati di caccia al lupo riservati ai falconieri dell’Europa orientale. A farla arrivare in Sardegna è stato un giovane di Gavoi, il primo falconiere barbaricino. Alla loro storia, insolita quanto affascinante, è dedicato un capitolo del quarto volume della collana della Nuova Sardegna “Sardegna viva”, in edicola da oggi al prezzo di 8.50 euro oltre il costo del quotidiano. I capitoli introduttivi sulla geologia, sulla biodiversità delle foreste e sui funghi sono stati curati dal geologo Francesco Murgia, dal microbiologo Antonio Farris, dal botanico Emmanuele Farris e dal micologo Renato Brotzu.

I testi sono arricchiti da precise schede di approfondimento sui SIC (Siti di Interesse Comunitario) e i Monumenti naturali presenti nel territorio. Nel racconto che conduce il lettore alla visita delle domus de su nie e delle untulgeras dei monti di Aritzo, vengono descritti gli antichi mestieri che hanno determinato lo stretto rapporto tra “L’uomo e la montagna” e il forte legame tra le attività umane e questi luoghi. Tale rapporto traspare in maniera evidente nella scheda dedicata al castagno, albero simbolo della montagna. Nel passato, per la sua importanza nella tradizione contadina e pastorale delle genti montanare, il castagno veniva chiamato “l’albero del pane”. “Foreste d’autore” rimanda alle lussureggianti foreste descritte dai viaggiatori dell’Ottocento, proponendo sensazioni e scorci di località fortunate, che hanno subito solo parzialmente il taglio radicale dei boschi. In questo capitolo, una scheda è dedicata alle “Sinfonie d’autunno”, inno all’emozionante spettacolo della montagna che alla fine dell’autunno si tinge, appunto, delle struggenti tonalità delle foglie che, prima di cadere, intonano un delicato concerto di colori che celebra insieme la vita e la morte.

Il capitolo sui cavalli selvatici del Gennargentu segue a ritroso il percorso dei cavalli dei castagneris e dei niargios che, da antichi animali da trasporto, ora vivono allo stato selvatico e in totale libertà sulle montagne della Barbagia; qui è inserita una scheda che racconta di quando, dal 1986 al 1999, ad Aritzo veniva organizzato il Rodeo nazionale del cavallo allo stato brado; il regolamento della gara prevedeva regole rigidissime, studiate per garantire al massimo la sicurezza dei cavalli, che dovevano essere montati a pelo e senza l’uso della cosiddetta “maniglietta”.

La foto di intenso impatto emotivo delle croci del Monte Spada che si stagliano sulla luna piena, introduce il capitolo “Montagne tra sacro e profano”, dove si evidenzia il contraddittorio rapporto dell’uomo con le divinità, storicamente in bilico tra religione e paganesimo; l’argomento è anche occasione per raccontare credenze e leggende popolari che hanno umanizzato isolate rupi o maestosi torrioni di pietra.

Apposite schede sul Redentore e la Madonna di Gonare raccontano l’origine dei due importanti siti di fede.

Giorgio Soddu, architetto oranese con la passione della scalata, propone una interiore visione della montagna e raffronta con sensibilità e occhi incantati il paesaggio delle rocce delle Serre barbaricine, teatro della sua intensa e interiorizzata passione sportiva, all’armonia compositiva del karesansui, il giardino secco giapponese, dove l’azione umana dispone gli elementi di pietra in modo tale da ricreare un nuovo ordine naturale. Antonio Murgia e Giovanni Paulis raccontano, ciascuno secondo la propria percezione, i paesaggi e l’ambiente dei monti del Barigadu, “inondati” dal verde dei boschi continui, e del Monte Arci, la montagna dell’ossidiana il mitico “oro nero” preistorico

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